Il prolungarsi delle operazioni belliche ha causato l’apertura dei ranghi a un mondo di irregolari. Fra loro anche gli hooligans, che da professionisti ideologizzati della violenza trovano nella guerra vera il loro elemento naturale. Da Parigi alle carceri russe, è una corsa a reclutarli cinicamente
Oltre quella guerra simulata che è il gioco del calcio. Il conflitto russo ucraino mostra caratteristiche inedite e in questo contesto spicca l’intervento di attori esterni alle tradizionali mappe degli attori in campo. Guerrieri per vocazione che non hanno statuto o estrazione militare come è stato il caso delle milizie Wagner, la cui incidenza fino a ieri l’altro era stata talmente forte da finire per sfuggire al controllo dello zar. E nel calderone del conflitto cronicizzato entrano altri professionisti della violenza: gli hooligans, i violenti da stadio messi erroneamente sullo stesso piano degli ultrà.
Che invece sono tutt’altra cosa, per quanto vi siano sovente punti di intersezione fra le due realtà. L’hooliganismo è uno stile identitario radicale, pronto a sposare ogni estremismo (politico, culturale, territoriale, etnico) e declinarlo in forma violenta. Quella violenza viene portata fuori dall’ambito calcistico e messa a disposizione di qualsiasi causa ritenuta ideologicamente affine. Sicché dallo scontro a margine degli stadi e degli appuntamenti calcistici si passa alla violenza bellica pura.
Si tratta di un effetto collaterale dell’interminabile operazione militare speciale voluta da Putin in Ucraina, la guerra che doveva essere lampo e invece si avvicina pericolosamente al suo secondo anno di durata. Questo suo protrarsi determina una condizione in cui l’approvvigionamento di forze scivola sempre più lontano dal perimetro del convenzionale. E il forte impatto che questo confllitto sta avendo sull’opinione pubblica europea fa il resto. Così il teatro bellico si trasforma in una nuova palestra per l’esercizio dell’hooliganismo, persino per una sua legittimazione come strumento di ausilio per la soluzione violenta di un conflitto del quale ancora non s’intravede esito né fine.
La curva del Psg
Nei giorni scorsi un articolo pubblicato dal quotidiano sportivo francese L’Equipe ha messo in evidenza l’apporto che i componenti delle fazioni più violente da stadio stanno dando alle due parti in guerra. Esponenti dell’estremismo calcistico che è anche estremismo politico di destra, distribuiti su entrambi i fronti di guerra. Adesione ideologica o richiamo del soldo mercenario? Dilemma cui non è possibile rispondere, forse nemmeno esistente dato che le due ragioni possono ben andare a braccetto. Di certo il tratto unificante è la simbologia della destra estrema che fa da collante per l’adesione a una delle due cause.
L’esempio che viene riportato dall’Equipe riguarda il gruppo della Jeunesse Boulogne, gruppo radicalmente di destra nell’universo del tifo del Paris Saint Germain. Sorto in conseguenza dello scioglimento dei Boulogne Boys, il gruppo della Jeunesse mobilita l’intero armamentario ideologico fascio-nazista e viene definito dal quotidiano sportivo francese come la sezione sportiva della fazione Zouaves Paris.
Che a sua volta è un gruppo neonazista fondato nel 2018 e sciolto a gennaio 2022 per decreto del ministro dell’Interno, Darmanin, dopo aver provocato gravi incidenti (aggressione ai danni dei componenti dell’associazione Sos Racisme) in occasione di un comizio tenuto dal candidato d’estrema destra alla presidenza della repubblica, Eric Zemmour. Militanti della Jeunesse Boulogne si sarebbero mobilitati per combattere dalla parte ucraina. E se per la gran parte preferiscono mantenere il pubblico riserbo sulla loro partecipazione alle operazioni belliche, almeno uno dei loro militanti fa eccezione.
Si tratta di un soggetto denominato César, già noto alle cronache e reso riconoscibile in una foto che lo immortala mentre posa armato in compagnia di altri quattro soggetti sotto una bandiera nazionale ucraina. I cinque appartengono alla rete d’estrema destra Revanche e sono tutti incappucciati, ma César è riconoscibilissimo a causa dei tatuaggi che ne addobbano il corpo.
