Dopo aver raso al suolo il Kamal Adwan di Beit Lahia, l’unico ospedale rimasto attivo nel nord della Striscia di Gaza e aver arrestato il medico che lo presidiava, l’Idf ha colpito la struttura sanitaria al-Ahli a Gaza City e poi l'al-Wafaa, nella parte occidentale della città, provocando la morte di sette persone e ferendone altre. Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno quattro pazienti, in cura presso l’ospedale indonesiano nel nord della Striscia di Gaza sono stati arrestati dall’Idf mentre venivano trasferiti all’ospedale Al Shifa di Gaza City. L’ospedale indonesiano non era più funzionante e privo di attrezzature e rifornimenti per fornire le cure necessarie ai pazienti che vi erano ancora ricoverati.

Il freddo nella Striscia ha causato la morte di due neonati di 20 giorni.
Si tratta di due gemellini deceduti a poche ore di distanza in una tenda a Deir Al-Balah. Sono sei i piccoli morti di ipotermia in una settimana. 

La denuncia arriva da fonti mediche citate dall'agenzia palestinese Wafa. 

Le reazioni in Italia


«I bambini a Gaza continuano a morire non solo sotto le bombe dell'esercito israeliano ma anche di freddo e di stenti: un quinto neonato è morto in questi giorni per ipotermia nella Striscia di Gaza. Questi morti innocenti si aggiungono all'orrore della guerra portata avanti con cinismo che ha già fatto oltre 45mila vittime. Non esiste un solo luogo sicuro per i civili a Gaza, in piena violazione del diritto internazionale e umanitario. Gli attacchi agli ospedali sono inaccettabili, sono crimini di guerra. E non è accettabile nemmeno privare la popolazione civile palestinese degli aiuti umanitari indispensabili mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità avverte delle conseguenze devastanti degli attacchi agli ospedali e dello smantellamento sistematico dei presidi sanitari della Striscia. Il governo di estrema destra di Netanyahu continua a violare i principi della legalità internazionale, senza una reazione adeguata della comunità internazionale», ". Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein. «Ribadiamo la richiesta di un cessate il fuoco immediato, la liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e il rispetto del diritto internazionale a tutte le parti impegnate nel conflitto. Torniamo a chiedere immediati aiuti umanitari a Gaza e un embargo totale sulle armi destinate a Israele da parte di tutti i Paesi, per fermare le violazioni del diritto umanitario. È angosciante l'inerzia dell'Unione europea rispetto a quanto sta accadendo in Medio Oriente, e anche al Governo italiano torniamo a chiedere il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina come già fatto da altri Paesi europei per dare un segnale concreto in direzione della pace e della soluzione di due popoli e due Stati».

A Schlein ha fatto eco Giuseppe Conte «Macerie, morti, pazienti e medici in strada mentre l'ultimo ospedale funzionante nel nord di Gaza viene preso d'assalto e distrutto dalle forze israeliane. Poche ore fa altri sette morti nell'attacco a un altro ospedale di Gaza City. Nell'ultima settimana 5 bambini morti di freddo, l'ultimo è un neonato di un mese. Questo è stato il Natale a Gaza». Così il leader dei 5 Stelle su Facebook. «L'Italia non può essere un Paese che si volta dall'altra parte di fronte al massacro di oltre 40 mila palestinesi, alla distruzione di ogni briciolo di umanità. Mi vergogno per le astensioni dell'Italia, per i 'valuteremo' degli esponenti di governo di fronte ai mandati di arresto per il premier criminale Netanyahu, per l'atteggiamento di molta stampa nostrana che tende ad edulcorare o addirittura a nascondere questo orrore. Dobbiamo reagire di fronte a queste pagine vergognose che rimarranno nella storia. Non possiamo permettere che questo sistematico e scientifico orrore si compia sotto i nostri occhi, calpestando qualsiasi principio di legalità internazionale, anche solo di umanità. Embargo totale sulle armi a Israele, - conclude - dure sanzioni commerciali e diplomatiche contro il governo israeliano, immediato riconoscimento della Palestina. Di fronte a queste atrocità chi non sceglie è complice».

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