Con la supervisione delle Nazioni unite sono stati eletti i quattro membri del consiglio che cercheranno di mediare tra le due fazioni di Haftar e al Sarraj. Il premier è Abdul Hamid Dbeibah, imprenditore vicino a Mosca, alla Turchia e ai fratelli musulmani
La Libia ha un nuovo governo governo di transizione: dovrà mediare tra le due fazioni opposte di al Sarraj e Haftar per guidare il paese verso nuove elezioni. Italia, Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito plaudono all’avvento dell’esecutivo, a cui chiedono di «attuare l'accordo di cessate il fuoco», quindi «fornire servizi pubblici essenziali al popolo libico» e «avviare un programma per una riconciliazione significativa».
Il nuovo governo
Le parti libiche ospitate dalle Nazioni unite hanno scelto ieri quattro leader per guidare il paese fino alle elezioni che si terranno il prossimo 24 dicembre. Dopo un combattuto ballottaggio, il nuovo governo sarà formato da un primo ministro e un consiglio presidenziale composto da tre membri. La scelta è avvenuta a Ginevra tramite il voto di una sorta di 75 grandi elettori (deputati ed esponenti della società civile del Forum di dialogo politico libico) e sotto la supervisione delle Nazioni unite.
Come primo ministro è stato scelto Abdul Hamid Dbeibah, un noto imprenditore di Misurata di 62 anni che ha grande sostegno tra le tribù occidentali. Dbeibah è molto vicino a Mosca, alla Turchia e ai fratelli musulmani che sostengono il premier al Sarraj. A capo del Consiglio presidenziale ci sarà invece Mohammad Younes Menfi, un diplomatico di Tobruk (est), ex ambasciatore in Grecia e sostenuto dal generale Khalifa Haftar. I due si sono presentati insieme in un lista che ha raccolto 39 dei 73 voti espressi. L’obiettivo è quello di uscire dal conflitto civile che attanaglia il paese dalla caduta del regime di Gheddafi.
Le reazioni della Comunità internazionale
La Farnesina in una nota ha commentato l’insediamento del nuovo esecutivo libico: «Prende avvio una nuova fase politica determinante anche per la piena attuazione dell’accordo sul cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 e il ritiro dal Paese di tutti i combattenti e mercenari stranieri. In questo passaggio cruciale per il futuro della Libia, l’Italia rimane accanto al popolo libico».
Sul sito del ministero degli Esteri è stato pubblicato anche un comunicato in inglese firmato da Italia, Germania, Francia, Stati Uniti e Regno Unito in cui i paesi plaudono all’avvento del governo a cui chiedono di «attuare l'accordo di cessate il fuoco, fornire servizi pubblici essenziali al popolo libico, avviare un programma per una riconciliazione significativa, affrontare le esigenze critiche del bilancio nazionale e organizzare elezioni nazionali».
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