La Commissione assicura all’Ucraina un rapido percorso di adesione all’Ue, ma nel frattempo ammette il fallimento del suo piano di fornire un milione di proiettili a Kiev. Nel frattempo, il Cremlino conta sulle puntuali forniture della Corea del Nord
Nascosto tra gli alberi lungo il bordo della strada tra Orikhiv e Mala Tokmachka, nell’Ucraina meridionale dove fino a poche settimane fa infuriava la controffensiva di Kiev, il cannone semovente spara un colpo verso le linee russe. Il proiettile che esce dalla canna a circa tre volte la velocità del suono è un 155mm, da mezzo secolo la munizione standard dell’artiglieria Nato e oggi linfa vitale anche per l’esercito ucraino.
«Chi ha più munizioni avanza, chi ne ha di meno indietreggia», riassumono la situazione i militari ucraini al fronte. Ma dopo un’estate in cui l’artiglieria di Kiev ha dominato i campo di battaglia, i rapporti di forza stanno per rovesciarsi. Mentre Bruxelles fa avanzare le procedure di adesione dell’Ucraina all’Unione, ammette il fallimento del suo piano per consegnare a Kiev un milione di proiettili entro il marzo del 2024.
Le promesse
L’Unione europea si è mossa tardi. Soltanto lo scorso marzo, un anno dopo l’invasione russa, la Commissione ha organizzato i primi ordini collettivi e i piani di investimento nelle linee di produzione di munizioni. Obiettivo: arrivare a una produzione media mensile di 83mila proiettili. Otto mesi dopo, le catene di montaggio sono ferme alla metà di questa cifra.
Tra marzo e settembre, l’Ucraina ha ricevuto soltanto 300mila proiettili. Secondo l’agenzia Bloomberg, la scorsa settimana il servizio diplomatico europeo ha comunicato ufficialmente agli stati membri che l’obiettivo sarà mancato. Per il sito specializzato ucraino Defense Express, le ragioni di questo fallimento sono da ricercare in piani troppo ambiziosi e nella mancanza di investimenti adeguati.
La Commissione europea ha stanziato un totale di 1,5 miliardi di euro per raddoppiare la produzione in un anno. Negli Stati Uniti, il Congresso ha stanziato oltre tre miliardi di dollari per arrivare a produrre 80mila proiettili al mese nel 2025, un anno dopo l’obiettivo europeo.
I russi
«Cosa ci serve per tornare ad avanzare? Munizioni per i cannoni», dice Liutij, “Febbraio”, nome di battaglia di un 33enne pilota di un pilota di carro armato Leopard 2. Dopo aver partecipato alla controffensiva questa estate, la sua unità ora si trova a riposo a Mala Tokmachka, i veicoli parcheggiati sotto gli alberi e coperti da reti mimetiche.
La controffensiva di Kiev è partita poco lontano da qui, dalla cittadina di Orikhiv. In sei mesi di combattimenti, gli ucraini sono arrivati fino a Robotyne, meno di venti chilometri più a sud. Ora, come ha ammesso il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zhaluzhny in un’intervista al settimanale Economist, la guerra si è trasformata in uno stallo.
Secondo gli analisti è difficile che nel corso del prossimo anno gli ucraini torneranno ad avere la superiorità di munizioni che ha consentito le pur difficili avanzate di questa estate. Mosca ha ricevuto fino a un milione di proiettili dalla Corea del Nord, riferiscono diverse fonti di intelligence, e punta ad aumentare la sua produzione nazionale a un 1,5 milioni di proiettili l’anno entro il 2024.
Secondo gli analisti di Defence Express, si tratta di stime che comprendono anche munizioni più piccole di quelle utilizzate dall’artiglieria, ma è comunque un segnale che il Cremlino può contare su una produzione comparabile a quella di Europa e Stati Uniti messa insieme. Significa che almeno per il prossimo anno, Kiev dovrà restare sulla difensiva.
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