- Era il dicembre del 2010 quando la Fifa scelse la sede dei mondiali di calcio del 2022: il Qatar. Fin da subito le critiche sono state aspre per una decisione che sembrava riguardare poco lo sport e molto gli affari.
- Con l’avvicinarsi della competizione, le tifoserie di mezza Europa hanno alzato la voce per organizzare il boicottaggio per via dei diritti civili che Doha calpesta o ignora. In prima linea le curve in Germania, ma anche in Italia si invita a tenere spenta la televisione.
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Era il dicembre del 2010 quando la Fifa ha scelto la sede dei mondiali di calcio del 2022: il Qatar. Fin da subito si sono alzate aspre critiche per una decisione che sembrava riguardare poco lo sport e molto gli affari, a cui sono seguite indagini internazionali, che hanno coinvolto tra gli altri l’ex presidente dell’Uefa Michel Platini, e diversi arresti per corruzione. Di recente Sepp Blatter, l’allora presidente della Federazione internazionale, ha ammesso come sia stato un errore assegnare la competizione al Qatar.
Dal 2010 nel paese mediorientale è partita la corsa per organizzarsi, d’altronde esisteva solo uno stadio, le dinamiche del calcio non erano particolarmente seguite e la nazione non aveva mai ospitato un evento simile. Dalla costruzione di nuovi impianti, per cui secondo un’inchiesta del Guardian sono morti circa 6.500 operai immigrati in Qatar e i lavoratori sono stati costretti ad agire senza garanzie di sicurezza e diritti, alle strutture dove accogliere tra un milione e un milione e mezzo di visitatori.
Una cifra considerevole, visto che l’intero paese conta una popolazione di circa tre milioni di persone. Inoltre, Doha negli anni è diventata meta di un turismo di lusso, con la creazione di aree ed edifici ricettivi a prezzi non certo a basso costo. Nulla a che fare con il tipo di turismo che spesso viene portato dalle competizioni internazionali di calcio e quindi con quello che, in grossa parte, è previsto nelle prossime settimane.
Le polemiche sono proseguite negli anni, via via che emergevano dettagli su come e a che costo il Qatar si stesse attrezzando. Con l’avvicinarsi della competizione calcistica, la prima organizzata in inverno a causa delle temperature proibitive nel paese durante l’estate, le critiche sono poi divenute sempre più forti anche per via dei diritti civili che Doha spesso calpesta o ignora.
Negli scorsi mesi sono usciti veri e propri vademecum sulle regole da seguire per i tifosi in Qatar, dal limitato uso di alcol – vietato durante le partite – all’abbigliamento consono per uomini e donne. Per ultimo, hanno fatto scalpore le dichiarazioni dell’ambasciatore dei mondiali del Qatar Khalid Salman (tra l’altro ex calciatore), che in un’intervista a un’emittente tedesca ha definito l’omosessualità un «danno mentale». Una sorta di avvertimento a rispettare le regole del Qatar per chiunque arriverà nel paese, visto che lì l’omosessualità è proibita per legge.
Frasi che hanno attirato critiche, allargando sempre più il dissenso nei confronti del paese. A parte qualche presunta minaccia di non presentarsi e alcune scelte compiute per sensibilizzare l’opinione pubblica – come la decisione della Danimarca di indossare una maglia senza loghi e simboli appariscenti, o quella dei calciatori dell’Australia di girare uno spot di condanna del Qatar – nessuno tra i team e i giocatori ha fatto un passo indietro.
A pensarci sono state soprattutto le tifoserie europee, oltre a numerosi personaggi e volti noti sia nel mondo del pallone sia dello spettacolo.