Quei tatuaggi sono tutti simboli dell’estrema destra: rune, kolovrat (la svastica slava a otto braccia), la bandiera dei confederati Usa. Sono riscontrabili sul corpo di César nelle foto scattate in altra occasione, durante la finale di Coppa di Francia giocata lo scorso maggio fra Tolosa e Nizza. In quell’occasione i rappresentanti della Jeunesse Boulogne sono andati a dare man forte alla tifoseria tolosana, nella quale si riscontra la presenza di un forte gruppo di estrema destra denominato Camside.
Nella foto scattata quella sera César è ritratto a torso nudo e esibisce il saluto di Kühnen, l’esibizione delle tre dita (pollice, indice e medio) riconosciuta come simbolo nazista. Di lui l’Equipe pubblica anche una foto a volto scoperto, in mimetica e con tanto mi fucile mitragliatore imbracciato. E quando i giornalisti del quotidiano hanno provato a chiedergli se abbia partecipato a operazioni militari in Ucraina, César ha replicato di non poter rispondere per ragioni di riservatezza militare.
I riciclati di Putin
In vista dei mondiali 2018, da ospitare in casa, sono stati trattati come un cancro da estirpare. Ma i tempi cambiano e con una guerra in corso anche gli hooligans tornano utili come attori di una guerra sporchissima. E così lo zar che pretendeva di risolvere l’operazione militare speciale in una guerra lampo si è trovato a riciclare gruppi che aveva fatto mettere al bando e incarcerato quando si trattava di rendere presentabile il paese.
Grazie a questo completo mutamento di indirizzo è nato il battaglione Española, così denominato perché il suo leader è Stanislav Orlov, 41 anni, è soprannominato “lo spagnolo”. Leader degli ultras del Cska Mosca, Orlov è a capo di una milizia reclutata per surrogare le ingenti perdite umane delle forze armate russe. La chiamata è stata immediatemente raccolta dai gruppi dell’estremismo da stadio, che per farsi trovare pronti hanno messo da parte le tradizionali rivalità e costituito un fronte unitario in nome del supremo interesse della patria russa.
Sicché il nucleo del Cska Mosca è stato rafforzato da hooligans di altre squadre della capitale (Lokomotiv, Spartak, Torpedo), da quelli dello Zenit San Pietroburgo e di altre squadre. Si sono uniti anche i temutissimi Orel Butchers, un gruppo legato al piccolo club FK Orel.
Le loro scorribande in occasione degli Europei di Francia 2016, e soprattutto gli scontri con i tifosi inglesi le cui cruente immagini hanno fatto il giro del web, hanno contribuito a elevare la loro fama internazionale ma soprattutto a far scattare l’allarme presso il governo di Mosca. Che a due anni da Russia 2018 si è trovato a dover rassicurare l’opinione pubblica internazionale sul fatto che i mondiali di casa non si trasformassero in una mattanza per le tifoserie straniere.
Da qui ha avuto origine una stretta sicuritaria che ha portato alla sterilizzazione delle frange più violente e all’arresto dei soggetti maggiormente pericolosi. Ciò ha permesso di conseguire l’obiettivo che il presidente si era posto: organizzare un Mondiale di calcio sicuro e proiettare all’esterno l’immagine di un paese efficiente e al riparo da manifestazioni di violenza incontrollata. Ma quando si è trattato di rinforzare i ranghi delle forze armate, sempre più in difficoltà nella conduzione di una guerra infinita, il regime del nuovo zar non ha trovato di meglio che reclutare nelle carceri.
In un primo tempo l’incombenza è stata esternalizzata alla Wagner, ma successivamente e sia pure in modo informale è passata sotto la regia del governo centrale. Sono queste le condizioni che portano alla formazione del battaglione Española. Che in un primo tempo si presenta come una milizia volontaria di sostegno della Repubblica Popolare di Donetsk, fedele a Mosca. Ma successivamente si accredita come soggetto reclutatore di volontari che vogliano combattere da parte russa.
Il battaglione si è ben posizionato, fa di tutto per esibire la propria partecipazione alle operazioni belliche e ostenta un elemento di eccentricità. Il gruppo porta infatti in giro un cucciolo di leone, Kia, eletto al ruolo di mascotte. Sin dal loro ingresso nelle operazioni belliche il battaglione degli hooligans russi ha goduto di piena copertura. E il tradimento della Wagner, che per reazione ha determinato la legalizzazione di decine di altri gruppi paramilitari, ha rafforzato la sua posizione. Ci sarà tempo per tornare a fare i sanguinari a margine dei campi di calcio. I campi da guerra, quella vera, sono altra cosa.
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