Il segretario di Stato americano Antony Blinken avrebbe inviato lunedì una lettera a Tel Aviv. Via ai convogli umanitari nella Striscia entro 30 giorni o embargo sulle armi statunitensi
La proverbiale pazienza di Joe Biden verso il premier Benjamin Netanyahu sembra essere giunta al capolinea. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e quello alla Difesa Austin hanno inviato lunedì una lettera al governo israeliano chiedendo di adottare misure per consentire agli aiuti umanitari di entrare a Gaza «entro 30 giorni» al fine di evitare un embargo sulle armi americane.
Lo riporta Barak Ravid, giornalista di Axios su X solitamente ben informato sugli umori della Casa Bianca nei confronti di Tel Aviv. Nella lettera in particolare si chiedono «passi concreti» e si esprime la «profonda preoccupazione» degli Stati Uniti per una situazione che si «sta deteriorando». L’ennesimo richiamo destinato a finire nel cestino della carta dell’ufficio del premier israeliano? Questa volta sembra più un duro il monito arrivato in vista del voto presidenziale che si terrà il 5 novembre e che vede gli arabo-americani, molti dei quali cristiano libanesi, presenti in alcuni stati-chiave come il Michigan decisi ad astenersi dal voto proprio per la politica giudicata troppo cauta della Casa Bianca verso la crisi umanitaria della Striscia prima e del Libano ora.
Contemporaneamente Biden ha fatto sapere di aver mandato a Tel Aviv il sistema antimissile Thaad con relativi militari americani, un segnale di sostegno militare ma nello stesso tempo anche di volontà di mantenere il controllo diretto delle armi americane sofisticate che Washington ha deciso di inviare all’alleato ma di cui non si fida più ciecamente.
Senza dimenticare che una fonte a conoscenza dei dettagli della conversazione tra il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu della scorsa settimana ha riferito al Washington Post che l'attacco di Israele all'Iran ci sarà prima delle elezioni americane del 5 novembre, poiché la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe interpretata dall'Iran come un segno di debolezza e che non dovrebbe coinvolgere né i siti petroliferi né quelli nucleari. Ma poco dopo la diffusione della notizia del Washington Post l’ufficio di Netanyahu ha precisato: «Ascoltiamo i pensieri del governo americano, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base alle esigenze di sicurezza nazionale di Israele». Insomma decideremo autonomamente.
Israele senza missili
Secondo il Financial Times, Israele starebbe affrontando una «carenza critica» di missili intercettori. Il quotidiano britannico cita fonti militari e funzionari. Nel frattempo anche Londra ha perso la pazienza e ha sanzionato altri coloni israeliani «estremisti» responsabili di violenza anti-palestinesi nei Territori occupati.
Lo ha reso noto il premier laburista di Keir Starmer citando i dati Onu sull'incremento «senza precedenti» di attacchi, fino a 1400, censiti nell'ultimo anno. Le sanzioni colpiscono tre avamposti di coloni in Cisgiordania e quattro organizzazioni che «hanno istigato e promosso la violenza». Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha condannato «il clima d'impunità verso i coloni».
Le vittime a Gaza
Che la situazione umanitaria a Gaza stia ormai diventando insostenibile lo dicono i numeri dei morti civili. Il bilancio delle vittime di ieri degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza è salito ad almeno 45, riferiscono ad Al Jazeera fonti mediche palestinesi. Tra le vittime ci sono almeno 14 persone uccise in due raid aerei israeliani nel quartiere di Bani Suheila, a est di Khan Younis, e nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza.
Inoltre, tre palestinesi sono morti e diversi sono rimasti feriti in seguito ad un attacco aereo nel quartiere Birkat Abu Rashid, a Jabalia, nel nord della Striscia. Ed è salito a 11 il bilancio dei morti in un altro attacco israeliano contro una casa nella zona di al-Faluja, sempre a Jabalia.
I bambini del Libano
Ma non va meglio in Libano dove più di 400mila bambini sono stati sfollati nelle ultime tre settimane. Lo ha affermato un funzionario dell'Unicef, ripreso da Haaretz, mettendo in guardia su una «generazione perduta» nel paese dei cedri alle prese con molteplici crisi e ora nel mezzo della guerra. Le Nazioni Unite hanno chiesto un'indagine «rapida, indipendente e approfondita» sull'attacco israeliano che lunedì ha ucciso 22 persone nel nord del Libano: lo ha dichiarato un portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. L'attacco nel villaggio cristiano di Aïto ha ucciso 22 persone, tra cui 12 donne e due bambini.
È la prima volta che l’esercito più potente e tecnologico della regione, quello di Tel Aviv, ha colpito un villaggio cristiano in Libano. Un segnale difficile da interpretare ma dalle possibili gravi conseguenze internazionali.
Le minacce di Hezbollah
«Israele colpisce tutto il Libano e noi colpiremo tutto Israele», ha detto Naim Qassem, numero due di Hezbollah in un discorso televisivo in cui ha negato che il suo gruppo politico stia per essere sconfitto dall’offensiva dell’esercito di Tel Aviv. «Visto che il nemico israeliano prende di mira tutto il Libano, ora attaccheremo ogni punto di Israele, al nord, al sud, al centro» ha detto Qassem.
E intanto, Iran Air ha cancellato tutti i suoi voli verso i paesi europei, dopo che l'Ue e il Regno Unito hanno annunciato nuove sanzioni contro tre compagnie aeree iraniane, tra cui appunto Iran Air, Mahan e Saha, per la consegna da parte dell'Iran di missili alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina. Lo ha comunicato il portavoce dell'Organizzazione per l'aviazione civile statale Jafar Yazarlou. Un altro segnale di alta tensione.
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