Roma ospiterà la prossima tornata di negoziati per Gaza. La notizia, inaspettata, è stata annunciata ieri sera da Axios e Walla che hanno citato funzionari americani e israeliani. 

Nella capitale si riuniranno il capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal. Una delegazione che contiene tutti i nomi di peso che da oltre nove mesi stanno cercando di mediare tra il governo israeliano e Hamas per arrivare a un cessate il fuoco e al rilascio dei 115 ostaggi che sono ancora prigionieri nella Striscia.

Pessimismo

Tuttavia l’incontro di Roma non porta con se una scia di ottimismo. L’obiettivo è quello di provare a superare lo stallo nelle negoziazioni. Secondo quanto riporta il sito israeliano Walla l’incontro «non dovrebbe includere negoziati dettagliati sulle restanti lacune, ma concentrarsi principalmente sulla strategia da seguire». Secondo un funzionario israeliano «Netanyahu vuole un accordo che non può essere raggiunto. In questo momento non è pronto a muoversi, quindi potremmo finire in una crisi nei negoziati e non in un accordo». 

Secondo i media israeliani Netanyahu non avrebbe intenzione di accettare una mediazione in questo momento anche per questioni di politica interna, visto che rischia di spingere i suoi alleati di governo di estrema destra (i ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich) ad abbandonare l’esecutivo. Questo rischierebbe di porre fine alla guerra israeliana su Gaza e di portare il paese a nuove elezioni con una possibile sconfitta per Netanyahu.

Infatti insieme a Barnea non è prevista al momento la presenza del generale Nitzan Alon a capo del team che si occupa degli ostaggi né quella del vertice dello Shin Bet Ronen Bar. La Cia ha deciso di non commentare la notizia.

A irrigidire la posizione del premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato anche l’incontro avuto con la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e candidata democratica per sostituire Joe Biden, ma anche le dichiarazioni di alcuni leader dei dem come quelle di Nancy Pelosi. «Israele ha il diritto di difendersi, ma come lo fa è importante», ha detto Harris dopo l’incontro con Netanyahu. «Non possiamo distogliere lo sguardo di fronte a queste tragedie» nella Striscia, «non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza». Il timore per il premier israeliano è una prossima presidenza meno indulgente.

Dopo aver incontrato Joe Biden e Kamala Harris Netanyahu è stato ieri nella residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida. L’ex presidente repubblicano e candidano alle prossime elezioni ha detto in un’intervista a Fox News che è giunto il momento di concludere la guerra, ma usando toni meno bruschi. Con Trump, infatti, il leader israeliano è stato più caloroso. Al tycoon ha regalato un cappello blu con visiera e la scritta «Vittoria totale». Un chiaro riferimento a ciò che il il governo di Tel Aviv vuole ottenere su Hamas nella Striscia di Gaza. Mentre su X il primo ministro ha pubblicato immediatamente video e foto raffiguranti baci, abbracci e strette di mano con Trump.

Il ruolo del governo italiano

Non è chiaro ancora se nella delegazione ci sarà qualche membro dei servizi segreti o del governo italiano. Di sicuro per Giorgia Meloni il vertice è spendibile politicamente e la notizia giunge il giorno dopo la visita di stato del presidente Isaac Herzog a Roma dove ha incontrato sia la premier ma anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Finora i negoziati si sono tenuti soprattutto in Egitto e in Qatar, con diversi incontri negli Stati Uniti. L’Italia è il primo stato europeo che, almeno da quello che è noto pubblicamente, ospiterà un round di negoziati tra le parti. Altri leader internazionali hanno provato a inserirsi nelle mediazioni negli ultimi mesi. Per ultimo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi che in Cina, dove Meloni sarà in visita istituzionale la prossima settimana, ha unito il fronte palestinese.

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