- Zelensky ha rimosso il capo dell’Sbu Bakanov e la procuratrice generale Venediktova, accusati di errori e mancanze gravi
- Due generali dell’Sbu e oltre seicento sono sotto processo per alto tradimento, il governo ha creato una lista di collaborazionisti
- L’uccisione del banchierenegoziatore Kireev resta avvolta nel mistero, con versioni contrastanti da Sbu e Gur
Il 17 luglio il presidente ucraino Zelensky ha sospeso il capo dei servizi di sicurezza (Sbu) Ivan Bakanov, citando l’articolo 47 del regolamento di disciplina delle forze armate che sanziona i comportamenti colposi e la mancata diligenza come causa di perdite.
Il parlamento ucraino ha poi confermato la rimozione di Bakanov il 19 luglio, ma l’ex direttore resta sotto indagine interna per accertare le sue responsabilità e mancanze. Vari dirigenti dell’amministrazione presidenziale si sono infatti lamentati della scarsa efficacia dell’agenzia di intelligence che dirigeva dal 2019.
Cambio ai vertici di Sbu e procura
Bakanov è un amico d’infanzia del presidente ed ex socio in affari ai tempi della televisione. Pur in assenza di una competenza specifica sui temi dello spionaggio, la scelta di Zelensky era ricaduta su un amico intimo di cui si fidava ciecamente, con l’obiettivo di eradicare la corruzione e i traditori dall’agenzia, con una riforma scritta nel 2020 per renderla più efficiente.
L’Sbu è infatti un colosso che si occupa di controspionaggio e raccolta informazioni, ma ha anche funzioni di polizia per i reati gravi di crimine organizzato e terrorismo.
Con quasi trentamila dipendenti nel paese, ha dieci volte più personale della Dgsi francese, che svolge compiti analoghi di intelligence e polizia giudiziaria.
Si tratta dell’erede del Kgb ucraino e dipende direttamente dal presidente Zelensky che ne nomina il direttore. È strutturato in venticinque dipartimenti centrali e in quelli regionali per ciascun oblast, oltre al potente centro antiterrorismo e agli spetsnaz del gruppo Alpha, incaricati di operazioni speciali paramilitari.
Insieme a Bakanov, Zelensky ha anche rimosso la procuratrice Venediktova, che aveva iniziato a indagare sulle migliaia di crimini di guerra commessi dai russi, sostituita provvisoriamente da Oleksiy Symonenko, un ex dirigente dell’Sbu.
Venediktova ha dichiarato che commenterà la decisione a tempo debito. Le attiviste anticorruzione Olena Halushka e Olena Tregub, tuttavia, accusano Symonenko di aver insabbiato nel 2020 un caso di corruzione a carico di Oleg Tatarov, vicecapo di gabinetto di Zelensky, trasferendo l’indagine dall’ufficio anticorruzione Nabu ai servizi Sbu. Symonenko avrebbe poi partecipato alla festa di compleanno di Tatarov, come denunciano le due attiviste ucraine.
Bakanov è invece stato rimpiazzato ad interim dal suo vice, il generale di brigata Vasyl Malyuk, un veterano già a capo del dipartimento anticorruzione e criminalità organizzata dell’Sbu, ma non è chiaro se Zelensky voglia affidargli la guida permanente dell’istituzione.
Con riferimento alla rimozione di Bakanov e Venediktova, il 17 luglio Zelensky ha dichiarato che le specifiche azioni ed omissioni di ogni funzionario saranno valutate. Il presidente ucraino ha riferito di almeno 651 indagini penali per tradimento e collaborazionismo a carico di dipendenti delle agenzie statali di sicurezza e della procura. In particolare, oltre 60 dipendenti di Sbu e della procura nei territori occupati sono accusati di collaborazionismo.
Il 19 luglio Zelensky ha anche rimosso uno dei vicedirettori dell’Sbu, Volodymyr Horbenko, e i capi dell’agenzia negli oblast di Sumy, Poltava, Transcarpazia, Dnipropetrovsk, Zhytomyr e Kharkiv. Ventotto agenti sono stati licenziati per errori gravi durante l’invasione.
