I risultati di Giorgia Meloni non hanno effetti solo in Italia ma soprattutto in Europa e nel mondo, dove le destre estreme e sovraniste puntano sull’effetto ondata
Lunedì pomeriggio è arrivato anche il messaggio da Washington: il segretario di stato Anthony Blinken scrive che «non vediamo l’ora di lavorare con il governo italiano ai nostri obiettivi condivisi: supportare un’Ucraina libera e indipendente, rispettare i diritti umani e costruire un futuro economico sostenibile. L’Italia è un alleato vitale, una democrazia forte, e un partner apprezzato».
Ma l’esultazione per la vittoria del centrodestra è cominciata ore prima, tra le estreme destre d’Europa e oltre.
Destre estreme in festa
«Brava Giorgia!». Viktor Orbán questa mattina ha accompagnato le sue congratulazioni con un selfie che lo ritrae assieme alla leader di Fratelli d’Italia.
Gli alleati polacchi non hanno neppure aspettato i risultati definitivi per complimentarsi con Giorgia Meloni. I sodali spagnoli di Vox si sono detti che la vittoria di Fratelli d’Italia è di buon auspicio anche per loro. L’estrema destra francese si è presa in Italia la sua rivincita: Marion Maréchal, che con Éric Zemmour non è riuscita a imporsi, si fa coraggio esibendo i selfie con l’alleata italiana. I risultati di Fratelli d’Italia galvanizzano tutte le estreme destre del mondo, sia quelle in rimonta che quelle reduci da batoste. L’Italia finisce per unirle tutte: ci sono gli orbaniani in trionfo, c’è la famiglia Bolsonaro in un Brasile prossimo al voto. Anche dagli Stati Uniti la destra esulta.
Le speranze degli alleati spagnoli
Da un palco spagnolo, e per la precisione dal palco dell’estrema destra di Vox, Giorgia Meloni aveva pronunciato un anno fa il suo cavallo di battaglia: «Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy cristiana». Ora i solidi alleati di Vox sperano che la sua vittoria sia di buon auspicio anche per loro. «Avanti, Fratelli!», le parole del leader Santiago Abascal.
Abascal chiarisce indirettamente anche il potere disgregatore di questa avanzata sovranista: «Una Europa di nazioni sovrane, che cooperano». Concetto ripreso poi dall’eurodeputato di Vox, Jorge Buxadé: «La Ue è in preda a una crisi dopo l'altra e la Commissione e le istituzioni europee sono incapaci di risolverle, la strada federale non è quella che vogliono gli europei»; Meloni può guidare un’altra visione di Europa, «che rispetti le nazioni sovrane».
È lo stesso modello condiviso anche dagli ultraconservatori polacchi, e dai meloniani: Europa delle nazioni, non una integrazione politica continentale ma semmai «cooperazione per la sicurezza».
Gli ultraconservatori polacchi
Il premier Mateusz Morawiecki ha fretta di complimentarsi con l’alleata Meloni. I due hanno molto in comune: sia il Pis polacco che Fratelli d’Italia siedono, in Europa, nella famiglia conservatrice, e ne copresiedono il gruppo all’Europarlamento. Giorgia Meloni ha anche la presidenza del partito conservatore europeo.
La Polonia è assieme all’Ungheria il paese più criticato in Ue per il mancato rispetto dei valori democratici, e non a caso di recente quando si è trattato di sancire il carattere autocratico del governo ungherese i conservatori – sia il Pis che FdI – hanno votato contro. Meloni e Morawiecki hanno una attitudine comune: fortemente ancorata agli Stati Uniti per quel che riguarda il posizionamento nella guerra in Ucraina, ma anche potenzialmente disgregatrice dentro l’Ue. Fratelli d’Italia come il Pis si oppone all’integrazione politica europea, e ha affidato a Carlo Fidanza – formalmente sospeso – il sabotaggio della conferenza sul futuro dell’Europa.
La galassia orbaniana
Le elezioni italiane erano attese con grande interesse dall’establishment ungherese: Meloni assieme agli alleati polacchi spalleggia il premier nei suoi scontri con l’Ue sullo stato di diritto, e Matteo Salvini è maestro di selfie con Orbán.
