È scontro aperto tra Parigi e Tel Aviv. La Francia mette al bando gli stand delle aziende israeliane alla fiera navale più importante al mondo, Euronaval, provocando la dura reazione di Israele. Mentre il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, assicura a Israele la consegna di ulteriori armi
È scontro aperto tra Parigi e Tel Aviv sul bando a partecipare con gli stand per sette aziende israeliane alla fiera navale più importante al mondo, Euronaval, che si tiene ogni due anni in Francia. «Il governo francese ha informato Euronaval della sua decisione di approvare la partecipazione delle delegazioni israeliane a Euronaval 2024, senza stand o esposizione di attrezzature». Lo hanno detto gli organizzatori della fiera militare, che inizierà il 4 novembre a Parigi.
La decisione arriva mentre le tensioni tra Israele e Francia sono arrivate a livelli mai visti a seguito dei commenti del presidente Emmanuel Macron che ha criticato le vittime civili nelle campagne israeliane contro Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza. Il leader francese ha insistito la scorsa settimana che fermare l’esportazione di armi usate da Israele in entrambe le operazioni era l’unico modo per fermare i due conflitti.
Euronaval accoglierà «circa 500 imprese e 22.000 visitatori dal 4 al 7 novembre al Parc des Expositions di Paris-Nord Villepint», sottolineano gli organizzatori in un comunicato. Non solo. Macron ha ricordato a Netanyahu, il cui padre era uno storico, che Israele è stato costituito da una decisione delle Nazioni Unite.
Pronta la reazione israeliana al bando delle sette aziende israeliane. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha criticato il presidente francese Macron, definendo una «vergogna» il fatto che alle delegazioni israeliane sia stato vietato di esporre alla fiera della difesa Euronaval. «Le azioni di Macron sono una vergogna per la nazione francese e per i valori del mondo libero, che lui afferma di sostenere.
La decisione di discriminare le industrie della difesa israeliane in Francia per la seconda volta aiuta i nemici di Israele durante la guerra», ha scritto Gallant.
Scholz: armi a Israele
La decisione francese è opposta a quella tedesca dove il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha assicurato a Israele la consegna di ulteriori armi. «Ci sono consegne e ce ne saranno sempre altre. Israele può contare su questo», ha affermato Scholz, aggiungendo che la Germania deve mantenere Israele «nella condizione di difendere il proprio Paese. Israele può contare sulla nostra solidarietà, ora e in futuro».
Nel 2023 la Germania ha contribuito al 30 per cento delle armi di Israele, ma la fornitura si è notevolmente ridotta nel corso del 2024.
Londra invece sta pensando a nuove sanzioni contro il governo Netanyahu. Il nuovo governo laburista di Keir Starmer sta valutando l’ipotesi di sanzioni contro due ministri iper-oltranzisti della compagine israeliana di Netanyahu, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, paladini della destra nazionalista più radicale e titolari rispettivamente delle Finanze e della Sicurezza Nazionale.
Queste minacce «non mi fanno paura», ha dichiarato il ministro israeliano Itamar Ben Gvir.
Ue: rimanere in Libano
Nella videoconferenza tra i ministri della Difesa dei 16 paesi dell’Ue che partecipano alla missione Unifil, promossa dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto e dal ministro delle Forze Armate francesi Sebastien Lecornu, tutti i ministri hanno espresso unanime preoccupazione per la situazione in Libano, condannando con forza gli attacchi che hanno colpito le basi di Unifil.
È stata sottolineata l’importanza di garantire il pieno rispetto per il mandato e la protezione del personale di Unifil. I 16 paesi hanno concordato sull’importanza di mantenere una presenza stabile in Libano, sottolineando che ogni decisione riguardante il futuro della missione Unifil dovrà essere presa collettivamente in sede Onu. Un altro punto fondamentale emerso dall’incontro è stata la volontà condivisa di esercitare la massima pressione politica su Israele, affinché non si verifichino ulteriori incidenti.
Eppure, poche ore dopo l’incontro i caschi blu ha fatto sapere di essere stati ancora attaccati da Israele in una postazione nei pressi di Kfar Kela, nel Libano meridionale. Un carro armato Merkava dell’Idf ha sparato contro la loro torre di guardia.
Secondo quanto affermato dall'Unifil, due telecamere sono state distrutte e la torre è stata danneggiata. «Ancora una volta assistiamo a un fuoco diretto e apparentemente deliberato su una posizione Unifil», recita una nota.
Pronto il piano di attacco
Il piano di Israele per rispondere all’attacco dell’Iran del 1° ottobre sarebbe pronto. Lo riporta la Cnn citando una fonte. Il governo israeliano ha assicurato agli Stati Uniti che un contrattacco all’Iran sarebbe limitato a obiettivi militari e non prenderebbe di mira gli impianti petroliferi o nucleari.
Dopo le minacce Usa di bloccare le forniture di armi se non ci fosse stata l’apertura al transito dei convogli umanitari Onu a Gaza qualcosa si muove. «Diverse decine di camion di aiuti sono entrati nel nord di Gaza per la prima volta da diverse settimane. Ma non è abbastanza. Sono necessarie molte, molte altre consegne e continueremo a spingere per questo nel sud di Gaza».
Lo ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield al Consiglio di Sicurezza. La politica della fame a Gaza sarebbe «orribile e inaccettabile», ha proseguito: «Il governo di Israele ha affermato che questa non è la loro politica, che il cibo e altre forniture essenziali non saranno tagliate, e noi osserveremo che le azioni di Israele sul campo corrispondano a questa dichiarazione».
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