Il Texas è lo stato delle mega chiese, quei luoghi dove vai perché ti piace il modo in cui questo o quel telepredicatore ti propone il messaggio religioso. La più grande di tutte, uno strano incrocio tra cristianesimo e positività new age di proprietà del telepredicatore miliardario Joel Osteen, vanta una frequentazione settimanale attorno alle 40mila persone. Nel 2014 il 25 per cento dei texani non andava mai o quasi in chiesa, oggi siamo al 40 per cento.

Il Texas è anche lo stato dove il Board of Education, commissione elettiva che stabilisce gli obiettivi per le scuole pubbliche e fissa gli standard educativi, ha pensato di introdurre un nuovo programma di studi per la scuola elementare che inserisce materiale religioso nelle lezioni di lettura e di uso della lingua scritto e orale. Qualche esempio: si parla della “golden rule” (non fare agli altri…) che è un principio diffuso in testi di molte religioni, ma la guida per l’insegnante di questa lezione è incentrata sulla Bibbia.

Un’unità didattica per la scuola materna si concentra sul libro della Genesi e sulle opere d’arte a esso ispirate, menzionando appena l’islam e l’ebraismo. In prima elementare si parla della Parabola del figliol prodigo mentre, in terza, l’unità sull’antica Roma dedica una buona parte alla vita di Gesù e al cristianesimo nell’Impero romano. Alla lezione su Roma si suggerisce all’insegnante di far ascoltare Silent night (Astro del ciel) agli studenti, che il mondo intero riconosce come un testo della tarda Roma imperiale.

Guerre culturali

I testi sono tutti contenuti in materiale di lettura che l’Agenzia texana per l’istruzione offre gratuitamente alle scuole, incentivandone l’adozione con il trasferimento di 60 dollari ad alunno coinvolto. I sindacati degli insegnanti segnalano come questo si configuri come un ricatto, visto che la scuola pubblica texana è costantemente sotto finanziata – nel 2022 il Texas era 25esimo nei test di lettura e matematica tra gli stati e i risultati tendono a peggiorare tra un anno e l’altro.

Il Board ha approvato il programma con otto voti a favore e sette contrari. Il risultato del voto è frutto di un colpo di mano: un membro democratico del Board è stata eletta alla Camera dei Rappresentanti lo scorso 5 novembre la sua sostituta è stata eletta a sua volta ma l’incarico comincia a gennaio 2025 e nel frattempo il governatore Greg Abbot ha nominato un repubblicano cambiando così la maggioranza.

La spinta a introdurre elementi di religione cristiana nei curricula scolastici non è nuova e non dipende dal calo delle presenze in chiesa: il partito repubblicano alimenta le culture war, le guerre di religione, approvando leggi e regolamenti scolastici che respingono alcune idee e propongono un’educazione religiosa. Un modo per consolidare il consenso evangelico che però è contrario all’ordinamento federale degli Stati Uniti. La Establishment clause contenuta nel Primo emendamento alla costituzione proibisce sia il controllo dello stato sulla religione che viceversa.

Nella scuola pubblica, dunque, programmi che prediligano una religione non dovrebbero essere ammessi, tanto più che negli Usa è pieno di scuole private confessionali e un numero non indifferente di bambini fa scuola a casa proprio perché i genitori vogliono che cresca seguendo i precetti della loro religione. Il divieto costituzionale è stato spesso sfidato da assemblee legislative o Board of education di contee o stati ed è stato messo in discussione dal giudice ultra conservatore della Corte Suprema Clarence Thomas che ha sostenuto che la regola costituzionale non riguardi gli stati ma solo l’autorità federale.

Se dal punto di vista costituzionale la questione è molto chiara, a ondate successive emergono conflitti legati al rapporto tra religione e istruzione. La storia americana, la biologia, la possibilità di pregare e leggere la Bibbia all’interno degli edifici scolastici sono terreno di questa battaglia. In anni recenti le culture war hanno riguardato le questioni di genere e la cosiddetta critical race theory, ovvero uno studio della storia Usa che racconti anche la vicenda delle discriminazioni istituzionali. In Florida decine di libri sono stati ritirati dalle biblioteche.

Errori storici 

Il programma promosso dal Board of Education texano contiene anche perle di storia: una lezione per gli asili spiega che i padri fondatori come George Washington e Thomas Jefferson «si resero conto che la schiavitù era sbagliata e fondarono il paese in modo che gli americani potessero essere liberi». Il brano evita di ricordare che tra i padri fondatori era pieno di padroni di schiavi. Parlando della Guerra civile si legge che il generale confederato Lee desiderava trovare «un modo pacifico per porre fine al disaccordo» con il nord senza segnalare che Lee era un razzista e si batteva per mantenere la schiavitù.

L’organizzazione federale del sistema scolastico, con i curricula che vengono stabiliti dai Board of Education di ciascuno stato, rende possibile il riprodursi a livello locale di epocali scontri di principio che si riverberano sul dibattito politico nazionale. Su ciascuno dei temi che abbiamo appena elencato si aprono dispute giuridiche, si organizzano campagne, si fanno pressioni sulla politica, ci si trascina in tribunale.

Il ruolo del Texas

L’anno scorso il Texas, che è un po’ l’avanguardia e il più importante stato repubblicano, ha permesso alle scuole pubbliche di assumere cappellani religiosi non certificati come consulenti, mentre l’Assemblea legislativa statale promuove l’affissione dei Dieci Comandamenti nelle aule. In Louisiana una legge che prevede la stessa affissione è stata definita anti costituzionale da un giudice federale e in Oklahoma un tribunale stabilirà se la stessa norma sia o meno lecita.

Nel lontano 2009 in Texas lo scontro era stato attorno all’evoluzione. Il Board votò a favore dell’abolizione dell’obbligo che imponeva agli insegnanti di scienze di esplorare con gli studenti i “punti di forza e di debolezza” di tutte le teorie. All’epoca i conservatori del Board ottennero che nei libri si scrivesse anche che i reperti fossili non sempre confermano la teoria enunciata da Charles Darwin. Allora come oggi le scelte del Board texano sono importanti perché le scuole del Texas sono le seconde più popolose del paese e di conseguenza i loro programmi influenzano anche il mercato dell’editoria scolastica.

Il futuro trumpiano

La vicenda texana rimanda a quella nazionale e potrebbe far presagire qualcosa sulle politiche trumpiane in materia. Non solo Trump ha promesso di smantellare il dipartimento all’Istruzione, ma ha nominato alla sua guida la “incredibile” Linda McMahon, miliardaria co-fondatrice della World Wrestling Entertainment.

Annunciando la nomina Trump ha scritto: «Come segretario all’Istruzione, Linda si batterà instancabilmente per espandere la libertà di scelta a tutti gli stati e per dare ai genitori la possibilità di prendere le migliori decisioni in materia di istruzione per le loro famiglie». Il segnale è chiaro: gli stati facciano quello che vogliono e le famiglie che lo ritengono opportuno scelgano sulla base dei loro principi religiosi. Se poi gli studenti non conosceranno la storia, la scienza o non sapranno fare di calcolo vorrà dire che batteranno la concorrenza asiatica recitando a memoria Astro del Ciel.

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