L’accoglienza e “l’acquisto dei tifosi”
Le trentadue squadre impegnate nel torneo sono partite alla volta del Qatar e con loro sono volati anche i rispettivi sostenitori da ogni parte del mondo. Per rispondere alle critiche sulla mancanza di strutture ricettive dai costi adeguati per i tifosi, il paese ospitante ha costruito un mega villaggio nel deserto alla periferia di Doha, fatto di veri e propri container adibiti a piccole stanze d’albergo, che può contenere fino a 12mila persone. Ogni cabina/container ha un costo medio di più di 200 dollari a notte, ma sono praticamente in mezzo al deserto e il pericolo di tempeste di sabbia è elevato.
Il Qatar, oltre a rispedire al mittente tutte le accuse sulla mancanza di diritti e sulle condizioni dei lavoratori, le sta provando tutte per migliorare la propria immagine. Lo dimostra quello che nei fatti è un vero e proprio “acquisto” di gruppi di tifosi per ognuna delle nazionali di calcio qualificate.
Doha ha infatti assoldato una cinquantina di sostenitori per ogni squadra, per un totale di 1.600, pagandogli il viaggio e il soggiorno di due settimane in Qatar durante i mondiali. In cambio, però, questi “tifosi” devono partecipare attivamente alle campagne social della competizione, devono condividere e supportare i contenuti postati dai profili ufficiali e presenziare alla cerimonia di apertura.
L’unico requisito, secondo i documenti riportati dall’Associated press, è che le persone scelte non devono avere legami o forti posizioni politiche. Il Qatar, infatti, vuole totalmente inibire qualsiasi possibile messaggio politico nelle settimane del mondiale. Significativi i passaggi del documento in cui Doha non chiede ufficialmente «di essere un megafono del Qatar», ma poi avverte che «ovviamente non sarebbe apprezzato se tu screditassi il paese e la competizione». Della serie: noi vi abbiamo avvertiti.
Le curve tedesche
L’ennesimo messaggio indigesto per diversi tifosi, abituati a seguire le proprie squadre e le nazionali per passione e per fede. In molti hanno deciso di boicottare la competizione e a guidare la battaglia ci sono praticamente tutte le tifoserie della Germania. Nelle ultime gare del campionato tedesco prima della sosta, le curve – con cori, striscioni e scenografie – hanno reso evidente la loro posizione sul mondiale in Qatar.
Tra le più schierate quelle di Borussia Dortmund e Bayern Monaco, che hanno lanciato l’appello a non volare in medio oriente e a non guardare le partite della competizione. I messaggi «Boycott Qatar 2022», «Spegni il Qatar» e un indicativo «Più morti che minuti giocati» – in riferimento ai 6.500 lavoratori morti rispetto ai 5.760 minuti complessivi delle partite previste al mondiale – si sono alzati dal cosiddetto “muro giallo”, il settore caldo dei tifosi del Dortmund. Invece, la curva bavarese, che al suo interno ha il primo gruppo organizzato di ultras Lgbt (Queerpass Bayern), ha attaccato direttamente l’ambasciatore Khalid Salman per le sue dichiarazioni omofobe.
Ma i messaggi sono stati rilanciati da decine di curve della Bundesliga e delle serie minori: Hertha Berlino, St. Pauli, Fortuna Dusseldorf, Schalke, Paderborn, Norimberga, Friburgo, Kaiserslautern e tante altre. Per di più, in Germania si stanno organizzando anche centinaia di pub e di locali che hanno deciso di non trasmettere le partite, in quello che a oggi è il paese da cui è partita la più grande forma di protesta.
La partecipazione francese e il Belgio
In Francia il boicottaggio ha assunto forme diverse con un dibattito andato avanti per mesi. Secondo l’ambasciatore francese in Qatar Jean-Baptiste Faivre sono circa 10mila i francesi che supporteranno i blues. Tanti, quindi, i tifosi transalpini che voleranno in Qatar, anche se il seguito della nazionale raramente comprende i gruppi ultras più accesi dei club (in Francia, ma anche in Italia). La grossa affluenza si può spiegare anche per via dei legami stretti – anche a livello calcistico – tra Parigi e Doha, basti pensare al caso del presidente del Paris Saint-Germain, il qatariota Nasser Al-Khelaifi, rappresentante del fondo sovrano proprietario della squadra.
