Tel Aviv ha consegnato un documento per delineare una soluzione nel conflitto con Hezbollah. La Farnesina ha ricevuto rassicurazioni sulle modalità operative dell’Idf nella zona di Unifil
Yahya Sinwar è morto e Hamas ha fatto sapere che a marzo verrà eletto il suo successore, ma la prospettiva di una tregua e della formazione di uno stato palestinese sembrano ancora molto lontani. Certo, una soluzione a due Stati rimane l’obiettivo degli Stati Uniti e dell’occidente, ma molti leader della regione affermano che la mancanza di una exit strategy di Israele la rendono una prospettiva remota.
Eppure lunedì 21 ottobre Tel Aviv ha consegnato agli Usa un documento per una soluzione diplomatica per la fine della guerra con Hezbollah: lo riporta il sito Axios, citando funzionari statunitensi e israeliani. Netanyahu ha chiesto che all’Idf sia consentito di impegnarsi in una «forza attiva» per assicurarsi che Hezbollah non si riarmi e non ricostruisca la sua infrastruttura militare vicino al confine, e ha inoltre chiesto che la sua aeronautica militare abbia libertà di operare nello spazio aereo libanese.
Un’ipotesi praticabile? Un funzionario Usa ha dichiarato ad Axios che è altamente improbabile che il Libano e la comunità internazionale accettino le condizioni poste da Israele, che praticamente chiede un protettorato sul sud del Libano.
Intanto, secondo il canale saudita al Hadath, Israele avrebbe inviato un messaggio a Hezbollah: se il gruppo islamista dovesse tentare di nuovo di colpire i leader israeliani, l’Idf raderà al suolo il quartier di Dahiyeh a Beirut, roccaforte delle milizie sciite. Segno che lo scudo antimissile ha qualche problema.
Raid in Libano
In un attacco israeliano sul villaggio di Kharayeb, nei pressi di Sidone, quattro persone sono morte. Dopo l’attacco, il movimento sciita Amal, alleato di Hezbollah, e il cui leader è il presidente del Parlamento, Berri, ha annunciato la morte di uno dei suoi combattenti, Hussein Mohammad al-Dor.
Sette israeliani sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio a favore dell’Iran. Lo riferiscono pubblici ministeri israeliani, citati da Times of Israel. I sospettati sono residenti ebrei di Haifa, tra loro anche un soldato disertore e due minorenni.
Bibi rassicura Tajani
Dopo l’incontro a Gerusalemme fra il premier Benjamin Netanyahu e Antonio Tajani, il nostro ministro degli Esteri, ha ricevuto rassicurazioni sulle modalità operative dell’esercito israeliano nel sud del Libano attorno alle installazioni di Unifil. Tajani ha invitato al cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano.
Netanyahu ha confermato da parte sua che per Israele la scomparsa del capo di Hamas Sinwar è un risultato importante, ma non è chiaro quando potranno essere interrotte le operazioni militari che stanno distruggendo Gaza Nord.
Intanto almeno 41 persone sono state uccise nei raid israeliani nella Striscia di Gaza ieri, hanno riferito ad Al Jazeera fonti mediche. Delle 41 persone uccise, 33 erano a Jabalia, nel nord della Striscia, dove le forze israeliane hanno intrapreso un’intensa operazione da 17 giorni e da allora, aggiunge Al Jazeera, sono stati uccisi almeno 640 palestinesi.
16 milioni all’Unrwa
La Commissione Ue ha effettuato un pagamento di 16 milioni di euro all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), agenzia nel mirino del governo Netanyahu che la vorrebbe espellere dai territori occupati e confiscarne la sede a Gerusalemme est. Questo pagamento completa l’esborso degli 82 milioni di euro stanziati per l’agenzia per il 2024. La Ue è il maggiore fornitore di assistenza ai palestinesi, per un importo di 1,2 miliardi di euro per il periodo 2021-2024, di cui oltre 890 milioni già adottati.
Le autorità israeliane continuano a impedire alle missioni umanitarie di raggiungere le zone del nord di Gaza con rifornimenti essenziali, tra cui medicinali e cibo, per le persone sotto assedio: lo ha affermato il capo dell’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi Unrwa Philippe Lazzarini. Gli ospedali sono stati colpiti e sono senza elettricità, mentre i feriti sono lasciati senza cure, ha dichiarato Lazzarini. «I rifugi rimasti dell’Unrwa sono così sovraffollati che alcuni sfollati sono ora costretti a vivere nei bagni. Secondo i resoconti, le persone che tentano di fuggire vengono uccise e i loro corpi abbandonati sulla strada. Anche le missioni per salvare le persone da sotto le macerie vengono negate», ha aggiunto.
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