Centoventi missili e 90 droni, il più massiccio attacco aereo da agosto, l’ottavo più intenso dall’inizio della guerra. Per ora si contano due morti e sette feriti, tutti nella città di Mykolaiv. È questo il bilancio dell’ultima notte di bombardamenti russi sull’Ucraina. Forti esplosioni intorno alle sei di mattina e poi di nuovo dopo le sette, hanno svegliato milioni di Ucraina nella capitale Kiev e in molte delle principali città del paese.

Un attacco, questa volta, non di piccoli droni suicidi, ma di missili balistici e da crociera, tra cui alcuni dei più veloci e difficili da intercettare di tutto l’arsenale russo, come i famigerati Kinzhal. Presto però Kiev potrà rispondere con i missili a lungo raggio forniti dall’alleato americano: il presidente Joe Biden, secondo quanto scrive il New York Times, ne ha autorizzato l’uso in territorio russo, dove da mesi le forze armate ucraine sono impegnate in una controffensiva, nella regione del Kursk.

Un significativo cambio di passo dell’amministrazione americana che arriva a due mesi dalla fine del mandato di Biden e dall’insediamento di Donald Trump. A convincere il presidente in carica sarebbe stata la violenza dell’ultimo attacco ma anche l’utilizzo delle truppe nord coreane che hanno cambiato lo scenario sul campo.

L’attacco

Intanto però in Ucraina si contano i danni dell’ultimo attacco russo. Il bersaglio principale: ancora una volta, la rete elettrica ucraina, con la città di Odessa lasciata in gran parte al buio e senza riscaldamento e acqua calda per gran parte del giorno. L’interruzione di corrente ha anche bloccato diverse linee ferroviarie nell’Ucraina occidentale e nordorientale, mentre le autorità energetiche riferiscono di danni a un numero non specificato di centrali termiche.

L’attacco è stato così intenso che l’aviazione polacca ha messo in allerta le sue stazioni radar e ha fatto decollare i suoi caccia, nel timore che parte dei missili russi potesse sconfinare nel suo spazio aereo. Gli ucraini rivendicano di aver abbattuto 144 dei 210 bersagli lanciati nel loro spazio aereo.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ringraziato per la prima volta i piloti dei jet americani F16, arrivati nel paese in estate, ed utilizzati questa notte per difendere i cieli del paese. La Polonia ha fatto decollare i jet da combattimento e mobilitato tutte le forze disponibili. «A causa di un massiccio attacco della Russia, che sta portando avanti attacchi con missili da crociera, missili balistici e droni contro siti situati, tra gli altri luoghi, nell’Ucraina occidentale, sono iniziate le operazioni da parte di aerei polacchi e alleati», ha fatto sapere il Comando operativo polacco.

L’ironia di Kiev

«Ecco la vera risposta di Putin a chi lo ha chiamato e incontrato di recente», ha commentato il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiga, un riferimento alla telefonata fatta a Vladimir Putin dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, la scorsa settimana, e molto criticata a Kiev. Critiche condivise anche dal primo ministro polacco Donald Tusk, che ieri ha scritto su X: «Nessuno fermerà Putin con le telefonate».

Ma si tratta almeno altrettanto di una risposta anche al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che nella misteriosa telefonata che avrebbe fatto a Putin, negata dal Cremlino, avrebbe chiesto al presidente russo di «evitare nuove escalation». L’attacco di sabato notte segna invece un altro passo verso un conflitto sempre più totale, una nuova mossa aggressiva nella “diplomazia delle bombe” che si gioca parallela a quella dei comunicati e delle telefonate.

Erano infatti oltre due mesi che l’aviazione russa non lanciava un attacco missilistico di massa e non prendeva di mira le infrastrutture elettriche ucraine. Una tregua parziale, visto che comunque droni kamikaze colpivano il paese quasi ogni notte, ferendo e uccidendo civili, ma comunque apprezzata dagli operai dell’autorità energetica, che hanno avuto settimane di tempo per intervenire sulla rete elettrica, devastata dai bombardamenti di questa primavera e dell’estate.

Dietro questa riduzione nell’intensità dei bombardamenti c’erano le trattative condotte segretamente in Qatar tra russi e ucraini per mettere un freno ai reciproci attacchi aerei a lungo raggio – da parte sua, Kiev aveva sospeso i suoi attacchi di droni kamikaze contro le raffinerie russe, che in primavera avevano causato un’impennata nel prezzo del carburante nella Russia occidentale. Ma a quanto sembra, i negoziati sono falliti.

Kiev, nelle ultime settimane, era tornata a lanciare i suoi droni suicidi centinaia di chilometri oltre il confine e, nella notte tra sabato e domenica, è arrivata la risposta del Cremlino. Grazie a un autunno mite, ieri a Kiev le temperature hanno superato i 10 gradi, per il momento la rete elettrica ucraina resta in funzione – nonostante l’attacco nel centro di Kiev non ci sono stati blackout. Ma con la prospettiva di nuovi bombardamenti e di un calo ulteriore delle temperature, la possibilità di restare al buio e al freddo è sempre più concreta per milioni di ucraini.

© Riproduzione riservata