Si tratta della prima condanna al mondo contro i crimini commessi dal regime del presidente siriano, Bashar al Assad
Un tribunale tedesco ha condannato a quattro anni e mezzo di detenzione l’ex ufficiale dell’intelligence siriana, Eyad al Gharib, per essersi reso complice di crimini contro l’umanità. Si tratta della prima condanna al mondo contro i crimini commessi dal regime del presidente siriano, Bashar al Assad. Al Gharib è accusato di avere deportato nei centri di detenzione almeno trenta manifestanti “colpevoli” di avere partecipato alle proteste contro il governo di Damasco avvenute nell’ottobre del 2011.
Secondo i profughi siriani, il regime siriano avrebbe commesso torture e violenze contro i manifestanti imprigionati. Assad ha sempre negato ogni accusa. Il processo ha visto la partecipazione di oltre una dozzina di superstiti del centro di detenzione che hanno testimoniato sulle torture e gli abusi commessi nel centro di detenzione di al Khatib anche noto come “Braccio 251”. Nelle loro testimonianze, i manifestanti hanno raccontato di avere subìto stupri, abusi sessuali, elettroshock e di essere stati privati del sonno.
L’altro accusato
Al Gharib è uno dei due accusati del processo sulle violenze avvenute nel penitenziario. Il secondo imputato è Anwar Raslan ed è accusato di avere direttamente commesso gli abusi sui manifestanti causando la morte di 58 di loro e torturandone oltre quattromila. Il suo processo dovrebbe concludersi verso la fine di ottobre.
Il ruolo degli avvocati siriani
L’avvocato siriano Anwar Al Bounni è stato vittima di Raslan e delle prigioni siriane. Hanno provato ad ucciderlo due volte quando era detenuto nelle senzioni 285 e 251 di Damasco. Era stato incarcerato per aver denunciato le violazioni dei diritti umani che accadevano nel paese. Oggi Anwar Al Bounni si trova in Germania insieme alla sua famiglia e ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Con altri avvocati del Syrian Center for Legal Studies and Research ha raccolto centinaia di file e prove sui crimini commessi dal regime di Al Assad all’interno delle sue carceri. Il materiale era stato inviato alla Corte di Coblenza come prove sui casi di Al Gharib e di Raslan. In un comunicato, il Syrian Center for Legal Studies and research ha definito il giudizio della Corte come una «sentenza storica, e un punto luminoso nella storia del sistema giudiziario tedesco e nella storia della giustizia globale».
«L'incriminazione e la condanna dell'accusato Iyad – aggiungono – non è avvenuta perché ha commesso un solo crimine di sua iniziativa, ma perché faceva parte di una macchina infernale organizzata e sistematica con ordini superiori per arrestare civili pacifici, farli sparire, torturarli, ucciderli e nascondere i loro corpi in fosse comuni in un modo molto umiliante, e questa metodologia è soggetta a una catena di comando che giunge fino ai vertici. La decisione contro Iyad significa incriminare e condannare tutta la piramide». Ora gli avvocati chiedono e sperano che siano aperti altri casi simili nei confronti di membri degli apparati di sicurezza siriana che si sono macchiati efferati crimini contro l’umanità.
La storia del processo
Il processo in Germania è il risultato di una lunga lotta dei superstiti e delle organizzazioni per i diritti umani per punire i responsabili della repressione attuata dal regime di Assad. Inizialmente, la comunità internazionale aveva provato ad aprire un processo in Siria, ma le condizioni politiche del paese non lo avevano permesso. Il procedimento giudiziario in Germania è stato reso possibile dalla legge internazionale che permette agli stati esteri di interessarsi di reati contro l’umanità anche se commessi in un altro paese. Altri processi simili sono stati istruiti in Francia e Svezia.
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