Toru Kobuta è stato condannato a dieci anni di carcere per aver «diffuso notizie false» e incitamento dopo aver filmato una piccola protesta contro il regime. In passato, il governo giapponese aveva ottenuto il rilascio di un suo connazionale, ma il regime ha già arrestato altri quattro giornalisti stranieri e oltre 140 cronisti locali
Un giornalista giapponese è stato condannato in Myanmar per aver ripreso una protesta antigovernativa a luglio. Secondo le informazioni diffuse dalla diplomazia nipponica, Toru Kubota, 26 anni, è stato condannato a sette anni per aver violato la legge sulle transazioni elettroniche (che riguarda il crimine di diffondere notizie false o provocatorie online) e a tre anni per incitamento.
Kubota è il quinto giornalista straniero a essere arrestato dopo che i militari hanno preso il potere nel 2021. Gli altri quattro, gli americani Nathan Maung and Danny Fenster, il polacco Robert Bociaga e il giapponese Yuki Kitazumi, sono stati rimpatriati prima della fine della loro condanna.
Il giornalista è stato arrestato il 30 luglio da poliziotti in borghese a Yangon dopo aver documentato una piccola protesta contro il regime. Secondo i militari, Kubota avrebbe confessato alla polizia di aver preso contatti con i manifestanti il giorno prima per poterli riprendere. Il giornalista ha lavorato per Yahoo! News Japan, Vice Japan e Al Jazeera English.
Kobuta ha raccontato la realtà della minoranza perseguitata dei Rohingya su cui i militari sono particolarmente sensibili considerato che corti internazionali stanno ancora discutendo se la repressione perpetrata dal regime nel 2017 nei loro confronti si possa considerare un grave abuso dei diritti umani, arrivando a ipotizzare un genocidio.
Il contesto
Da quando i militari hanno preso il potere in Myanmar, hanno costretto dodici testate a chiudere e hanno arrestato 142 giornalisti, di cui 57 sono ancora in carcere.
Alcune testate continuano a lavorare illegalmente, altri dall’esilio, mentre i militari continuano a reprimere le proteste contro il regime che hanno causato già oltre 2.000 morti e 15mila arresti.
Kitazumi, connazionale di Kubota, era stato rilasciato nel 2021 a meno di un mese dal suo arresto e prima del processo «grazie alle relazioni cordiali, fino a questo momento, tra Myanmar e Giappone, e tenendo conto delle relazioni bilaterali future e per soddisfare la richiesta dell’inviato speciale del governo giapponese per la riconciliazione nazionale del Myanmar».
Tokio ha continuato a mantenere rapporti amichevoli con il Myanmar anche durante il precedente governo militare e resta più tollerante nei confronti della giunta rispetto ai paesi occidentali.
Il mese scorso le forze armate del Myanamr hanno avvertito che condividere i messaggi pubblicati sui social media dal governo ombra, che riunisce le forze pro-democrazia del Paese, o persino seguire queste ultime su Facebook, e' considerata una forma di appoggio a tutti gli effetti, ed espone a pene detentive sino a 10 anni di reclusione.
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