Proprio a Kharkiv l’Sbu aveva ottenuto risultati significativi con l’arresto di circa quattrocento sospetti collaborazionisti e sabotatori filorussi.
La legge ucraina prevede fino a quindici anni di carcere per coloro che collaborano con le forze russe o le sostengono anche con semplici post online. Chi invece con le sue azioni, come invio di coordinate per i bombardamenti o segnalando obiettivi, causa la morte di persone è punito con l’ergastolo.
Il Consiglio di sicurezza nazionale ha creato un “registro dei collaborazionisti”, ma attivisti del Centro per le Libertà Civili avvertono del rischio di errori e scarso controllo sui poteri dell’Sbu.
La legge marziale di un paese aggredito selvaggiamente ha portato agli estremi la legislazione antiterrorismo, che permette di mantenere agli arresti un sospetto sabotatore fino a trenta giorni senza una convalida giudiziaria e senza informare gli avvocati della custodia cautelare.
Caccia ai traditori nell’Sbu
Già il 31 marzo scorso, comunque, con un video notturno davanti al palazzo presidenziale, Zelensky aveva annunciato la perdita del grado per i generali Serhiy Kryvoruchko e Andriy Naumov, accusati di tradimento a favore della Russia. Kryvoruchko era il capo dell’Sbu a Kherson e ordinò ai suoi uomini di abbandonare la città contravvenendo agli ordini di Kiev, il capoluogo venne poi occupato dai russi.
Il capo del consiglio regionale di Kherson, Oleksandr Samoilenko, sospetta che il comandante della sezione antiterrorismo locale dell’Sbu, il colonnello Ihor Sadokhin, abbia informato gli invasori sulla posizione delle mine poste per ostacolare l’avanzata dalla Crimea.
L’occupazione di Kherson è stata infatti insolitamente rapida e Sadokhin è accusato di aver guidato gli aerei russi per bombardare gli obiettivi. Inoltre, l’Sbu avrebbe dovuto far saltare il ponte Antonovskiy per impedire ai russi di passare il fiume Dnipro ed entrare in città, ma così non è stato.
Secondo una versione a causa di cecchini, ma c’è chi pensa ad un’omissione voluta. Sadokhin è fuggito verso ovest con un convoglio di uomini dell’Sbu, ma è stato arrestato a marzo come il suo superiore Kryvoruchko.
Anche il generale di brigata Naumov, capo del dipartimento di sicurezza interna dell’Sbu, è fuggito all’estero alla vigilia dell’invasione.
Si tratta di uno smacco che ha provocato grande imbarazzo per l’agenzia, perché Naumov era stato nominato da Bakanov. Il funzionario è stato arrestato il 7 giugno mentre entrava in Serbia dalla Nord Macedonia e trovato in possesso di quasi un milione di euro oltre ad alcuni smeraldi.
Kiev ha chiesto la sua estradizione per processarlo, ma non è detto che il governo di Belgrado acconsenta, dato che mantiene un rapporto privilegiato con Mosca. Naumov potrebbe cercare di ottenere protezione dalla Serbia in cambio di molte informazioni classificate che interessano alla Russia.
D’altra parte, il ministro dell’Interno serbo, il nazionalista Aleksandar Vulin, è stato fotografato durante un’esercitazione mentre indossa un elmetto con la lettera Z ed è a favore di un’alleanza slavo-ortodossa con il regime di Putin.
La corruzione viene da lontano
Tutti questi tradimenti sono costati il posto a Bakanov, che non è stato in grado di vigilare per scovare le talpe e i corrotti nei posti chiave. Si tratta di un problema di lunga data che affligge i servizi ucraini.
Già il 22 febbraio 2014, dopo le proteste di Euromaidan, il presidente corrotto Janukovych fuggì a Mosca seguito da molti dei vertici dell’Sbu a lui fedeli, all’epoca legati a doppio filo all’Fsb russo. Anche il comandante degli spetsnaz Alpha a Donetsk divenne un capo militare dei separatisti.
Il 24 febbraio il nuovo direttore dell’agenzia dichiarò che centinaia di documenti erano stati distrutti o rubati dagli archivi prima della fuga.