Questa mattina, il premier ha affidato al suo braccio destro Zoltan Kovacs le sue congratulazioni pubbliche su Twitter, rivolte alla leader di Fratelli d’Italia. Il selfie rilanciato assieme al tweet risale all’incontro fra i due a Roma nell’agosto 2021.
Dopo il voto, la galassia orbaniana si era subito felicitata con la destra nostrana.
Balázs Orbán non è parente del premier, ma è contiguo a lui sul piano politico: ne è ideologo, consigliere, e portavoce nella costruzione di una rete internazionale orbaniana. Il suo Mathias Corvinus Collegium, del quale fa parte con ruolo dirigente, è tra i principali avamposti illiberali ungheresi e da qui passa la rete di relazioni tra estreme destre italiana, europea, internazionale. Balázs Orbán è la figura sempre presente alle convention come quella della destra Usa, la Cpac.
La Francia estrema si galvanizza
Con lo spunto della vittoria della destra in Italia, questo lunedì mattina Marine Le Pen ha rilanciato la sua campagna di reclutamento.
La leader del Rassemblement National approfitta degli esiti elettorali nostrani anche per fare la guerra retorica all’Unione europea. Come sempre nei suoi discorsi, usa il popolo come feticcio; e scrive: «Il popolo ha deciso di riprendersi il proprio destino in mano, eleggendo un governo patriota e sovranista. Bravi, Meloni e Salvini, per aver resistito alle minacce di un’Unione europea antidemocratica e arrogante ottenendo questa grande vittoria!».
Si noti che il patriottismo – e Meloni – sono citati prima dell’alleato più stretto di Le Pen, e cioè Salvini. In realtà è lui – uscito con le ossa rotte da questo voto – il vero sodale di Marine Le Pen, e la leader di Fratelli d’Italia ha anzi attivamente sabotato il piano dei due per un unico gruppone europeo sovranista.
La rivincita di Marion
La figura dell’estrema destra francese più affine e vicina a Giorgia Meloni non è Marine Le Pen, ma sua nipote, Marion Maréchal, il cui marito, Sofo, è peraltro un eurodeputato di Fratelli. Ma le parentele sono soprattutto politiche.
Durante le ultime elezioni francesi, a garantire a Le Pen zia una "normalizzazione" è stata anche la presenza di qualcuno più a destra di lei, e cioè lo xenofobo destrorso Éric Zemmour, il cui progetto politico è stato costruito assieme a Marion Maréchal.
Sotto il cappello della «unione delle destre», che i due teorizzano ma che ha subìto una batosta elettorale, i due puntano alla borghesia radicale di destra. La vittoria di Meloni è un booster per questa estrema destra francese, che con l’argomento italiano torna a predicare la «unione delle destre».
L’internazionale delle destre estreme
Anche Alternative für Deutschland si congratula, e vede nella vittoria delle destre estreme svedese e italiana un segnale favorevole anche per quella tedesca. «Svezia al nord, Italia al sud: i governi di sinistra sono così antiquati», scrive la deputata dell’Afd, von Storch.
Il 2 ottobre, e cioè questa domenica, il Brasile va al voto. L’attuale presidente di estrema destra, Jair Bolsonaro, tenta la riconferma. Suo figlio Eduardo, che è candidato come deputato, vede nella vittoria di Meloni una conferma che i cavalli di battaglia condivisi dalle destre estreme in tutto il mondo funzionano, e scrive: «La nuova prima ministra italiana è Dio, patria e famiglia».
Esultazione anche tra i repubblicani Usa. C’è esempio il texano Ted Cruz, difensore delle libere armi e ampiamente finanziato dall’Nra, che rilancia su twitter i discorsi di Meloni come modelli da prendere ad esempio.
L’ex avvocato di Donald Trump, Rudy Giuliani, aveva anticipato l’attitudine con la quale i trumpiani accolgono il voto italiano: «Vai, Giorgia!».
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