Alle tante marce contrapposte che si vedono in questi giorni, servirebbe contrapporne una comune contro il riemergere di islamofobia e antisemitismo, due canali perfetti per il riaffacciarsi di ideologie regressive e identitarie che prosperano sulla spirale di violenza a cui assistiamo. Possiamo, insieme, mettere un argine a tutto ciò
Io non so se le stelle di Davide e gli altri atti antiebraici di questi giorni siano di matrice islamica, ma mi bastano le manifestazioni al grido intifada-intifada, per me un vero e proprio incitamento alla violenza, e i cartelli «free Palestine from the sea to the river», inviti alla guerra perpetua speculari a quelli che parlano di Grande Israele dal Mediterraneo al Giordano, per rivolgere questa riflessione agli amici musulmani con cui ho condiviso, e ancora condivido, anni di dialogo inter-religioso e interculturale in ogni luogo possibile.
Riesumare slogan che hanno come appendice necessaria il risveglio dell’antigiudaismo non è la strategia giusta. Come da anni scrivo, opponendomi alla parte ebraica che ha cavalcato l’odio antimusulmano post 11 settembre pensando di difendere Israele, islamofobia e antigiudaismo, a rigor filologico due facce dello stesso antisemitismo occidentale, sono vasi comunicanti.
Quando si risveglia l’uno, si risveglia anche l’altro. E non mi riferisco a percorsi di generico odio per l’Altro, per scriverlo alla Levinas, ma di canali ben specifici di odio contro queste due identità. Il primo canale è la macellazione rituale. In questi anni in cui l’odio antimusulmano si poteva biecamente capitalizzare alle urne, si è assistito ad un quantomeno sospetto rigurgito animalista da ambienti in cui prima non se n’era registrata traccia.
Non scordiamo un Salvini col vento in poppa, che, dal pratone di Pontida del 2018, urla dicendo che ora la Lega, da sempre difensora dei cacciatori, si occuperà di chi maltratta gli animali. Naturalmente, il riferimento era alla macellazione halal, che negli ultimi anni ha subito un attacco senza precedenti in molti Paesi europei.
Sorvolo sulla questione della sofferenza dell’animale, che per molti esperti queste tecniche di uccisione rituale addirittura diminuiscono, ovvio che il nodo sia politico. Se si parla di macellazione rituale, però, è chiaro che ci rientri anche la kashrut ebraica. E fra il tanto amore per Israele sbandierato da questa destra identitaria (in realtà solo maschera oscena della loro islamofobia, o peggio, dei loro cinici calcoli elettorali) e i milioni di voti che queste assurdità portano loro cosa credete che scelgano?
La risposta ce la diede l’olandese Geert Wilders, che in Israele ci ha anche vissuto: «intanto votiamo», rispose a chi gli obiettava che la legge anti-halal che lui appoggiava avrebbe inciso anche sui suoi (falsi) amici ebrei. Il secondo canale è la circoncisione, persino paragonata da alcuni tribunali europei a una pratica di mutilazione genitale tipo infibulazione.
«Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. E della prima non sono sicuro» (Einstein). Così come l’islamofobia è diventata il canale privilegiato che in questi anni ha riportato l’antisemitismo in Europa (vedere la sequela di attentati ascrivibili all’estrema destra in cui non si faceva distinzione fra ebrei e musulmani), ora dico a voi, amiche ed amici musulmane/i di guardarvi dallo stimolare l’antigiudaismo europeo, si riverserà su di voi.
Sulle vostre pratiche, sulle vostre usanze, sulle vostre identità. Infine minaccerà la vostra presenza qui. E non si senta al sicuro la maggioranza cristiana, anche nella sua versione laica. Se tornano le svastiche, se torna l’antisemitismo in senso lato, si accanirà, come sempre, su tutti coloro non si adegueranno al verbo identitario.
Su tutti coloro legati ad un’idea di emancipazione sociale e civile. Finché non rimarranno solo macerie perché la furia regressiva di queste ideologie finisce col vedere in ogni altro un distacco da una fantomatica purezza originaria. Alla fine sarà il commilitone divenuto d’un tratto traditore, il vecchio amico; se stesso, colpevole di pensieri «impuri».
Come dice il filosofo Tommaso Tuppini in un libro per me memorabile (La caduta. Fascismo e macchina da guerra, Inshibolleth, 2020): il nazismo è un’ideologia suicidaria. Mi appello anzitutto al mondo musulmano: fermiamo il processo prima che sia troppo tardi. Tra le tante marce contrapposte, ne servirebbe una comune in contrasto al riemergere di islamofobia e antisemitismo.
Chiaro che oggi l’emergenza sia il secondo, ma da quel canale, tornerà anche la prima, mai sopita in Europa. Apriamo, da qui, una speranza anche per il Medio Oriente, mostrando che tante cose, anche rituali, ci uniscono; che si può vivere insieme. Spero che qualche associazione si adoperi per questo. Io sicuramente parteciperei in prima fila.
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