Sono cominciati in maniera «promettente», a dire della Casa bianca, i colloqui per raggiungere una tregua in Medio Oriente a Doha, dove sono riuniti gran parte dei protagonisti del conflitto tra Israele e i palestinesi
Niente da fare, un accordo all’orizzonte delle trattative di Doha, dove sono riuniti a partire da giovedì i protagonisti della crisi mediorientale, non c’è.
«Oggi ci concentriamo sui dettagli dell'implementazione. Non prevediamo di uscire da oggi con un accordo, prevediamo che i colloqui continuino anche domani» ha detto giovedì il portavoce della Casa Bianca John Kiryby. Dopo avere definito il tavolo di oggi «un inizio promettente» Kirby ha aggiunto che «avremo altro da dire nel corso della giornata».
«Non stiamo avendo un dibattito sulla struttura dell'accordo. Siamo a un punto in cui è generalmente accettato. Le lacune sono nell'esecuzione dell'accordo, nei singoli movimenti muscolari che accompagnano la messa in atto dell'accordo» ha aggiunto. Insomma, la base c’è, bisogna soltanto capire come implementare il testo proposto dagli Stati Uniti e modificato successivamente dagli Stati Uniti.
La posta in ballo
Alla finestra c’è sempre l’Iran, che considera l'eventuale raggiungimento di un cessate il fuoco cruciale per valutare di rinunciare all’attacco di risposta all’intervento israeliano su suolo iraniano di qualche settimana fa. Kirby in un’intervista ha anche affermato che informazioni in possesso degli Usa mostrano che l'Iran per ora non ha abbandonato la sua minaccia di attaccare Israele, anche potenzialmente tramite alleati. Gli Stati Uniti stanno osservando attentamente la situazione e sono preparati, ha proseguito, anche se «si spera che non si arrivi a tanto».
Anche da Israele si alzano voci che spingono per il raggiungimento di un accordo. Per esempio quella dell'ex ministro della Difesa israeliano Benny Gantz, uscito dal gabinetto di guerra nei mesi scorsi ed ora all'opposizione, che ha attaccato il primo ministro Benjamin Netanyahu accusandolo di non avere coraggio in relazione ai colloqui a Doha: «All'inizio temevi di prendere la decisione di entrare a Gaza, poi hai avuto paura di spostare le truppe verso il nord e per mesi hai esitato nel perseguire una soluzione per la liberazione degli ostaggi, sempre preoccupato per il destino della coalizione. Ora per una volta, abbi coraggio» e fai l'accordo.
Venerdì, intanto, saranno in Israele i ministri degli Esteri della Francia e del Regno Unito per incontrare il loro omologo israeliano, Israel Katz. Sul tavolo gli sforzi per prevenire l'escalation regionale e promuovere un accordo per il rilascio degli ostaggi.
Israele continua la sua operazione militare. Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha annunciato che l'esercito ha ucciso più di 17.000 terroristi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra. Nel corso di una conferenza stampa Hagari ha affermato che i «combattimenti significativi» e i risultati ottenuti dalle Idf hanno danneggiato la capacità di Hamas di riorganizzarsi e riprendersi. «Siamo determinati a continuare così», ha aggiunto la stessa fonte.
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