- A Verona il 7 gennaio si è tenuto un grande raduno pacifista assieme al vescovo e ai sindacati
- A Barcellona si prevede a breve una ripetizione del 5 novembre di Roma
- L’ambizione è far nascere un grande novimento europeo per la pace
Nel silenzio della politica, il movimento della pace, messo in moto dalla grande manifestazione del 5 novembre scorso, sta continuando a crescere. Il comitato promotore “Europe4peace” prepara vari appuntamenti in Italia e all’estero.
Intanto il 7 gennaio scorso a Verona si è svolta una puntata di questa rete di convocazioni per la pace: l’auditorium della Gran Guardia era stracolmo per un incontro pubblico sul tema “La pace può vincere la guerra”, nel giorno del Natale ortodosso.
Andrea Riccardi e Maurizio Landini hanno patrocinato questa tappa, assieme al sindaco Tommasi, al vescovo Pompili, Rossella Miccio di Emergency e Vanessa Pallucchi, portavoce del terzo settore.
Il 1° gennaio a Bologna sempre Maurizio Landini ha partecipato alla marcia per la pace assieme al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.
Come ogni anno c’è stata la manifestazione “Pace in tutte le terre” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, che confluisce in piazza San Pietro per l’Angelus di papa Francesco, e in molte città italiane (tra cui Genova, Milano, Napoli, Novara, Padova, Palermo).
Oltre l’Italia
Tali iniziative toccano anche paesi latinoamericani (come Argentina o Perù), europei (Belgio, Germania, Austria, Olanda, Polonia, Spagna) e africani. Idealmente ci si raccoglie attorno alle parole d’ordine “pace e pane”: un legame che si è creato a Roma tra sindacati (capeggiati dalla Cgil) e cattolici promotori di pace, assieme alla miriade di altre sigle aderenti.
La speranza dei partecipanti a tali incontri era per una tregua di Natale, avanzata dal papa, ma che purtroppo non è stata accettata. Nell’attuale movimento per la pace confluiscono vari impulsi: nuovo modello economico, giustizia sociale, eguaglianza, democrazia e rispetto dell’ambiente.
Si alza il velo sulle guerre dimenticate e sull’impatto ambientale dell’industria (inclusa quella militare) ed energetica, a scapito della riconversione ecologica. La vera novità del 5 novembre è la saldatura tra mondo sindacale, cattolico, pacifista e ambientalista, con un contributo civico. Tale mix sta facendo da crogiolo alla nascita di una nuova cultura della pace, del lavoro e dell’ambiente.
Presto vi sarà una manifestazione nazionale simile a quella di Roma, che si terrà a Barcellona nel medesimo spirito. L’ambizione è di moltiplicare tale modello in tutta Italia e in Europa, facendo emergere una forza di pace nella società civile a dimensione popolare.
Liberare il tema della pace dalle pastoie delle polemiche in corso, per rifondare una sensibilità pubblica sul valore della pace e della convivenza: tale è l’ambizione nata il 5 novembre. «Non ci si salva da soli» ma soltanto insieme e nel rispetto dell’ambiente: è questo il valore aggiunto dell’unità tra chi manifesta guardando alle vittime dei conflitti – come quelle in Ucraina, in Siria, Yemen o in Africa – e non si rassegna ad abituarsi alla guerra.
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