È lo Sturm und drang del papa emerito, la tempesta e l’assalto di Benedetto XVI al cuore dell’Europa quella che prende corpo nel libro a firma di Joseph Ratzinger, La vera Europa, da oggi in tutte le librerie. L’antologia degli interventi del papa tedesco, edita da Cantagalli e curata dagli studiosi Pierluca Azzaro e Carlos Granados, si apre con una lunga introduzione di papa Francesco, anticipata domenica scorsa dal Corriere della Sera.

A seguire, un testo introduttivo firmato da Ratzinger che i curatori pongono a prefazione dell’antologia e dove, coerentemente a interventi precedenti, riaffiora ancora una volta il tema del «matrimonio omosessuale», percepito come un fenomeno critico nell’orizzonte degli obiettivi comunitari europei. Sulla stessa linea, peraltro, s’innesta anche il testo di papa Francesco che, pur non entrando nel merito, condivide la percezione di una crisi socio-culturale nell’Europa, pur con sprazzi di ottimismo e speranza.

Due continenti, due visioni

L’antologia, pubblicata nella ricorrenza del 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa sede e l’Unione europea, ha come sottotitolo «identità» e «missione». Due parole ricorrenti nel recente viaggio del papa in Ungheria e Slovacchia, dove a più riprese Francesco ha parlato dell’identità cristiana dell’Europa, sgomberando il campo dall’abuso e dalla strumentalizzazione del simbolo cristiano per eccellenza, il crocifisso: «Non riduciamo la croce a oggetto di devozione, tanto meno a simbolo politico, a segno di importanza religiosa e sociale» ha detto celebrando la messa a Prešov, invitando viceversa ad attingere all’umanesimo incarnato dalle vite di santi, come Cirillo e Metodio.

Questo spiega perché di fatto il papa argentino condivide l’analisi impietosa di Ratzinger: «Benedetto XVI non ha paura di denunciare […] questa drammatica rinuncia all’idea di creazione, sino alle attuali, ultime conseguenze, descritte in modo assolutamente chiaro e convincente nel testo introduttivo» sottolinea nell’introduzione. Come spiega il teologo Andrea Grillo a Domani «l’approccio che emerge dall’introduzione di Francesco è la consapevolezza di questioni aperte».

Ciononostante, le parole nero su bianco di Francesco sono in controtendenza rispetto alla lettera inviata al gesuita James Martin, che negli Usa sostiene la pastorale Lgbt: «Lo stile di Dio ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio» aveva scritto il papa quattro mesi fa. In Europa, invece, Francesco assume un approccio più perentorio: «Oggi in Europa va sempre più smarrendosi l’idea del rispetto di ogni vita umana […] a partire dall’offuscamento della coscienza che siamo creature di Dio».

Ratzinger e l’omosessualità

Il testo di Ratzinger, che i curatori hanno scelto come incipit alla raccolta, merita alcune osservazioni. Innanzitutto, per la scelta tematica: ciò che colpisce non è tanto la visione del papa emerito sulle unioni, che è già nota sin dai tempi in cui era prefetto nella Congregazione per la dottrina della fede. Sei anni dopo la sua rinuncia, al mensile Klerusblatt Ratzinger aveva definito la teologia morale cattolica al «collasso» a causa dei movimenti di liberazione sessuale. Due anni dopo, la sua analisi è immutata, visto che in un volume nato per fare memoria delle relazioni europee, Benedetto XVI riprende il tema laddove lo aveva lasciato.

Il fenomeno del «matrimonio omosessuale» legalizzato in ben sedici stati europei, che per l’Ue rientra in un più ampio progetto di inclusione sociale, per Ratzinger è una feritoia attraverso cui guardare senza infingimenti i limiti di una visione agli antipodi della tradizione cristiana, di cui l’Europa è debitrice: «Innanzitutto mi sembra importante osservare che il concetto di “matrimonio omosessuale” è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità̀ che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione  dell’umanità̀ sino a oggi». Per Grillo, «si fa un torto a Ratzinger nel pensare che i suoi "discorsi sulla Europa" si possano ridurre alla critica del matrimonio omosessuale».

