Per Alexandra Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Ayanna Pressley e Rashida Tlaib, note come The Squad, “la squadra”, la propria rielezione al Congresso è una rivincita. Ora puntano a spostare il partito democratico più a sinistra. Il loro successo è la prova che essere radicali funziona
- Le democratiche Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Ayanna Pressley, Rashida Tlaib, note come “The Squad”, la squadra, sono state tutte ampiamente riconfermate al Congresso degli Stati Uniti.
- Femministe, progressiste, contro ogni tipo di diseguaglianza, incarnazione della volontà di puntare sulla minority majority , hanno costruito il successo sulla politica dal basso. Sono la prova che essere radicali funziona.
- Ocasio-Cortez la notte dello spoglio ha espresso disappunto per come Biden ha gestito la campagna. Il fronte comune della squad è anche interno, per spingere il partito a sinistra.
Le conclusioni sono almeno due: non bisogna inseguire il centro, perché essere radicali funziona; e squadra che vince non si cambia. Le democratiche Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Ayanna Pressley, Rashida Tlaib, sono state tutte ampiamente riconfermate al Congresso degli Stati Uniti, ed è stata eletta pure Cori Bush, ultima arrivata nel gruppo ma leader dal 2014 delle proteste di Black lives matter.
La Squad
Due anni fa, pochi giorni dopo le elezioni di midterm, Alexandria Ocasio-Cortez ha pubblicato una foto con altre tre neoelette, titolando The Squad, la squadra. Da allora, lei, di New York (quartieri popolari, genitori di origine portoricana), Ilhan Omar (prima donna nera in Minnesota), Ayanna Pressley (prima nera eletta in Massachusetts), Rashida Tlaib (prima donna musulmana eletta, in Michigan, al Congresso), hanno fatto coalizione; dicono loro, sisterhood, sorellanza.
Tutte donne (e femministe), piuttosto giovani, in comune hanno che sono progressiste, a sinistra nel Partito democratico (sostenitrici, alle primarie, di Bernie Sanders), contro ogni tipo di diseguaglianza (razziale, di genere, socioeconomica), incarnazione della volontà dem di puntare sulla minority majority (le minoranze etniche che formano maggioranza). Hanno costruito il successo sulla politica movimentista; ora sono star.
Già un anno fa, un sondaggio YouGov riscontrò che ciascuna di loro riscuoteva più consenso di Donald Trump. Il quale peraltro con la Squad è sempre andato allo scontro frontale. Dall’inizio «ha detto a noi, quattro elette, solo perché siamo di colore, di tornarcene a casa». E agli ultimi comizi ha attaccato «le socialiste».
Rivincita
Ma gli attacchi, fatti per scaldare la base, non sono serviti granché ai repubblicani, anzi. «Merito anzitutto di Omar e Tlaib se Minnesota e Michigan sono andati a Biden,» dice Jamaal Bowman, eletto al 16esimo distretto di New York, nel Bronx, non lontano dal campo base (14esimo, tra Bronx e Queens) di Ocasio-Cortez.
Lei twitta: «Gridatela, la gioia, per l’incredibile consenso mobilitato da Ilhan e Rashida in zone chiave di stati chiave». L’apripista del gruppo, in piena notte di spoglio, a fronte del fallimento dei dem in zone ad alto tasso di minoranze (la Florida “latina” andata a Trump, per dire), ha espresso disappunto per come Joe Biden ha gestito la campagna: «Noi avevamo lanciato l’allarme, sulle debolezze politiche nei confronti dei latinos».
Del resto lei si era presentata alla convention del trionfo di Biden con un discorso pro Sanders, e fino all’ultimo ha detto ai suoi: «Più che un voto per lui, è contro Trump». Il fronte comune della squad è anche interno, per spingere il partito a sinistra.
L’ascesa di Ocasio-Cortez comincia proprio perché riesce, nelle primarie 2018, a battere il candidato di retroguardia dell’establishment dem, Joe Crowley, che era stato al potere per vent’anni. «Non è mai venuto qui, tra voi, tra le comunità del Bronx, del Queens, tra la gente come noi», diceva lei, famiglia umile, studiosa, cameriera per necessità, nei comizi per espugnargli la candidatura; e lui, convinto del proprio strapotere, ai dibattiti spesso neppure si presentava, mandava l’assistente.
La crescita
All’epoca, il trionfo di lei si basò su una serrata campagna sul campo (sia porta a porta che social) e un’idea chiave: «È ora che nei posti dove si decide vada qualcuno come voi», non bianco, non potente, non ricco.
Nel docufilm Knock Down the House la si vede mentre dice al compagno, lo sviluppatore web Riley Roberts: «Faranno di tutto per farmi credere che sono inadeguata. Non lo sono».
Ha funzionato a tal punto che adesso i repubblicani hanno investito un capitale per ostacolarla e far vincere il 60enne John Cummings (10 milioni di dollari). E pure, alla dem è arrivata una pioggia di sostegni, perlopiù piccole donazioni ma che hanno superato i 17 milioni.
In due anni Ocasio-Cortez è cresciuta (politicamente): in aula ha sfidato Mark Zuckerberg, ha denunciato il sessismo di un collega. E poi, ha detto ai manifestanti di Black lives matter come sfuggire a identificazioni e repressione della polizia, si è concessa un tutorial di trucco su Vogue. Non stupisce che non abbia paura di mandarle a dire a Biden in pieno spoglio.
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