Nell’ultima partita prima della sosta, proprio in casa del Psg i tifosi dell’Auxerre hanno srotolato uno striscione con la scritta «Boycott Qatar 2022», subito rimosso dalla sicurezza dello stadio. Anche le curve del Lens, del Saint-Etienne, del Tolosa, del Nantes e del Grenoble hanno esposto simili messaggi a pochi giorni dall’inizio del mondiale.
A schierarsi contro il Qatar sono stati poi personaggi noti, come l’ex calciatore Eric Cantona, o direttamente alcune amministrazioni cittadine. In diversi centri, tra cui la capitale Parigi, Marsiglia, Lille, Nancy, Bordeaux e Reims, non saranno allestiti i maxischermi e le fan zone che solitamente vengono montate per permettere a migliaia di persone di guardare le partite dei mondiali. Una scelta condivisa con altre città in Spagna e in Inghilterra.
Dal vicino Belgio, invece, i sostenitori che si recheranno in Qatar non saranno molti. Solo qualche centinaia quelli previsti finora, a causa sia del boicottaggio sia delle difficoltà legate ai prezzi e alle date delle gare. Anche in Belgio diversi bar e locali hanno aderito alla protesta di tenere spenti i televisori per motivi etici e politici, così come vari striscioni sono stati esposti in alcune curve, tra cui quella dell’Anderlecht.
Il dibattito in Inghilterra
Una delle nazionali con il seguito più numeroso nelle competizioni internazionali è l’Inghilterra. Gli hooligans inglesi sono famosi per il loro attaccamento alla squadra dei tre leoni e anche per i disordini che non di rado causano durante le trasferte. Proprio per questo e per evitare situazioni spiacevoli, Londra ha vietato il viaggio in Qatar a 1.308 tifosi che in passato hanno tenuto atteggiamenti violenti in occasione di partite di calcio.
Nella società britannica il dibattito è acceso, con il leader dei Labour Keir Starmer che ha annunciato il suo boicottaggio del mondiale. Non c’è stata una presa di posizione ufficiale delle diverse tifoserie dell’Inghilterra e del Galles, tuttavia sono diverse le testimonianze di persone che si recheranno in Qatar e cercheranno di protestare pacificamente in difesa dei diritti umani, indossando – o almeno provando a farlo – accessori e vestiti arcobaleno. Anche il capitano della nazionale inglese, Harry Kane, ha comunicato che al braccio metterà una fascia colorata, così come altri suoi colleghi di squadre europee.
Un recente sondaggio di YouGov ha illustrato come la maggior parte dei britannici (58 per cento) e dei tifosi di calcio nel Regno Unito (71 per cento) ritiene inaccettabile che il Qatar sia stato scelto come sede dell’evento. Inoltre, nell’eventualità che alcuni calciatori presenti al mondiale protesteranno o criticheranno il Qatar per la mancanza dei diritti umani, la maggioranza delle persone sarebbe pronta a sostenerli.
I divieti e l’esodo dell’Argentina
Anche in Argentina sono state attuate misure preventive ai danni dei tifosi. Sono 6mila i sostenitori dell’Albiceleste, tra le favorite per la vittoria finale, a non poter volare in Qatar, di cui circa la metà hanno già il divieto di partecipare a manifestazioni sportive in patria. La lista stilata dal ministero della Giustizia e sicurezza di Buenos Aires contiene i nomi dei principali esponenti delle barras (le curve argentine), di chi ha commesso atti violenti, di chi fa parte di associazioni illecite ma anche di chi non è in regola con i pagamenti del divorzio.
