La first minister lascia l’incarico nel mezzo della dibattito sul futuro dell’indipendenza della regione, dopo che in quasi 25 anni di autogovernonessun leader aveva raggiunto il suo consenso e i suoi risultati
Con una decisione clamorosa e del tutto inaspettata Nicola Sturgeon si è dimessa da leader dello Scottish National Party e, di conseguenza, da First Minister della Scozia. Sturgeon, da 8 anni al governo di Holyrood, è la leader più longeva della – seppur – breve storia dell’esecutivo scozzese (l’attuale assetto è nato nel 1999 insieme alla devoluzione introdotta dal primo governo Blair che ha trasferito maggiori poteri ai parlamenti delle tre nazioni – Scozia, Galles, Irlanda del Nord – che compongono il Regno Unito assieme ovviamente all’Inghilterra).
Niente aveva fino ad oggi fatto presagire una scelta simile da parte della firs minister. L’Snp è infatti senza alcun dubbio il partito più forte della Scozia e la leadership della Sturgeon appariva come una delle più solide, se non la più solida, di tutta la Gran Bretagna.
L’abbandono della leader scozzese mette a soqquadro lo scenario politico non solo scozzese, ma di tutto il Regno Unito. L’Snp infatti dal 2015 è il terzo partito britannico in termini di presenza parlamentare a Westminster e potrebbe essere l’ago della bilancia nelle prossime elezioni politiche. Inoltre l’Snp non ha mai archiviato l’obiettivo dell’indipendenza della Scozia dal Regno Unito passando per un nuovo referendum.
Nonostante una recente sentenza della Corte Suprema britannica abbia stabilito che la Scozia non potrà tenere un nuovo referendum senza il permesso di Londra (che ha più volte annunciato di volerlo negare considerando il discorso chiuso con la consultazione del 2014), Sturgeon ha sostenuto nelle scorse settimane di voler considerare le prossime elezioni politiche come un “referendum de facto” vista la chiara volontà dell’Snp di voler ottenere l’indipendenza.
Questo è uno dei punti politici più critici che probabilmente hanno contribuito alla decisione di Sturgeon: dai sondaggi pare che questo assunto non sia affatto condiviso dall’elettorato e che anche all’interno del partito ci siano opinioni divergenti circa la strada da intraprendere, con i falchi che vorrebbero addirittura adottare il “modello Catalogna” invocando un referendum di indipendenza unilaterale. La decisione su questo punto avrebbe dovuto essere discussa in una prossima conferenza del partito nei prossimi mesi, decisione che va chiaramente posticipata in quanto al momento l’Snp dovrà mobilitarsi per scegliere chi succederà alla Sturgeon.
Le ragioni
Un altro punto politico estremamente controverso e che ha certamente influito sulla scelta, per cui si invocano ragioni personali da parte di Sturgeon, è il feroce dibattito scatenatosi attorno al “Gender recogniction reform bill”, una riforma che aveva l’intenzione di rendere “più semplice” il percorso di auto definizione del proprio genere per le persone trans.
La legge, passata al parlamento scozzese nonostante le polemiche e divisioni anche all’interno dell’SNP ma bloccata dal governo di Londra con una decisione clamorosa e senza precedenti, introduce una dichiarazione obbligatoria e legalmente vincolante in cui il richiedente – che deve avere almeno 16 anni – dichiara di vivere secondo il genere per cui richiede il cambio e intende farlo in maniera permanente.
La legge elimina la necessità di una diagnosi obbligatoria di disforia di genere per ottenere il cambio di generalità. La riforma ha polarizzato il dibattito di tutto il Regno Unito e i passaggi parlamentari sono stati teatro di proteste e manifestazioni e Sturgeon è stata al centro di forti polemiche e attacchi personali da parte di gruppi di attivisti di varia natura.
Altre speculazioni parlano di possibili problemi attorno a delle donazioni che il marito di Sturgeon avrebbe fatto all’Snp e che sarebbero oggetto di indagine da parte delle autorità preposte, ma la verità è che non pare ci fosse niente di così importante da far immaginare un gesto così clamoroso che potremmo comprendere appieno solo nei prossimi mesi.
Intanto si è avviata la corsa alla successione e la favorita parrebbe al momento Kate Forbes, l’attuale ministro delle Finanze scozzese, di soli 32 anni e al momento in maternità in seguito alla recente nascita di sua figlia.
Chiunque sarà incaricato a succedere a Sturgeon avrà un compito arduo: essere all’altezza del personaggio politico più efficace della sua generazione, capace di raccogliere l’Snp dalla sconfitta referendaria del 2014 per guidarlo a stravincere tutte le elezioni di ogni ordine e grado dal 2015 in avanti e trasformare il partito nazionalista scozzese in una delle principali forze politiche del Regno Unito, del tutto senza rivali in Scozia.
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