La morale all’Europa

Nella sua disamina sulle unioni Lgbt, il papa emerito inserisce il «matrimonio omosessuale» nel processo di disgregazione della morale europea, che non può più bypassare le sue radici. Anche Francesco condivide con il suo predecessore «quella “idea d’Europa” che ha indubbiamente ispirato i suoi Padri fondatori e che sta alla base della sua grandezza ed il cui definitivo offuscamento sancirebbe il suo complessivo e irreversibile declino».

In entrambi si ricalca l’eco di pensatori come Romano Guardini che, riflettendo sull’Unione, scrutava il suo «nucleo» nella missione cristiana. L’Europa per Guardini «deve diventare, con una nuova serietà, ciò che essa è secondo la propria essenza. Se abbandona questo nucleo, ciò che ancora di esso rimane, non ha molto più da significare».

Va ricordato che, nella stesura della Costituzione per l’Unione europea, fu proprio Valéry Giscard d’Estaing a rifiutare di inserire nella carta il riferimento alle radici giudaico-cristiane dell’Europa, come invece auspicava papa Giovanni Paolo II. Ratzinger coglie, così, nelle unioni civili un fenomeno da incastonare nell’infrazione a questa morale comune, accanto ad altri fenomeni altrettanti deleteri come la pillola abortiva e l’eutanasia.

Grillo nota che «il fatto che la vita comune possa essere condotta anche da persone dello stesso sesso, non può essere più compreso solo con un concetto rigido di natura che fa cadere nel disordine, nella malattia o nella perversione ogni differenza da ciò che la tradizione ha conosciuto come normativo». In altre parole, per il teologo lo scritto di Benedetto XVI coglie solo un lato della questione sessuale contemporanea: «Ma una teologia unilaterale rischia di diventare facilmente una ideologia, perché non riesce o non vuole riconoscere tutta la verità».

Crociata contro le ideologie

L’analisi di Ratzinger trova corrispondenza nelle parole pronunciate di recente dal papa in Slovacchia. Dal cortile del Palazzo Presidenziale di Bratislava, il 13 settembre scorso Francesco ha lanciato un duro monito contro le «colonizzazioni ideologiche»: «Fino ad alcuni decenni fa, un pensiero unico precludeva la libertà; oggi un altro pensiero unico la svuota di senso, riconducendo il progresso al guadagno e i diritti ai soli bisogni individualistici» ha detto davanti alla presidente Zuzana Čaputová e al corpo politico. Ratzinger scrive: «si pone piuttosto la domanda di fondo: chi è l’uomo? E con essa anche la domanda se ci sia un Creatore o se non siamo tutti solo prodotti di un fare. Sorge questa alternativa: o l’uomo è creatura di Dio, è immagine di Dio, è dono di Dio, oppure l’uomo è un prodotto che egli stesso sa creare» e Francesco è concorde su questa visione. Il teologo Grillo dissente con l’analisi di Benedetto: «Un’ecologia dell’uomo non è deducibile soltanto dalla natura e tende ad assolutizzare una lettura della sessualità funzionale solo alla generazione».

Visione morale e politica

Sembra, così, riaprirsi la vis polemica degli anni Ottanta, quando Gianni Baget Bozzo criticò la Lettera sull’omosessualità indirizzata dall’allora cardinale Ratzinger ai vescovi cattolici. In un lungo editoriale su Repubblica pubblicato il primo novembre 1986, il sacerdote - poi sospeso a divinis - scrisse che «mentre le aspirazioni positive della chiesa si pongono apertamente su un piano religioso e metapolitico, le indicazioni politiche hanno sempre, nella bocca dell’attuale pontificato, un carattere di limitazione dei diritti».

Rifacendosi a quello stesso articolo, Grillo aggiunge che «Benedetto assume una prospettiva di diretta discussione delle scelte politiche degli stati europei, non fa un discorso semplicemente teologico, ma direttamente politico». Anche Francesco, il pontefice politico, a più riprese ha incarnato questa giustapposizione dei piani, come dimostra la sua visione di umanesimo integrale sovente ricalcata nei suoi scritti. Se lo stesso premier Mario Draghi, vessillifero dell’Europa, dal palco del G20 Interfaith Forum di Bologna, due giorni fa ha parlato di «difesa dei principi» della religione e di «obbligo morale», allora il volume di Ratzinger è una lente di ingrandimento su quel che resta di una coscienza europea.

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