Milioni di persone rischiano di restare senza luce e riscaldamento per 20 ore al giorno. Mentre si temono nuovi bombardamenti sulla rete elettrica, la Croce rossa internazionale ricorda che le infrastrutture necessarie alla vita dei civili non dovrebbero mai essere attaccate
Questa settimana in Ucraina è caduta la prima neve. Fino a oggi è stato un autunno con temperature superiori alla media, e i riscaldamenti centralizzati sono stati accesi soltanto negli ultimi giorni. Significa che per la rete elettrica ucraina è iniziato il periodo più difficile. In caso di nuovi attacchi aerei russi o di temperature medie inferiori ai meno dieci gradi, milioni di ucraini in tutto il paese rischiano di restare senza corrente e senza riscaldamento.
Dopo i bombardamenti russi di questa primavera ed estate, la capacità di generare elettricità in Ucraina è stata dimezzata. A oggi, l’intera rete elettrica ucraina si regge in piedi grazie alle centrali nucleari, troppo pericolose da attaccare, e all’importazione di elettricità dall’estero. Tutte le altre centrali, a carbone, gas e idroelettriche, sono state distrutte o seriamente danneggiate.
«In Ucraina è arrivato il freddo e le persone si aspettano da un giorno all’altro l’inizio di regolari blackout», dice Patrick Griffiths, portavoce del Comitato della Croce rossa internazionale, una delle principali organizzazioni internazionali che si occupano di intervenire per fornire agli ucraini fonti alternative di calore. «Questo è il terzo anno di guerra, e gli effetti del conflitto sulla rete elettrica si accumulano. I sistemi sono fragili, e intervenire per aggiustarli con una guerra in corso rende tutto più difficile».
Il fronte
La situazione è particolarmente pericolosa nelle zone a poche decine di chilometri dal fronte, le più fredde del paese e dove le forniture di elettricità e acqua calda sono spesso interrotte a causa dei combattimenti. Secondo le autorità locali delle nove regioni dove si combatte, oltre 860mila persone avranno bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere all’inverno.
Intervenire per ripristinare la rete elettrica in queste aree, però, non solo è pericoloso, ma spesso è anche inutile, poiché nuovi combattimenti sono destinati a interrompere di nuovo le forniture.
Per questa ragione, la Croce rossa e altre organizzazioni da settimane distribuiscono nelle regioni vicine al fronte centinaia di migliaia di bricchette, mattoncini di materiale combustibile compresso da usare nelle stufe. Rimane comunque un lavoro estremamente pericoloso. A settembre, durante una distribuzione di bricchette in Donbass, tre funzionari della Croce rossa sono rimasti uccisi in un bombardamento che gli ucraini attribuiscono alla Russia.
Le città
Il problema della rete elettrica ucraina non riguarda solo la capacità di generare energia, ma anche quella di distribuirla. Rifornire le grandi città, dove si concentrano i consumi elettrici e che si trovano spesso lontano dai luoghi dove l’energia viene generata o importata, è particolarmente difficile. La Croce rossa esegue interventi in città come Mykolaiv, Chernhiv e Zaporizhzhia.
A volte si occupa di installare sistemi modulari per il riscaldamento dell’acqua, boiler che possono sostituire almeno parzialmente i massicci e vulnerabili sistemi di riscaldamento centralizzato. Più di 450mila persone hanno ricevuto di nuovo accesso all’energia grazie a questi interventi.
Secondo lo scenario peggiore evocato più volte dagli esperti ucraini, in caso di inverno particolarmente freddo e di attacchi aerei russi in grado di isolare le centrali nucleari dal resto della rete elettrica il paese potrebbe affrontare fino a 20 ore senza elettricità al giorno. Per oltre metà degli ucraini, che vivono in abitazioni con riscaldamento autonomo o elettrico, significherebbe 20 ore al giorno trascorse al gelo.
«Le infrastrutture necessarie alla vita dei civili non dovrebbero essere attaccate, secondo le leggi umanitarie internazionali», ricorda Griffiths. «Qui in Ucraina vediamo i risultati quando questo invece accade».
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