L’amministrazione Biden chiede al Congresso di sbloccare i nuovi aiuti, mentre Kiev denuncia nuovi crimini di guerra al fronte e l’opposizione interna a Zelensky è sempre più agguerrita
La Casa Bianca ha annunciato ieri che i fondi per sostenere l’Ucraina termineranno alla fine dell’anno. L’avvertimento è contenuto in una lettera in cui l’amministrazione Biden chiede al Congresso di autorizzare nuovi finanziamenti, bloccati ormai da mesi dall’ala destra del partito Repubblicano.
L’annuncio arriva a poche ore di distanza dalla pubblicazione di un filmato che mostrerebbe l’uccisione a sangue freddo di due soldati ucraini, che avevano tentato di arrendersi ai russi a causa della mancanza di munizioni. Secondo Kiev si tratta della prova di un ennesimo crimine di guerra commesso dalle forze armate di Mosca. Nel frattempo, il clima politico nella capitale ucraina è sempre più teso con le forze di opposizione che accusano sempre più di frequente il presidente Volodymyr Zelensky di scorrettezze e metodi autoritari.
Finanziamenti agli sgoccioli
«Abbiamo terminato i soldi e stiamo per finire il tempo», ha scritto in una lettera indirizzata ai leader del Congresso Shalanda Young, direttrice del budget nell’amministrazione Biden. Si tratta del più allarmato avvertimento arrivato dalla Casa Bianca da quando lo scorso settembre un accordo bipartisan ha stralciato nuovi finanziamenti all’Ucraina per superare l’empasse che aveva bloccato il finanziamento delle spese del governo.
L’amministrazione Biden ha richiesto un pacchetto di spesa da 106 miliardi di dollari per finanziare non solo le spese militari destinate all’Ucraina, ma anche il sostegno a Israele, il riarmo delle forze armate statunitensi e una serie di spese destinate al contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico.
Senatori di entrambi i partiti sono al lavoro su un compresso che includa anche nuove procedure più severe per ridurre il numero di migranti che entrano negli Stati Uniti dal confine meridionale. Se i senatori raggiungeranno l’accordo, ha scritto ieri su Twitter lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson, i deputati del suo partito saranno disponibili a votare gli aiuti. Nel frattempo, altre cattive notizie per l’Ucraina arrivano dall’Europa, che per volume di aiuti promessi a Kiev ha superato da tempo gli Stati Uniti. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha minacciato di mettere il veto al nuovo pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro e alla procedura di negoziato per l’ingresso dell’Ucraina in Ue al prossimo vertice di dicembre. Orbán è da tempo impegnato in uno scontro con Bruxelles, che ha bloccato 13 miliardi di euro di fondi destinati al paese per via delle accuse di violazione dello stato di diritto e degli standard europei.
Ucraini senza munizioni
Con un deficit stimato al 20 per cento del Pil nel corso del 2023 e previsto per il 2024, l’Ucraina ha bisogno del costante supporto degli alleati per far quadrare i conti. A ottobre, il primo ministro Denys Shmyhal ha annunciato che il paese ha bisogno di 42 miliardi di dollari per finanziare le sue spese nel corso del prossimo anno. Il denaro è già stato stanziato dagli alleati dell’Ucraina, ma imprevisti come il veto di Orbán e l’opposizione dei deputati repubblicani, potrebbero bloccare i finanziamenti.
Queste spese non includono gli aiuti militari, che fino ad oggi ammontano a circa 100 miliardi di dollari, metà dei quali forniti dagli Stati Uniti. Già oggi le forze armate di Kiev si trovano a corto di armi e munizioni, in particolare proiettili di artiglieria, a causa del ritardo degli alleati nell’aumentare la propria capacità di produzione.
L’uccisione dei soldati ucraini che si sarebbero arresi per mancanza di munizioni è un simbolo di quello che potrebbe presto accadere in altre parti del fronte, sostengono gli ucraini. Il filmato che mostrerebbe la loro esecuzione è stato girato vicino ad Avdiivka, la città nella regione di Donetsk dove al momento è in corso la più dura battaglia più difficile per le forze armate di Kiev. Avdiivka è circondata su tre lati e nonostante gli attacchi russi siano stati tutti respinti con gravi perdite fino a questo momento, la situazione dei suoi difensori è sempre più difficile.
Tensioni a Kiev
Gli effetti di una situazione militare sempre più complicata e di un crescente rischio di isolamento internazionale si vedono anche nei corridoi della politica ucraina. Il clima di unità tra le forze politiche di maggioranza e opposizione che si era manifestato nei primi mesi di guerra è da tempo scomparso, ma gli ultimi giorni hanno visto un’improvvisa escalation dei toni da parte dell’opposizione.
In un’intervista pubblicata nel fine settimana dal settimanale tedesco Spiegel, il sindaco da Kiev e oppositore di Zelensky, Vitali Klitscko, ha mosso una dura critica al suo presidente dicendo che l’Ucraina resto «potrebbe non essere diversa dalla Russia, dove tutto dipende dalla volontà di un uomo soltanto». Criticato da molti per i suoi accordi con i grandi costruttori della capitale e la sua gestione del patrimonio artistico e naturale della città, Klitschko è comunque uno dei politici più popolari in Ucraina, anche se rimane a una certa distanza da Zelensky.
Altre critiche a Zelensky sono nel frattempo arrivata dall’ex presidente Petro Poroshenko, che nel fine settimana è stato bloccato al confine mentre si apprestava a raggiungere il primo ministro ungherese Orbán per persuaderlo a non mettere il veto sugli aiuti all’Ucraina. Poroshenko è stato fermato dopo che il suo permesso di lasciare il paese è stato ritirato dal parlamento dopo una segnalazione dei servizi segreti, che hanno parlato di come l’incontro avrebbe potuto essere usato dal Cremlino per un’operazione di «guerra psicologica». Poroshenko ha accusato Zelensky di aver personalmente bloccato il suo viaggio.
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