- Il Texas è uno di quei luoghi che evoca immagini e valori anche a chi non ci ha mai messo piede. Ma oltre agli stereotipi c'è anche un Texas meno urlato, che sfugge a definizioni.
-
Negli ultimi mesi il Texas è stato al centro delle cronache nazionali su tutti i temi più spinosi, diventando quasi un laboratorio per riflettere su cosa significhi parlare di un'America sempre più divisa.
-
Per oltre venti anni è stato in mano ai repubblicani, ma è uno stato sempre più conteso, dove la politica riflette sempre meno la realtà dei suoi 29 milioni di abitanti.
Il Texas è uno di quei luoghi che evoca immagini e valori anche nella testa di chi non ci è mai stato. I cowboy e il loro individualismo, il petrolio, il patriottismo da non confondersi con l’amore per lo stato federale, la stella solitaria, la lone star, sulla bandiera che richiama spinte indipendentiste, e senza volare troppo con la fantasia, le bistecche sul barbecue e le pistole.
Immagini su cui giocano anche gli stessi texani, come quando il repubblicano Ted Cruz in corsa per le presidenziali del 2016 aveva girato uno spot in cui friggeva una fetta di bacon arrotolandolo alla canna fumante di un fucile automatico.
Oltre agli stereotipi spinti ai limiti della parodia, c’è anche un Texas meno urlato, che sfugge a definizioni. Lo ha descritto il giornalista e scrittore Lawrence Wright nel suo libro Dio salvi il Texas (NR edizioni), in cui oltre ad ammettere la fondatezza di molti luoghi comuni, parla di uno stato in cui «la cultura è ancora grezza, non del tutto formata, che sta ai margini ma acquisisce sempre maggiore influenza, pericolosa e magnificente nel suo potenziale».
Una combinazione esplosiva tra due anime, che potrebbe suggerire una risposta ad una domanda che sembra sempre più difficile da evitare. Perché il Texas è terreno di scontro delle più accese battaglie politiche e culturali americane? Davvero ciò che accade a livello politico rispecchia gli ideali della maggioranza dei suoi 29 milioni di abitanti?
Un laboratorio sulle divisioni
Negli ultimi mesi il Texas è stato al centro delle cronache nazionali su tutti i temi più spinosi, diventando quasi un laboratorio per riflettere su cosa significhi parlare di un’America sempre più divisa.
Diritto all’aborto? Il Texas a settembre ha approvato una legge sull’aborto che vieta l’interruzione volontaria della gravidanza dopo sei settimane, anche in caso di stupro o incesto, creando un sistema di “taglie sulla testa” su coloro che aiutano chi vuole abortire, anche solo offrendo un passaggio in auto fino all’ospedale.
La legge è così estrema da essere stata sospesa da una corte federale dopo poco più di un mese dalla sua approvazione, lasciando aperta una questione che oltre ad interessare milioni di donne in Texas, creerebbe un pericoloso precedente anche per gli altri stati.
Leggi che limitano il diritto di voto? Il dipartimento di Giustizia americano ha da poco fatto causa allo stato del Texas per una legge che impone nuove restrizioni sulle modalità di voto via posta, elimina la possibilità di votare 24 ore o tramite il drive-thru, ovvero senza scendere dall’auto, e prevede che i seggi possano essere presidiati da persone con esplicite preferenze politiche, le quali potrebbero muoversi liberamente per supervisionare le attività.
Restrizioni per il Covid? Il governatore del Texas, il repubblicano Greg Abbott, ha difeso la libertà personale di indossare o meno la mascherina, al punto di proibire alle scuole l’imposizione dell’uso agli studenti. La decisione ha portato ad uno scontro aperto con Washington fino a che un tribunale federale l’ha decretata illegittima poiché non tiene conto di studenti con disabilità o comunque in condizioni di salute fragili.
Cultura woke? Ad Austin, la capitale e roccaforte liberal, è stato fondato il primo college anti woke, ovvero contrario alla cosiddetta cultura woke, che – semplificando – potrebbe definirsi basata su una certa consapevolezza dei meccanismi di ingiustizia sociale.
In realtà woke è oggi un termine usato soprattutto dai conservatori per indicare il pensiero unico, gli effetti di un dogmatismo censorio che si impegnano a contrastare. La University of Austin si inserisce in questo contesto anche se al momento resta più una provocazione con un sito internet che un’istituzione vera e propria.
