Mancano 112 giorni alle elezioni americane e gli ultimi eventisconvolgenti non fanno che aumentare le incognite su chi vincerà. È possibile che l’attentato a Donald Trump faccia cambiare la mappa degli elettori. Il fatto ha sollevato riflessioni di diversa natura: sulle ragioni dell’attentato, sull’efficienza del Secret Service, sul linguaggio che Joe Biden potrà usare da ora in avanti, ma soprattutto sulle conseguenze politiche che avrà sugli elettori indecisi.

A questo punto della campagna elettorale gli elettori convinti si sono già schierati e, anzi, vedono questa nuova sfida Biden-Trump come una potenziale rivincita delle elezioni del 2020. Eppure, anche in un contesto politico così polarizzato come quello negli Stati Uniti, ancora esiste una percentuale di elettori che non sa da quale parte schierarsi.

Gli swing states

Molti americani sostengono di non voler votare né per Trump né per Biden alle prossime elezioni. Secondo l'ultimo sondaggio NPR/PBS/NEWSHOUR, il numero degli indecisi a livello nazionale è aumentato: il 14 per cento degli intervistati dichiara di non sapere per chi voterà. Sono i cosiddetti “double haters”, quelli che, come riportato dal Washington Post, descrivono le prossime elezioni come «una vera schifezza».

Gli effetti di questa indecisione sono più evidenti se si considera che gran parte degli indecisi abita negli swing states, gli stati contendibili dove si gioca la vittoria elettorale. Negli swing states lo scarto tra i candidati è di solito inferiore al 3 per cento e l’oscillazione dei voti è molto variabile.

In questa tornata ci sono sei stati considerati swing: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin. Secondo recenti sondaggi condotti dal sito 538 a luglio 2024, molti degli stati chiave si stanno avvicinando a Trump. In particolare, tre del Midwest: in Arizona, dove Biden aveva vinto nel 2020, Trump è in vantaggio del 4,1 per cento, in Georgia di 4,9 e in Nevada del 4,5.

Secondo Amy Walter del Cook Political Report citata in un’intervista su Pbs News, alle origini di questa tendenza vi è la volontà degli elettori di interrompere la continuità e optare per il candidato che è più in grado di fare il presidente per altri quattro anni.

In altri stati chiave, come il Michigan, la situazione si fa più complicata. Come riportato dalla Bbc, durante le primarie democratiche del Michigan a febbraio, più di 100mila elettori hanno scelto l'opzione «non impegnato»sulle loro schede. Il Michigan è diventato uno stato più «oscillante» soprattutto dopo lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza. Lì vive la più alta percentuale di arabo-americani del paese, una fascia demografica il cui sostegno a Biden è a rischio. Sempre secondo i sondaggi di 538, anche in Pennsylvania Trump è in vantaggio, ma con un variabile tre per cento.

Nonostante ciò, come sottolineato da Walter, una buona notizia per Biden c’è: gli elettori che decidono di non votare per lui non necessariamente decidono di votare per Trump. Ma è proprio questo che li rende critici.

Convincere la parte indecisa dell’elettorato significa, nel contesto attuale, dimostrare di essere meglio di ciò che l’opinione pubblica crede. Da un lato Biden deve convincere gli elettori più scettici di non essere troppo vecchio per fare il presidente per altri quattro anni. Trump, mostrandosi più stabile, potrebbe ambire ai voti dell’elettorato di centro-destra che vuole un candidato conservatore, ma ritiene che lui sia troppo estremo.

Come emerge da un sondaggio del Washington Post, gli attuali indecisi hanno votato nel 2020 «a malincuore» per uno dei due e nel 2024 sono ancora meno convinti di prima. Molti sperano in un candidato terzo, che non sia né il troppo anziano Joe né il folle Trump.

Non è un monolite

Inoltre, quello che emerge da sondaggi e interviste condotti su questa parte di elettorato è che non è un gruppo monolitico, bensì è molto variegato al suo interno. Alcuni di loro non voterebbero per nessuno dei due candidati attuali, altri non amano né uno né l’altro, ma dicono di essere in grado comunque di scegliere, altri ancora non voteranno o lo faranno per candidati indipendenti.

Quello che è altrettanto evidente è che tra questi elettori entrambi i candidati sono profondamente impopolari.

Gli indecisi sono delusi, arrabbiati e amareggiati. Valutare le conseguenze politiche del recente attentato a Trump è precoce, ma si può ipotizzare che da qui in avanti i fatti e le parole si andranno significativamente a sommare alla lista di ciò che rende un candidato «meno peggio» dell’altro agli occhi degli indecisi.

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