La richiesta del governo italiano riguardava dieci ex militanti di estrema sinistra condannati per terrorismo ed era stata respinta dalla Corte d’appello di Parigi. Ora il presidente francese dice che sta valutando la possibilità di un ricorso
Il presidente francese Emmanuel Macron dice che continua a sostenere la richiesta del governo italiano di estradare in Francia i dieci ex militanti di estrema sinistra condannati per terrorismo e arrestati lo scorso aprile. «Devono essere giudicati sul suolo italiano», ha detto Macron.
La richiesta di estradizione era stata bocciata questa settimana dalla Corte d’appello di Parigi. Macron, che si trovava a Madrid per il vertice Nato, ha detto in conferenza stampa che il suo governo deve ancora esaminare le motivazioni della decisione, ma che se ci saranno i margini è pronto per portare la questione in Cassazione. «Non posso dire di più se non reiterare la nostra volontà politica, che è stata di collaborare con il governo italiano su questa materia», ha detto Macron.
Gli arrestati
Le dieci persone per cui è stata richiesta l’estradizione erano state arrestate in Francia alla fine dello scorso aprile, durante un’operazione congiunta della polizia francese e italiana chiamata “Ombre rosse”.
Oltre a Giorgio Pietrostefani, uno dei fondatori del gruppo Lotta Continua, si tratta di sei ex membri delle Brigate rosse, un militante dei Nuclei armati di contropotere, uno del gruppo Proletari armati per il comunismo e infine uno delle Formazioni comuniste combattenti.
Tutti e dieci sono già stati condannati per fatti di sangue da tribunali italiani, ma hanno trovato rifugio in Francia tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Fino ad oggi erano stati protetti dalla cosiddetta “dottrina Mitterrand”, dal nome del presidente francese François Mitterrand, una pratica informale per cui la Francia ha quasi sempre negato l’estradizione di persone coinvolte nell’estremismo politico, in particolare se condannati per fatti non di sangue.
Nel corso della conferenza stampa di Madrid, Macron ha confermato che la sua intenzione è di continuare a operare in accordo con questi precedenti: «La Francia ha respinto soltanto le richieste di estradare persone che non erano implicate in reati di sangue. In questo caso, queste persone sono coinvolte in reati di sangue e meritano di essere giudicate sul suolo italiano. Questa è una questione di rispetto dovuto alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana».
Le reazioni in Italia
La decisione della Corte d’appello di Parigi di respingere la richiesta di estradizione aveva causato critiche trasversali da tutti i principali partiti, dalle associazioni delle vittime e dai sindacati di polizia. Una scelta che «suscita inquietudine e profondo turbamento», l’ha definita il senatore del Pd Dario Parrini. «Mi auguro che l'aula si ricordi di questo atteggiamento francese quando martedì prossimo arriverà in aula la ratifica del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia», ha detto il senatore di Fratelli d'Italia Giovanbattista Fazzolari.
Per la Confederazione sindacale autonoma di polizia (Consap), quella francese è una decisione «vergognosa ed irrispettosa della giustizia italiana». Ciro Iozzino, fratello di Raffaele, uno dei cinque agenti della scorta di Aldo Moro uccisi nell'agguato di via Fani, ha detto che «non è giusto che la Francia neghi l'estradizione dei dieci ex terroristi rossi: hanno commesso reati pesanti sul territorio italiano, pertanto la pena devono scontarla nel nostro Paese».
Di opinione opposta l'avvocato Davide Steccanella, che difende Cesare Battisti, ex membro dei Proletari armati per il comunismo, a lungo rifugiato in Francia ed estradato dalla Colombia all’Italia nel 2019. «Ora chiudiamo quella fase storica: o con l'amnistia per chi, come Battisti, è ancora detenuto in Italia, oppure cercando forme alternative al carcere di espiazione della pena», ha commentato Steccanella.
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