- Intervista a Hatice Cengiz, la compagna del giornalista del Washington Post ucciso nel 2018 nel consolato di Riad: «Mi ha deluso molto che il report della Cia non abbia prodotto conseguenze più serie».
- Su Renzi e le conferenze per il FII Institute: «Mbs non è l’Arabia Saudita, ci sono molti modi in cui gli stranieri possono avere relazioni con il paese senza contribuire alla macchina della propaganda di bin Salman. È davvero triste che abbia fatto una cosa del genere e onestamente mi vergogno un po’ per lui».
- Il tribunale turco che sta indagando sull’omicidio di Khashoggi non ha ammesso il report della Cia fra le prove. Il documento indica Mbs come mandante.
Il report della Cia pubblicato di recente certifica in modo inequivocabile la responsabilità diretta di Mohammed bin Salman nell’omicidio di Jamal Khashoggi. Eppure l’Amministrazione Biden si è rifiutata di imporre sanzioni che colpiscono direttamente il principe. Nonostante le critiche, la Casa Bianca ha spiegato che la situazione «è complicata». Se lo aspettava? È delusa dal fatto che non sia stata presa una posizione politica decisa?
Ho apprezzato molto il fatto che il documento sia stato pubblicato e tutto il lavoro che tantissime persona hanno fatto finora per fare in modo che la verità su quello che è successo a Jamal venisse fuori. Però mi ha deluso molto che il report non abbia prodotto conseguenze più serie. A dirla tutta, trovo strano pubblicare un documento che dice che qualcuno ha ordinato l’omicidio di una persona innocente e che il mandante non venga punito. Quindi sì, sono delusa.
Alcuni commentatori hanno letto il documento come un duro colpo per bin Salman, ma il fatto si può leggere anche al contrario. Alla fine, Mbs esce sostanzialmente illeso, sarà libero di viaggiare, anche negli Stati Uniti, e manterrà tranquillamente il suo potere interno e una qualche legittimità internazionale. Cioè non sarà il “pariah” di cui Biden ha parlato in campagna elettorale. Qual è la sua lettura?
Sappiamo da molto tempo che Mbs ha ordinato l’assassinio di Jamal. Sono passati quasi tre anni e lui non è stato punito in alcun modo, quindi onestamente ormai sono abituata a questo tipo di delusioni da parte dei politici. Allo stesso tempo ci sono diverse cause legali in corso, c’è un processo in Turchia, i pronunciamenti dell’intelligence in America e di recente anche l’indagine aperta in Germania. Emergeranno sempre più elementi da questi casi e sarà sempre più difficile ignorare la questione, a dispetto di quanto gli Stati Uniti o altri paesi ritengano importanti i rapporti con bin Salman. Vorrei anche ricordare che Mbs non rappresenta tutta l’Arabia Saudia. Spero che altri leader politici a livello internazionale si rendano conto che non possono abbandonare la loro autorità morale lasciando che una persona la passi liscia per l’omicidio di Jamal. Tenere buono Mbs non è un obiettivo che vale la pena perseguire.
Qualcuno pensava che una volta cacciato Donald Trump dalla Casa Bianca, un’amministrazione democratica avrebbe cambiato rotta su molti dossier, inclusi i rapporti con l’Arabia Saudita e altri regimi autoritari. Ora queste aspettative sembrano frustrate. Era giusto addossare tutte le colpe alla politica estera di Trump? Non è una questione più generale, che riguarda la politica estera americana?
Non so in che modo paesi come gli Stati Uniti prendano le decisioni, ma di sicuro mi sembra che mettano le relazioni economiche davanti alla giustizia e a ciò che è moralmente giusto. Questa posizione non cambia con l’alternarsi delle amministrazioni, nonostante le promesse a parole. Certo, hanno ancora la possibilità di cambiare posizione e di punire Mbs, questo potrebbero farlo in qualsiasi momento.
