La vera strategia jihadista è quella di segregare intere regioni del mondo
A female masked member of the Palestinian Al-Quds Brigades, the military wing of the Islamic Jihad group, holds a rifle, bullet and the Quran, Islam's holy book during a rally to commemorate the 29th anniversary of their group at the main square in Gaza City, Friday, Oct. 21, 2016. The Arabic on headband reads, "No God but Allah and Muhammad is his messenger, Al-Quds Brigades ". (AP Photo/Adel Hana)
20 dicembre 2021 • 20:48Aggiornato, 20 dicembre 2021 • 20:48
La nostra doveva essere l’età dell’accesso ma aree sempre più ampie del mondo diventano inaccessibili e pericolose.
Nei paesi emergenti si fa strada l’appello a tornare al passato, a negare la storia e a rintanarsi nelle tradizioni più chiuse. Nativismo, localismo, isolazionismo esistono a ogni latitudine.
Troppa libertà e mescolanza spaventano molti ed è qui che si innesta l’eversione jihadista che, pur con le sue diversità e divergenze teologiche, sembra puntare a impedire l’accesso a spazi sempre più grandi, iniziando con l’allontanare gli occidentali.
Professore direlazioni internazionali all'Università per stranieri di Perugia. È stato viceministro degli Esteri nel governo Gentiloni. Nel 2013 è stato nominato sottosegretario agli Affari esteri. Ha esercitato le deleghe sull’America latina, l’Africa e sulla promozione della lingua e cultura italiana; ha inoltre organizzato la VI conferenza Italia-America latina nel dicembre 2012.