Da quando è stato prelevato dalle Idf, non si hanno più notizie di Hussam Abu Safiya il direttore sanitario che si era barricato all’interno dell’ultimo presidio medico della Striscia
«Abbiamo arrestato 240 terroristi dell'ospedale Kamal Adwan. Tra i detenuti c'è il direttore dell'ospedale Kamal Adwan, sospettato di essere un membro di Hamas». Lo ha comunicato nel tardo pomeriggio di ieri l’esercito israeliano che ha annunciato anche il termine dell’operazione sull’ospedale di Beit Lahia. La notizia ha spiazzato i media e la gente di Gaza che ora teme per le sorti del dottor Abu Safya.
Gaza senza presidi sanitari
Il direttore sanitario della struttura, che si era barricato dentro per tentare di fermare il raid dell’Idf, era stato arrestato la notte tra venerdì e sabato insieme ad altri membri dello staff medico. Per i pazienti e anche per tutti coloro che vivevano accanto all’ospedale, il dottor Hussam era diventato un punto di riferimento durante questi due anni di guerra, ma la sua difesa strenua dell’ultimo ospedale del nord di Gaza gli ha fatto, ancor di più, guadagnare la stima dei gazawi.
Nessuno crede che sia un membro di Hamas. «Israele aveva accusato della stessa cosa anche il direttore dell'ospedale Al Shifa. Lo ha detenuto per mesi e poi, alla fine, lo ha rilasciato perché si era sbagliato», spiega il giornalista Hassan Isdodi. «Il punto che è che molti dottori, in onore al giuramento che hanno fatto, curano anche i soldati di Hamas, se capita e solo per questo l'Idf li considera membri di Hamas. Per Israele è facile accusa qualcuno di essere un terrorista anche se non lo è. E il dottor Hussam siamo certi al 99 per cento che non lo fosse».
Il direttore sanitario si era messo a disposizione di chiunque avesse bisogno, spesso correva anche fuori dall’ospedale, se qualcuno era gravemente ferito e non c’erano ambulanze disponibili. Ora, senza di lui e senza più nemmeno l’ospedale le cose si mettono ancor peggio di come già stanno. Perché a Gaza non ci sono più presidi ospedalieri in grado di curare qualcosa che sia più impegnativo di una medicazione.
«La situazione è estremamente grave», dice Mahmoud Bassal, portavoce della protezione civile di Gaza. «Praticamente, ora che il Kamal Adwan è distrutto la spina dorsale medica, umanitaria e di soccorso nel nord di Gaza è inesistente». Che il dottor Hussam fosse un terrorista lo negano anche altre fonti di Gaza. «Dubito che ci fosse gente di Hamas all’interno, perché è la popolazione stessa che li denuncia, se li vede», spiega la giornalista Noor Shirzada. «All’inizio è vero che i combattenti si nascondevano nei magazzini di rifornimento degli ospedali, nei sottoscala o nei tunnel dove passano le tubature, ma da quando, a causa loro, sono diventati obiettivi militari, la gente li manda via in malo modo, anche se sono armati. La gente li odia».
Nuovi attacchi
Intanto, però, ieri Hamas ha lanciato una raffica di razzi su Gerusalemme che hanno fatto scattare l’allarme anche nelle zone di Negev e Shfela. In risposta, nel tardo pomeriggio, l’esercito israeliano ha emesso avvisi di evacuazione per tutti coloro che si trovano nella zona settentrionale di Gaza e, in particolare, nell’area di Beit Hanoun. Un portavoce dell’Idf, in un comunicato, ha fatto sapere che nella notte e nella giornata di oggi ci saranno operazioni militari.
«Dovete lasciare immediatamente l'area e dirigervi a sud verso Salah al-Din Road. Utilizzare qualsiasi altra strada vi mette a rischio», si legge nella nota dell’esercito israeliano, ma la popolazione non sa più dove andare. «Per l’ennesima volta, la gente dovrà spostarsi verso Deir Al Balah o verso altre località del centro della Striscia», dice il giornalista Hassan Isdodi. Anche lì nel centro di Gaza, però, Israele continua a bombardare. Il campo profughi di Al-Maghazi ieri è stato ripetutamente colpito e nove persone, tra cui tre bambini, sono rimasti uccisi.
Libano e Siria
Mentre a Gaza la situazione peggiora di ora in ora, rischia di saltare anche la tregua in Libano. Hezbollah, infatti, ha annunciato che le continue attività dell’Idf nel sud del Paese stanno minando il cessate il fuoco e che «non esiterà a implementare l'accordo riguardante il diritto del Libano a difendersi».
E sul fronte siriano è invece il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar, ad accendere la miccia con un'intervista al Jerusalem Post: «"Il regime di Damasco è essenzialmente una gang, non un governo legittimo», ha detto. «La Siria non si è stabilizzata» dopo la caduta di Assad e la presa del potere da parte di diverse fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham (Hts). «Questa cosiddetta leadership è la gang di Idlib, non un'autorità inclusiva. Sono islamisti con una visione del mondo altamente estremista», ha spiegato.
E proposito dell'avanzata delle forze israeliane sulle Alture del Golan, Sa’ar ha sottolineato che «la comunità internazionale può comprendere il ragionamento dietro l'ingresso nelle zone cuscinetto, ma la comprensione non equivale all'approvazione. Dopo il 7 ottobre, è essenziale adottare misure proattive».
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