Prima dell’indagine della Cia, lei pensava che realisticamente gli Stati Uniti potessero cambiare posizione rispetto all’Arabia Saudita, un alleato storico, in ragione di quello che è successo? Pensa che mantenere alta la pressione politica possa alla fine portare a qualche forma di rottura con un regime le cui violazioni dei diritti umani sono note e ampiamente documentate?
Non è forse realistico aspettarsi che i responsabili dell’omicidio di un giornalista in uno stato straniero vengano puniti per le loro azioni? Cosa impedirà loro di farlo di nuovo? Ci deve essere una punizione. E vorrei anche dire che l’omicidio di Jamal è soltanto una delle cose terribili che il regime saudita ha fatto dal 2018. Jamal li ha spaventati così tanto perché stava raccontando al mondo la degenerazione del paese che è coincisa con l’aumento del controllo da parte di Mbs. Dobbiamo continuare a fare pressione: è la cosa giusta ed è quello che Jamal avrebbe voluto.
In Italia si discute della decisione di Matteo Renzi, un senatore della repubblica, di partecipare a un evento della Future Investment Initiative a Riad, uno strumento che sostanzialmente serve per ripulire l’immagine di bin Salman a livello internazionale. Come sa, Renzi non solo ha intervistato il principe in un incontro pubblico, ma ha incensato il “nuovo Rinascimento” che il regime saudita a suo dire sta vivendo. Ovviamente non ha mai citato né l’omicidio di Khashoggi né le violazioni dei diritti umani. Pensa che sia parte del problema? Non mi riferisco solo a Renzi, ma a tutti i politici occidentali che affiliandosi a Mbs contribuiscono a legittimare il regime.
È certamente parte del problema. Immagino il vostro ex presidente del Consiglio non si faccia problemi ad ignorare i crimini terribili del regime e non abbia idea di cosa sia moralmente la cosa giusta. Come ho detto, Mbs non è l’Arabia Saudita, ci sono molti modi in cui gli stranieri possono avere relazioni con il paese senza contribuire alla macchina della propaganda di bin Salman. È davvero triste che abbia fatto una cosa del genere e onestamente mi vergogno un po’ per lui. Lo stesso vale per tutte le persone in posizione di potere che decidono di ignorare i diritti umani e l’omicidio di Jamal per mantenere lo status quo.
Renzi non ha risposto alle domande dei giornalisti, ma si è fatto delle domande da solo e si è dato delle risposte, nelle quali ha spiegato che il regime saudita ha molti limiti ma negli anni sta lentamente migliorando sui diritti umani. Crede che questo approccio “incrementalista” possa funzionare nel lungo periodo?
Non so guidare un paese, ma certamente uccidere persone che offrono critiche costruttive o imprigionare e torturare donne che chiedono diritti non mi sembra un modo “incrementalista” di migliorare una condotta terribile sui diritti umani. Se i leader stranieri vogliono fingere di credere che le cose stiano migliorando in Arabia Saudita, questa è una loro scelta. Ma il continuo accumularsi di nuove le prove e dati su quello che realmente sta accadendo dimostrerà che sono dal lato sbagliato della storia. Da quando Jamal è stato ucciso non riesco a dormire la notte: invidio che persone come il vostro ex primo ministro riescano a dormire dopo aver elogiato Mbs.
In termini di cinico realismo politico è comprensibile che gli Stati Uniti vogliano mantenere i legami politici, economici e strategici con l’Arabia Saudita che risalgono ai tempi di Franklin Delano Roosevelt e del re Abdul Aziz. Quello che è meno comprensibile è che lo facciano con la stessa convinzione anche altri paesi che sono meno coinvolti nelle relazioni con Riad e dunque teoricamente più liberi di prendere posizioni diverse. Non sarebbe il caso che gli stati facessero quello che possono per isolare il regime invece di legittimarlo?
Certo, questo sarebbe il modo più efficace per affrontare bin Salman. Non riesco a pensare a nessun’altra modalità, oltre all’isolamento internazionale, per limitarli. Ripeto, Mbs non è l’Arabia Saudita, è soltanto un uomo, perché devo essere l’unica che ha il coraggio necessario per oppormi a lui? Quello che stiamo facendo ora non è abbastanza.
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