La flotta del Cremlino non ha ancora sviluppato difese efficaci contro le imbarcazioni ucraine senza pilota. Grazie alle vittorie sul mare, gli ucraini mantengono aperte le rotte fondamentali per la loro economia
Le forze armate ucraine sostengono di aver ottenuto un nuovo successo sul Mar Nero, con l’affondamento di una grossa nave da sbarco della marina russa. Secondo analisti e militari, si tratta dell’ennesima conferma della supremazia navale che gli ucraini hanno ottenuto sulla parte occidentale del Mar Nero, divenuta ormai una no-go area per la flotta russa.
L’ultima vittima è stata la nave da sbarco Cesar Kunikov, colpita la mattina di mercoledì 14 da una serie di droni navali ucraini nei pressi della penisola di Crimea occupata dalla Russia. L’intelligence militare di Kiev ha diffuso una serie di filmati che mostrano l’attacco e almeno una delle esplosioni causate dai droni. Per il momento, il ministero della Difesa russo non ha commentato l’attacco.
I successi ottenuti da Kiev nella guerra sul mare sono tanto più sorprendenti se si considera che l’Ucraina è al momento priva di una vera e propria marina militare. «Non abbiamo classiche grandi navi da guerra, ma abbiamo rimediato con l’improvvisazione. Ad esempio utilizzando numerosi veicoli senza pilota contro cui i russi non hanno trovato ancora una risposta», dice Mykola Bielieskov, analista militare della fondazione Come back alive, la principale organizzazione non governativa ucraina che raccoglie donazioni per l’esercito.
Bielieskov spiega che le navi russe non sono particolarmente sofisticate in fatto di armamenti per l’autodifesa e sensori. I droni marini ucraini sono piccole imbarcazioni senza pilota e cariche di esplosivi. Sono rapide e difficili da individuare e per questo riscono spesso ad avvicinarsi alle navi russe e colpirle non appena lasciano la protezione delle basi navali. «In genere i droni non attaccano mai da soli, ma in sciami composti anche da sei sette imbarcazioni: troppo numerosi per le difese delle navi russe».
Dopo il fallimento della controffensiva di terra lanciata la scorsa estate, il Mar Nero è l’unico settore del conflitto in cui gli Ucraini sono riusciti a ottenere importanti vittorie. Secondo gli ucraini, circa il 20 per cento dell’intera flotta russa del Mar Nero è stata danneggiata o affondata. Immagini satellitari diffuse alla fine dell’anno scorso mostrano che la gran parte della flotta è stata trasferita dalle sue basi in Crimea ai porti sulla sponda orientale del Mar Nero, nel tentativo di metterla al riparo dagli attacchi ucraini.
La prima importante vittoria ottenuta sul mare è arrivata per Kiev poche settimane dopo l’inizio della guerra, nell’aprile 2022, quando due missili antinave hanno affondato l’incrociatore Moskwa, ammiraglia della flotta russa. Da allora i successi si sono succeduti regolarmente, segnando una lunga serie di “prime volte” nella storia della guerra sul mare: dalla prima nave danneggiata da un drone marino al primo sottomarino distrutto da un missile lanciato da terra.
In una guerra che si decide principalmente sulla terraferma, i successi ottenuti sul mare non rappresentano una componente essenziale per determinare chi uscirà vincitore dal conflitto.
Ma allo stesso tempo, non sono soltanto vittorie simboliche e morali, sostiene Bieliskov. Gli attacchi ucraini hanno impedito alla flotta russa di mettere in atto un blocco navale dei porti ucraini. Di conseguenze, le esportazioni ucraine dai porti sul Mar Nero hanno quasi raggiunto il livello pre-invasione. E non si tratta solo di spedire il grano ucraino, ma anche di ricevere le importazioni necessarie all’economia del paese. «Se non fosse per queste rotte rimaste aperte, ora dovremmo chiedere all’occidente ancora più fondi».
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