Nel 2016, rappresentanti dell’Unione Europea e della Nato aveva proposto una riforma dell’Sbu per allinearlo agli standard occidentali, con la cessione della competenza su corruzione e polizia giudiziaria ad altri organi, per concentrarsi solo sulla raccolta informazioni, controspionaggio e antiterrorismo, ma l’idea non è andata in porto.
Sino al 2018 la corruzione nell’agenzia era un grave problema, con dirigenti che si arricchivano con mazzette e intimidazioni, compravano auto di lusso e ville milionarie. Il direttorato K, incaricato di combattere la corruzione e il crimine organizzato, era invece dedito ad affari illeciti per alcuni oligarchi. I metodi mafiosi di questi agenti, soprannominati “maski show” per le irruzioni mascherate di passamontagna, avevano scoraggiato investimenti privati in Ucraina.
I successi dei servizi ucraini
La presidenza di Zelensky e la direzione di Bakanov hanno effettivamente messo un freno alla corruzione e cercato di ripulire il servizio di sicurezza. Negli ultimi anni l’Sbu ha anche conseguito risultati importanti su vari fronti.
Nel 2018 fu diffusa la notizia dell’uccisione a Kiev del giornalista russo Arkady Babchenko, critico del regime di Putin, ma il giorno dopo apparve in una conferenza stampa con i vertici dell’Sbu e della procura. Secondo i servizi, si era trattato di uno stratagemma per smascherare e arrestare una cellula di sicari russi effettivamente mandati a ucciderlo in Ucraina.
L’operazione fu criticata dal mondo del giornalismo e della società civile per le implicazioni etiche di diffondere false informazioni. Nel 2019 un’operazione congiunta con Cia e servizi georgiani portò invece alla cattura vicino a Kiev di Al-Bara Shishani, nome di guerra del terrorista dell’Isis Cezar Tokhosashvili, fuggito in Ucraina dopo la caduta del califfato in Siria.
Un funzionario dell’agenzia europea Frontex mi ha riferito che l’antiterrorismo occidentale sia a conoscenza di numerosi jihadisti centroasiatici che si sono stabiliti da tempo in Ucraina, usando il russo come lingua franca per mimetizzarsi. L’Sbu ha il compito di trovarli in collaborazione con i partner internazionali, soprattutto se cercano di infiltrarsi nell’Unione Europea.
Sino ad ora, l’intelligence militare ucraina (Gur) non è stata toccata dalle purghe e si è rivelata meno permeabile alle infiltrazioni russe. Dal 2020 il Gur è guidato da Kyrylo Budanov, un esperto di spionaggio che a soli 36 anni è divenuto generale di divisione e capo di un’istituzione che risponde direttamente al ministro della Difesa Oleksii Reznikov.
In vari casi Sbu e Gur hanno collaborato in operazioni congiunte contro i russi. Ad esempio, nel 2020 hanno creato una finta compagnia di mercenari a Minsk e attirato 33 russi che avevano combattuto nel Donbass con la scusa di reclutarli per una operazione in Africa, dove è presente il gruppo Wagner. Il piano prevedeva di farli volare dalla Bielorussia a Istanbul su un volo privato, che avrebbe simulato un atterraggio d’emergenza in Ucraina, dove l’Sbu li avrebbe arrestati.
Tuttavia, la Bielorussia era alla vigilia delle elezioni in cui il presidente Aleksandar Lukashenko ha vinto con i brogli sulla sfidante Svetlana Tsikhanouskaya e il governo di Minsk mandò le forze speciali ad arrestare i mercenari in hotel, temendo fossero mandati da Mosca per un golpe simile a quello tentato in Montenegro nel 2016.
Si trattò comunque di un parziale successo dell’intelligence ucraina, che smascherò decine di mercenari russi e mise in crisi le relazioni tra il Cremlino e Minsk, almeno fino a quando Lukashenko chiese aiuto a Putin per fermare le proteste e trasformò la Bielorussia in uno stato vassallo di Mosca.
Il giornalista investigativo Christo Grozev del collettivo Bellingcat ha annunciato che gli ucraini responsabili per la trappola in Bielorussia hanno cercato di ripetere l’operazione durante l’invasione, offrendo un salvacondotto e denaro ai piloti russi che avessero defezionato atterrando con i loro caccia in Ucraina.