Nonostante queste misure, a Doha si aspetta un vero e proprio esodo di circa 30mila tifosi, tra chi abita già in medio oriente e chi invece farà l’intero viaggio dall’Argentina. L’ambasciatore di Buenos Aires in Qatar Guillermo Nicolas ha invitato al buon senso tutti coloro che andranno a vedere le partite, rassicurando sul fatto che non ci saranno problemi di sicurezza per l’abbigliamento o per gli appartenenti alla comunità Lgbt.
La battaglia Lgbt
Le persone e le coppie Lgbt sono benvenute, ha detto Doha, almeno quelle che non esterneranno il loro rapporto, visto che sarà vietato scambiarsi baci, carezze e tenerezze in pubblico. Non sorprende quindi che diverse associazioni Lgbt di tutto il mondo abbiano annunciato il loro boicottaggio del mondiale, tanto più dopo le frasi dell’ambasciatore del Qatar sull’omosessualità.
Oltre al già menzionato gruppo del Bayern Monaco, dall’Inghilterra il “Three lions pride” ha previsto di non partire per il Qatar, così come altri sodalizi di tifosi Lgbt dal Galles, dall’Olanda, dalla Norvegia e da altri paesi diserteranno gli stadi e non guarderanno le partite neanche in televisione. Decine di attivisti del gruppo “All out” si sono resi protagonisti di una protesta a Zurigo davanti al museo della Fifa a inizio novembre, per fare pressione affinché non si perda di vista il rispetto dei diritti civili in Qatar.
Israeliani e palestinesi
Tra tutte le proteste, c’è anche una notizia di per sé positiva. Israeliani e palestinesi – le cui nazionali non sono però presenti tra quelle qualificate – potranno volare direttamente a Doha per assistere alle partite del mondiale grazie a un accordo tra Israele e Qatar. I due paesi non hanno relazioni diplomatiche, ma per l’occasione sono stati organizzati collegamenti aerei per permettere a un numero indefinito di persone di recarsi nella nazione araba.
La Fifa, tramite il presidente Gianni Infantino, ha espresso tutta la sua soddisfazione: «La Coppa del mondo è simbolo definitivo del potere unificante del calcio» e «lo storico annuncio» reso noto dai due paesi «fornisce una piattaforma per migliorare le relazioni in tutto il medio oriente».
Le tifoserie italiane
La mancata qualificazione degli Azzurri fa sì che in Italia il tema del mondiale non sia stato particolarmente sentito. Ma alcune tifoserie hanno comunque espresso il loro dissenso nei confronti del torneo, invitando a tenere spente anche le televisioni durante la competizione.
Le curve del Pisa, del Bologna, della Roma, del Brescia e del Cosenza hanno esposto messaggi contro il mondiale. In aggiunta, decine di gruppi organizzati del panorama del calcio popolare italiano hanno firmato un comunicato contro la scelta del Qatar e delle sue politiche. Singolare, invece, la mossa degli ultras della Lazio: con uno striscione hanno sostenuto l’ambasciatore Salman dopo le sue dichiarazioni omofobe.
Anche in altri paesi europei, sia qualificati sia eliminati, le tifoserie hanno protestato contro Doha. In Austria sono state soprattutto le curve del Rapid Vienna e del Lask, in Grecia quella dell’Aek Atene mentre in Portogallo quella del Porto.
In Qatar saranno presenti comunque centinaia di migliaia di visitatori: la Fifa infatti ha reso noto che sono quasi tre milioni i biglietti già venduti, con la domanda maggiore registrata in Qatar, Stati Uniti, Arabia Saudita, Inghilterra, Messico, Emirati Arabi Uniti e Argentina. In attesa di capire se ci saranno azioni eclatanti dentro gli stadi e come si comporteranno le forze di sicurezza di Doha (supportate da migliaia di agenti mandati da tutto il mondo), il boicottaggio si misurerà soprattutto negli ascolti tv delle 64 partite previste. È lì che si capirà se la mobilitazione dei tifosi contro il mondiale avrà avuto veramente effetto.
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