Il colpo di stato in Niger, effettuato dai militari ormai più di due settimane fa, prosegue senza ripensamenti da parte del leader golpista Abdourahmane Tchiani. Ieri l’Ecowas si è riunito e, seppur mantenendo le speranze di riportare l’ordine costituzionale in Niger attraverso un intervento diplomatico, sembra prendere forza l’opzione dell’intervento armato. Intanto, Tchiani ha formato ieri il nuovo governo, composto per lo più da militari
A più di due settimane dalla destituzione del leader democraticamente eletto, Mohamed Bazoum, i golpisti non sembrano cedere alle richieste della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) e della comunità internazionale. Infatti, ieri il leader della giunta militare, Abdourahmane Tchiani, ha comunicato i membri del nuovo governo, mostrando la sua ferma volontà di proseguire col colpo di Stato.
Il nuovo governo
Il nuovo governo nigerino è composto prevalentemente da militari ed è stato comunicato da Tchiani poco prima che iniziasse il vertice Ecowass. In particolare, sono ora ministri tre generali dell’esercito che hanno preso parte attivamente al golpe, questi svolgeranno il ruolo di ministro della Difesa, ministro dell’Interno e ministro dello Sport. A capo del gabinetto non troviamo Tchiani, bensì Ali Mahaman Lamine Zeine, già ministro delle Finanze col governo guidato da Mamadou Tandja. Il primo ministro è uno delle poche figure del nuovo governo che non proviene dagli apparati militari.
Inoltre, il precedente governo aveva più del doppio dei ministri (quarantatré) e nessuno di loro faceva parte dall’esercito.
Il vertice Ecowas
A seguito dei ripetuti rifiuti, da parte dei golpisti, a una soluzione diplomatica e pacifica, i leader degli stati dell’Ecowas si sono riuniti ieri sera per fare il punto della situazione. Già dal primo giorno del golpe i leader africani e quelli occidentali hanno chiesto a gran voce ai golpisti di desistere, ma questi hanno proseguito per la loro strada senza dare alcun peso all’ultimatum che l’Ecowas aveva posto per domenica scorsa. Per questo, col passare dei giorni, l’opzione di un intervento militare ha assunto sempre più rilevanza.
Ieri si è tenuto l’importante vertice dei paesi membri dell’Ecowas, con lo scopo di pervenire a una decisione circa la gestione della delicata situazione nigerina. I leader africani hanno deciso quindi di continuare a perseguire una soluzione pacifica ma di prepararsi, al contempo, ad un intervento militare in Niger.
Infatti, nonostante si preferisca la soluzione diplomatica, l’Ecowas sta iniziando a preparare le truppe che potrebbero, nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, entrare in Niger con l’obiettivo di destituire il governo golpista e riportare l’ordine costituzionale nel paese. A spingere per la preparazione dell’intervento sono, in particolar modo, i premier degli stati più vicini al Niger: Costa d’Avorio, Benin e Nigeria.
Il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, ha dichiarato che il suo paese fornirà «un contingente di 850 – 1100 uomini, insieme a Nigeria e Benin», sottolineando che altri paesi contribuiranno. «Siamo determinati a reintegrare il presidente Bazoum al suo posto», ha concluso Ouattara.
Il presidente della commissione Ecowas, Omar Touray, ha tuttavia ribadito «il continuo impegno per il ripristino dell’ordine costituzionale, attraverso mezzi pacifici».
Nella giornata di oggi è stato fissato un altro vertice dell’Ecowas. All’incontro, che si terrà domani in Ghana, parteciperanno i capi di Stato maggiore della Difesa dei paesi che fanno parte dell’Ecowas. Il vertice ha lo scopo di proseguire con l’organizzazione del dispiegamento delle forza di riserva.
Ma la notizia del dispiegamento delle forze militari non ha preoccupato i golpisti, che infatti hanno minacciato di uccidere Bazoum nel caso in cui si verificasse l’intervento militare da parte dell’Ecowass.
La comunità internazionale
Tutti i leader degli stati occidentali hanno fin da subito condannato il golpe militare avvenuto in Niger. Negli ultimi giorni, numerosi capi di governo hanno ribadito la necessità di una soluzione diplomatica. A seguito del vertice Ecowas di ieri il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha fatto sapere che «gli Stati Uniti apprezzano la determinazione dell’Ecowas a esplorare tutte le opzioni per una soluzione pacifica della crisi».
Anche dalla Germania arrivano dichiarazioni a sostegno di una risoluzione pacifica: «una soluzione pacifica in Niger è ancora possibile», ha detto fiduciosa la ministra dello Sviluppo, Svenja Schulze.
La reazione più dura è arrivata dalla Francia, che nutre molte preoccupazioni sulle ripercussioni della situazione nigerina. «La Francia ribadisce il suo pieno sostegno a tutte le conclusioni adottate in questo vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell'Ecowas»: è quanto si apprende da una nota rilasciato dal ministero degli Affari esteri.
L’Unione europea, che ha fin da subito puntato sulla soluzione diplomatica, sta lavorando oggi per pervenire ad una dichiarazione concordata da tutti i ventisette Stati membri.
In mattinata però, il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha sottolineato la «profonda preoccupazione per il deterioramento delle condizioni di detenzione del presidente nigerino deposto dai golpisti».
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