Questa volta, però, il maggiore Nikita Bukhtatov dell’Fsb russo ha manovrato i piloti fingendo la loro disponibilità a disertare, ma gli ucraini se ne sono accorti e hanno passato ai servizi di Mosca, tramite i piloti, informazioni false sulle difese aeree di Kiev. La storia è stata raccontata dal canale Rossiya 24 come un successo del controspionaggio russo, ma si è trattato piuttosto di un’operazione per estrarre informazioni al nemico.
Il Gur ha eseguito operazioni dietro le linee nemiche, nei territori occupati e persino in Russia, con il sabotaggio di infrastrutture, ferrovie e depositi di munizioni, ma anche con la liberazione di prigionieri a Kherson.
È responsabile di coordinare le attività dei partigiani nel sud e insieme all’Sbu gestisce il Centro nazionale di resistenza. Inoltre, il Gur attinge dai volontari stranieri della Legione internazionale per una sua unità segreta, in cui molti sono ex membri delle forze speciali con esperienza di combattimento in Asia e Africa.
Oltre ai veterani anglosassoni di Iraq e Afghanistan, spiccano i latinoamericani che hanno servito per anni nelle forze armate degli Emirati Arabi Uniti, con missioni in Yemen contro i ribelli Houthi. L’unità speciale del Gur ha però subito pesanti perdite a Severodonetsk e Kharkiv, a causa di missioni troppo rischiose e della scarsa disciplina di alcuni operatori, mi è stato riferito da un ex membro colombiano.
La morte misteriosa di un banchiere
Un episodio controverso, che probabilmente resterà avvolto nel mistero, ha coinvolto il Gur e l’Sbu. Il banchiere 45enne Denis Kireev aveva preso parte al primo giro di negoziati in Bielorussia il 28 febbraio, come membro della delegazione ucraina.
La notte del 5 marzo è stato ucciso a colpi di pistola nelle strade di Kiev, come testimonia una foto circolata online. Alcuni deputati ucraini hanno scritto che Kireev fosse stato ucciso dall’Sbu durante un tentativo di arresto per alto tradimento, documentato da intercettazioni telefoniche in cui comunicava con i russi.
Tuttavia, alcune ore dopo, il Gur ha pubblicato un post su Facebook affermando che Kireev fosse un agente dell’intelligence militare incaricato di una missione segreta, morto eroicamente insieme a due giovani operativi, Alexey Ivanovich e Valeriy Chibineev, le cui foto accompagnano quella del banchiere.
Non è dato sapere quale versione corrisponda alla realtà, forse Kireev era un doppiogiochista o i servizi ucraini hanno preferito parlare di un sacrificio eroico per coprire un arresto maldestro finito tragicamente.
Il Gur e l’Sbu hanno comunque beneficiato di una massiccia collaborazione di intelligence con le agenzie occidentali, che hanno fornito informazioni puntuali e dettagliate sui piani di invasione russi. Non si è trattato solamente di immagini satellitari e intercettazioni elettroniche (Sigint, Elint, Imint), ma anche di intelligence da fonti umane e infiltrati.
Da anni gli ucraini hanno sviluppato una rete di spie e agenti sotto copertura in Russia, alcuni solo per fornire informazioni con accesso ad ambienti militari, altri anche con compiti operativi di sabotaggio, ad esempio gli incendi di fabbriche e magazzini.
Inoltre, vantano talpe e contatti con funzionari dell’Fsb contrari alla guerra, che avrebbero infatti informato Kiev sull’arrivo di commando ceceni incaricati di liquidare Zelensky. Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito di fronte alla Lega Araba che l’obiettivo russo è un regime-change con la rimozione del governo legittimo di Kiev.
La penetrazione russa nell’apparato di sicurezza ucraino resta una minaccia critica, in alcuni casi spinta dall’ideologia ma in altri dalla corruzione.
Probabilmente Zelensky rimanderà una riforma complessiva dell’Sbu alla fine della guerra, ma restano interrogativi sulla condotta dell’intelligence e le scelte del governo che meritano una risposta.
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