Il paese è spaccato dalla ripresa della guerra a Gaza. Per la prima volta, il presidente ha criticato le scelte del governo. Intanto migliaia di cittadini, raccogliendo l’appello delle famiglie degli ostaggi, hanno marciato verso la Knesset
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e i suoi vertici militari sono soli. Il paese è spaccato dalla ripresa della guerra a Gaza, con il presidente Isaac Herzog che, per la prima volta, ha lanciato un messaggio alla nazione criticando le scelte dell’esecutivo.
Il presidente è stato l’unica carica politica ad aver accolto l’appello dei famigliari degli ostaggi, che anche giovedì in migliaia hanno marciato verso la Knesset. Nella manifestazione è stato aggredito dalla polizia anche Yair Golan, leader dei Democrats israeliani. I famigliari accusano Netanyahu di «giustiziare gli ostaggi» e di aver «deciso di riportare nel governo Ben Gvir invece di riportare indietro i prigionieri».
Per Herzog le scelte politiche del premier sono «divisive» e «unilaterali». «Di recente sono stati emessi migliaia di ordini di chiamata alle armi per la riserva. È inconcepibile mandare i nostri figli al fronte mentre allo stesso tempo si perseguono mosse controverse che approfondiscono la divisione all’interno del popolo», ha detto in un video.
«Purtroppo stiamo assistendo a una serie di azioni unilaterali e sono profondamente preoccupato per il loro impatto sulla nostra resilienza nazionale. Chiedo che ogni passo venga attentamente esaminato per vedere se contribuisce allo sforzo bellico e al ritorno degli ostaggi», ha concluso.
Oltre 110 morti
Per il terzo giorno di fila sono proseguiti i raid aerei su Gaza da parte dell’esercito israeliano. Oltre 110 i morti tra Rafah, Khan Younis e Beit Lahyia. Nonostante l’indignazione internazionale per la ripresa delle ostilità e l’interruzione della tregua, l’Idf ha bombardato sia il sud sia il nord della Striscia. Non solo, i carri armati e i soldati israeliani sono tornati all’interno di Gaza dopo che il ministro della Difesa, Israel Katz, ha approvato il piano militare per un’operazione via terra.
La strada Salah al-Din, una delle principali arterie che attraversano la Striscia da nord a sud, è vietata al transito, così come il nord di Gaza, ora interdetto ai palestinesi. Il gabinetto di guerra è convinto che questo sia l’unico modo per raggiungere i propri obiettivi, ma è stato il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, a riportarlo su un piano di realtà. «Dopo 17 mesi di bombardamenti, se doveva funzionare avrebbe già funzionato. Non ha funzionato, e come la notte segue il giorno, alla fine di qualsiasi operazione militare Hamas sarà ancora lì e si dovrà tornare comunque a un processo politico».
Lo dimostra anche la reazione avuta dalle Brigate al Qassam, il braccio armato dell’organizzazione, che ha rivendicato in un comunicato il lancio di razzi che sono stati intercettati dai sistemi di difesa israeliani. Dallo Yemen i ribelli filoiraniani Houthi hanno invece lanciato un missile balistico diretto verso l’aeroporto Ben Gurion, ma è stato intercettato dall’aeronautica israeliana.
Diplomazia
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha tenuto colloqui telefonici con il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer, con i quali ha discusso della ripresa del conflitto nella Striscia. La fine della tregua è stata anche oggetto della riunione del Consiglio europeo.
Nelle conclusioni finali i leader Ue hanno deplorato «la rottura del cessate il fuoco a Gaza, che ha causato un gran numero di vittime civili nei recenti attacchi aerei». «Deplora il rifiuto di Hamas di consegnare gli ostaggi rimasti», si legge ancora nella nota. «Il Consiglio europeo chiede un immediato ritorno alla piena attuazione dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi».
Da qui la richiesta di ripristinare gli aiuti umanitari e l’elettricità nella Striscia. Di diverso avviso è, come nella guerra ucraina, l’amministrazione Trump. Il presidente americano «sostiene pienamente Israele e l’esercito israeliano e le azioni intraprese negli ultimi giorni», ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. «Ha fatto capire ad Hamas che, se non avesse rilasciato tutti gli ostaggi, avrebbe vissuto l’inferno, e sfortunatamente Hamas ha scelto di fare un gioco mediatico con le vite umane».
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