Israele ha attaccato l’Iran nella scorsa notte prendendo di mira una ventina «obiettivi militari»: è così arrivata la rappresaglia agli attacchi di Teheran lanciati contro Israele lo scorso 1° ottobre. Il premier Benjamin Netanyahu ha rotto gli indugi, dopo settimane di valutazioni con i vertici militari e i componenti del suo governo. Il gabinetto di sicurezza ha votato all’unanimità il via libera all’attacco. Colpiti il sistema di difesa aerea russo S-300 all'aeroporto internazionale di Teheran, secondo il New York Times, e almeno tre basi missilistiche nella provincia di Teheran.
E adesso si cerca di capire quale sarà la risposta di Teheran. L'esercito israeliano ha affermato che l'Iran «pagherà un prezzo elevato» se risponderà agli attacchi mentre secondo media iraniani, «il Paese è pronto a rispondere». Il primo vicepresidente iraniano Mohammad Reza Aref ha dichiarato che «il potere dell'Iran umilierà i nemici della madrepatria», in un messaggio su X. Ma che ci sia una risposta non è sicuro. «L'Iran ha il legittimo diritto alla autodifesa secondo la Carta delle Nazioni Unite ed e' inoltre obbligato a difendere il paese contro qualsiasi aggressione straniera», dichiara in una nota il ministero degli esteri iraniano.
Il ministro degli esteri Antonio Tajani ritiene che «non ci saranno reazioni da parte iraniana». Il rischio «di un'escalation c'è sempre ma credo sia un rischio che si può scongiurare col lavoro della diplomazia e l'impegno di tutti».

Tajani ha anche aggiunto che «non abbiamo notizie di coinvolgimento dei nostri connazionali».

Tre fasi degli attacchi all’Iran

L'operazione è durata più di tre ore ed è stata condotta in tre diversi momenti: le bombe israeliane hanno comunque colpito basi militari, sistemi di difesa aerea, impianti di produzione missilistica e lanciatori di missili terra-terra nei distretti di Teheran e di Khuzestan e Ilam nella parte occidentale del Paese. 

«Il raid di ritorsione è stato completato e i suoi obiettivi sono stati raggiunti», ha fatto sapere il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari. Inoltre dal governo di Tel Aviv arriva una presa di posizione netta contro una possibile risposta iraniana. «Se il regime iraniano commettesse l'errore di avviare un nuovo ciclo di escalation, saremmo obbligati a reagire», ha sottolineato Hagari.

La Repubblica islamica ha affidato la prima replica a un post su X del primo vicepresidente iraniano, Mohammad Reza Aref: «ll potere dell'Iran umilierà i nemici della madrepatria». L’Iran ha poi minimizzato la portata dell’operazione, definendolo un «debole attacco» che avrebbe provocato «danni limitati».

La posizione degli Usa

Dagli Stati Uniti è arrivato il sostegno ai raid di Tel Aviv. «Esortiamo l'Iran a cessare gli attacchi contro Israele affinché questo ciclo di combattimenti possa concludersi senza un’ulteriore escalation», ha affermato Sean Savett portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa.

Secondo la Casa bianca gli attacchi lanciati da Israele contro l'Iran sono un atto di "autodifesa", in risposta ai circa duecento missili lanciati nei giorni scorsi da Teheran. Hanno preso di mira solo obiettivi militari, sono stati proporzionati all’aggressione subita senza giustificazione e non devono aprire la porta ad altre rappresaglie. In un briefing tenuto dopo le operazioni militari dello Stato ebraico, Washington ha avvertito che se ci saranno risposte da parte di Teheran, verranno punite. Tanto il presidente Biden, quanto la vice Harris, sono stati aggiornati in tempo reale sugli sviluppi.

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