La marina italiana ha risposto all’attacco di un drone, abbattendolo. Al Cairo
i negoziati con Hamas manca la delegazione israeliana. Netanyahu critica la missione americana di Benny Gantz
Resta alta la tensione nel mar Rosso dopo che la nave da guerra italiana Caio Duilio ha sparato con un cannoncino, abbattendo un drone lanciato dai ribelli houthi che era arrivato a sei chilometri di distanza. Si è trattato di una prima volta in assoluto di difesa in mare aperto per la marina italiana dai tempi della Seconda guerra mondiale.
In precedenza erano state attaccate una nave tedesca e una francese che avevano anch’esse reagito. Per mancanza di coordinamento la nave tedesca ha abbattuto anche un drone americano ritenendolo un pericolo.
La marina italiana «difende il diritto alla libera navigazione nel mar Rosso dagli attacchi degli Houthi», ha scritto sul suo profilo X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il ministro ha ricostruito così l’accaduto: «C’è stato un attacco al nostro cacciatorpediniere, che ha reagito e abbattuto un drone con 7 o 8 colpi di cannone 76, respingendo così una violazione del diritto internazionale alla libera circolazione».
«La nostra marina vigila per garantire il traffico mercantile italiano nel mar Rosso – ha proseguito – Il 40 per cento delle esportazioni italiane via mare passa in quella parte del mondo. Martedì voteremo in parlamento una decisione del governo, di partecipare alla missione europea Aspides che proteggerà tutte le navi europee».
L’Italia è l’ultimo dei paesi europei partecipanti alla missione nel mar Rosso a non aver ancora approvato la spedizione in parlamento.
Trattative difficili
Intanto un alto funzionario di Hamas ha detto che una tregua nella Striscia di Gaza è possibile «entro 24-48 ore» se Israele accetterà le richieste del movimento islamico palestinese. «Se Israele accetta le richieste di Hamas, che includono il ritorno degli sfollati palestinesi nel nord di Gaza e un aumento degli aiuti umanitari, ciò può aprire la strada a un accordo (su una tregua) entro le prossime 24-48 ore», ha detto la fonte di Hamas in condizione di anonimato.
Rappresentanti di Hamas, del Qatar e degli Stati Uniti si trovano al Cairo per negoziare su tregua e rilascio ostaggi a Gaza, secondo quanto scrivono media vicini al governo dell’Egitto, paese che ha assunto un ruolo di mediatore assieme al Qatar nel conflitto fra Israele e Hamas.
Per ora però la delegazione israeliana non è arrivata nella capitale egiziana (dopo la notizia che Tel Aviv non invierà la sua delegazione a meno che Hamas non fornisca la lista di tutti i nomi degli ostaggi ancora vivi). L’agenzia Reuters ha aggiunto che la delegazione di Hamas è guidata da Khalil al Hayya, “numero due” dell’ufficio politico del movimento islamista a Gaza.
«Hamas si rifiuta di fornire risposte chiare sulla lista degli ostaggi in vita e, a causa di tutta questa situazione, non c’è motivo di inviare una delegazione israeliana al Cairo. Questa è la posizione di tutti, non solo del primo ministro. Al momento, la risposta di Hamas è che non c’è risposta. Stanno cercando di ingannarci. E finché non ci sarà una risposta chiara, non c’è motivo di inviare una delegazione israeliana», ha detto una fonte al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
Al Cairo sono presenti anche rappresentanti della Cia americana per seguire i colloqui. Biden aveva anticipato che un accordo per il cessate il fuoco sarebbe stato firmato lunedì, ma poi la situazione è precipitata dopo la tragedia dei profughi morti mentre cercavano di prendere sacchi farina dai convogli umanitari entrati a Gaza City. Washington a quel punto ha deciso di paracadutare degli aiuti alimentari via cielo.
Gantz negli Usa
Intanto il gabinetto di guerra è scosso da una disputa tra Benjamin Netanyahu e il suo principale rivale politico, Benny Gantz.
Il premier israeliano ha dato istruzione all’ambasciata israeliana a Washington di non assistere Gantz, ministro e membro del gabinetto di guerra di Israele, che la scorsa notte è partito per gli Stati Uniti, dove incontrerà la vicepresidente Kamala Harris, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e membri del Congresso, sia democratici sia repubblicani.
Secondo quanto riferisce la radio pubblica Kan, Netanyahu ha trovato fuori luogo che Gantz abbia organizzato quella missione senza consultarlo in anticipo. Probabilmente Netanyahu teme che Gantz possa trovare un accordo con la Casa Bianca senza la consultazione del premier.
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