La lista potrebbe proseguire con la questione del possesso di armi – in Texas ormai praticamente chiunque può trasportare un’arma senza licenza – o con i diritti dei carcerati, essendo il Texas uno dei pochi stati in cui la legge non prevede una remunerazione per il lavoro dei detenuti.
«Lo stato è nelle mani dei repubblicani da più di vent’anni, e si discute di misure estreme perché di moderate da passare ne sono rimaste poche», dice Joshua Blank, direttore della ricerca per il Texas Politics Project della University of Texas ad Austin.
«Sull’aborto, per esempio, eravamo già tra gli stati con le restrizioni più forti». In questi ultimi venticinque anni, aggiunge Blank, «ogni volta che Casa Bianca e Congresso sono stati guidati dal Partito democratico, il Texas si è voluto affermare in contrasto con quel potere. Per il governo repubblicano del Texas significa fare buona politica, mostrare un impegno reale. Anche rispetto alla legge sull’aborto: il fatto che sia così radicale da rendere plausibile che venga decretata incostituzionale non significa che non sia una buona mossa politica»
Uno stato sempre più conteso
Tuttavia, il colore del Texas non è più così scontato. Come chiarisce Blank «il Texas è uno stato sempre più conteso. Non si può più dire che sia senza ombra di dubbio repubblicano, né che si tratti di uno swing state (uno stato in bilico). Ma è certamente uno stato conteso. Negli ultimi dieci anni il margine di vittoria dei repubblicani è diventato sempre più piccolo».
Secondo il complesso sistema americano dei collegi elettorali, nel 2020 Trump ha vinto contro Joe Biden per appena 9 punti, quasi la metà rispetto a quelli che separavano Mitt Romney da Barack Obama nel 2012. «La competizione politica è sempre più accesa», nota Blank, ricordando che «se il Texas dovesse colorarsi di blu sarebbe praticamente impossibile per un repubblicano vincere le presidenziali».
L’ipotesi resta comunque remota, se non altro perché chi disegna la mappa dei collegi elettorali dello stato è il partito che lo governa. E la mappa a cui ha meticolosamente lavorato il Gop per il Texas offre un esempio di gerrymandering che non lascia molto spazio alla fantasia.
Per gerrymandering si intende una strategia ormai raffinata negli anni da entrambi i partiti – ma su quale quello repubblicano si è rivelato più forte e sfacciato – secondo quale si ridisegnano i confini dei collegi elettorali in modo da trarne vantaggio.
La crescita del partito Democratico per il Texas sembra più un fatto da osservare che una minaccia concreta per i repubblicani nel futuro prossimo, quantomeno per le elezioni di midterm del prossimo anno.
Majority-minority
«Il futuro del partito democratico in Texas è un grande punto interrogativo, mancano candidati forti e affermati», spiega Blank. «In uno stato così vasto, in campagna elettorale i candidati perdono più tempo a farsi conoscere che a fare campagna vera e propria».
Non è un caso che per sfidare Greg Abbott nel 2022 per la carica da governatore si sia fatto avanti Beto O’Rourke, una figura già conosciuta anche a livello nazionale per aver corso alle primarie per le ultime presidenziali: «La sfida sarà convincere sia gli elettori democratici bianchi sia quelli delle minoranze latine e afroamericane, generalmente con visioni meno liberali dei primi. Ma questa è una sfida che il partito deve affrontare a livello nazionale».
La questione delle minoranze in Texas è particolarmente importante anche perché si tratta di un majority-minority state, ovvero uno stato in cui la maggioranza della popolazione si identifica come non bianca.
«Contrariamente agli stereotipi il Texas è uno stato estremamente giovane e vario a livello demografico», sostiene Blank, ricordando anche che è il secondo stato più popoloso degli Stati Uniti. È uno stato la cui crescita demografica dipende dalle minoranze, soprattutto latine, mentre il partito repubblicano continua ad insistere sul tema della difesa dei confini e della sicurezza lungo i 2000 km di terra arida al confine con il Messico.
È anche uno stato in cui la contrapposizione tra l’America urbana e quella rurale raggiunge il suo apice. «In Texas c’è una grande e forte popolazione rurale, principalmente bianca e conservatrice, che costituisce la base del Partito repubblicano. Ma ci sono anche cinque delle città più popolose degli Stati Uniti», ricorda Blank, «con l’80 per cento della popolazione che vive nelle aree metropolitane e lavora per grandi aziende, viaggia in aereo e guarda lontano».
Ma il Texas, più che suggerire l’incompatibilità tra le diverse anime dell’America, fa ancora una volta pensare alla crisi della politica che le rappresenta.
© Riproduzione riservata