L’apparizione del magnate di Tesla insieme al candidato sul palco di Butler, in Pennsylvania, ha radici molto più profonde di quanto si possa pensare: il sostegno alle cause repubblicane risale al giugno 2022 e passa per l’appoggio alla sfortunata candidatura di Ron DeSantis per culminare nel sostegno attivo all’ex inquilino della Casa Bianca, fornendo anche uomini sul campo
Agli occhi dei media, la partnership tra Donald Trump e il suo ex rivale-detrattore Elon Musk si può riassumere con l’endorsement del 13 luglio, l’annuncio della donazione di 45 milioni di dollari al mese (poi rivelatasi una tantum dopo il ritiro di Joe Biden) e infine l’apparizione bizzarra con il cappellino da baseball Maga nero nuovamente sul palco di Butler, Pennsylvania, dov’era avvenuto l’attentato circa tre mesi fa.
C’è molto di più in realtà: ci sono altri finanziamenti, c’è la trasformazione del fu Twitter in X e anche il pagamento di un pezzo di campagna elettorale sul campo.
Andiamo con ordine: quando inizia il magnate fondatore di Tesla a sostenere i repubblicani dopo essere stato per anni citato come modello di imprenditore-innovatore da parte di Barack Obama persino nello Stato dell’Unione del 2015? Un’inchiesta del Wall Street Journal ha una data per capire quando l’ex sostenitore dei dem è passato armi e bagagli a sostenere il campo repubblicano: parliamo del giugno 2022, quando viene fondato il super Pac Citizen for Sanity in Delaware. Tra le possibili ragioni di questa svolta, la rottura con la figlia transgender Vivian, che nell’aprile di quell’anno ha rotto i rapporti con quello che definiva «un padre assente e bullizzatore». Da allora Musk ha detto di voler distruggere «il virus woke» che gli avrebbe portato via «suo figlio», l’attuale Vivian, siche però lo accusa di non averle mai voluto bene in nessun modo.
Citizen for Sanity, infatti, paga manifesti e spot televisivi che attaccano i democratici proprio su questo tema, le cure ormonali per la transizione dei minori ma anche per l’accoglienza dei migranti illegali. Tra i collaboratori di questo nuova organizzazione c’è Stephen Miller, consulente di Trump proprio sui temi sopra indicati, da lui sempre trattati in modo aggressivo e banalizzatore con attacchi diretti. Un esempio su tutti: la transizione da maschio a femmina definita come “castrazione di minori”. Citizen for Sanity però non ha avuto molto successo, non riuscendo a difendere il seggio al Senato in Pennsylvania alle elezioni di midterm del 2022 per i repubblicani. Né a cacciare il procuratore distrettuale di Austin, in Texas, città dove Musk risiedeva già da qualche mese, facilmente rieletto nonostante gli sforzi fatti in questo senso.
Un fallimento anche la campagna a sostegno di Ron DeSantis, iniziata nel giugno 2023 con una diretta su X funestata da malfunzionamenti di ogni genere e collassata a gennaio di quest’anno senza aver mai impensierito Donald Trump. Un sostegno che si può quantificare in circa 10 milioni di dollari, versati in forme diverse.
Ora però c’è il tycoon a essere difeso ed elogiato dal patron di Tesla, una stima che però l’ex presidente non ricambia: un retroscena pubblicato dall’edizione statunitense della rivista Rolling Stone afferma che Trump lo definirebbe “un noioso stramboide” e che preferirebbe limitare al minimo gli eventi congiunti per paura di essere trascinato in basso dalla sua impopolarità presso il grande pubblico.
Eppure, Twitter, forse il social che più di ogni altro ha favorito l’ascesa dell’ex inquilino della Casa Bianca nel 2016, adesso che si è trasformato in X è un utilissimo veicolo per la circolazione di fake news a suo favore, basti pensare alla bufala degli animali domestici che sarebbero stati mangiati dai migranti haitiani in una cittadina dell’Ohio, citata anche nel dibattito con Kamala Harris.
Musk contribuisce anche con uomini sul campo: un’inchiesta del Guardian ha scoperto che ben quattrocento persone assunte da America Pac, la nuova organizzazione riconducibile a Musk fondata nel 2024, stanno facendo attivamente campagna elettorale nei sette stati in bilico e sono molte persone in più rispetto a quelle messe in campo da storici alleati del tycoon come l’associazione studentesca Turning Point Usa, presente su larga scala solo in Arizona e Wisconsin. Un sostegno capillare che però non ha piani B: se Trump e i repubblicani dovessero perdere, Musk non ha idee riguardo all’uso che farebbe di X. O almeno non sa se prenderebbe lui il manto di leader del fu movimento trumpiano, pur non potendosi candidare alla presidenza.
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