Si avvicina la data del 5 ottobre, in cui i leader di Armenia e Azerbaigian potrebbero incontrarsi a Granada, ma non si appianano le ostilità. Il ministero della Difesa armeno ha accusato le forze azere di aver fatto fuoco su un convoglio che trasportava cibo, il governo azero ha negato. Gli sfollati intanto sono quasi 100mila
Ancora tensioni tra Armenia e Azerbaigian, mentre si avvicina il possibile incontro tra i leader a Granada del 5 ottobre. Secondo il ministero della Difesa armeno, a quanto riporta Ansa, le forze azere avrebbero aperto il fuoco su un veicolo di alimentari che doveva rifornire i soldati armeni, stanziati in una regione al confine. Nella sparatoria ci sarebbero state delle vittime, ha scritto su Telegram il ministro. Il governo azero ha smentito.
Tre giorni prima, era stato il ministro della Difesa azero a segnalare la morte di un soldato per mano di un cecchino armeno, accennando a «misure di ritorsione» che sarebbero state prese, secondo Sky Tg24. Anche qui, il governo armeno aveva negato l’azione.
Gli armeni sfollati
Nel giro di un paio di settimane dall’attacco da parte dell’Azerbaigian nella regione, intanto, la quasi totalità della popolazione armena che risiedeva nel Nagorno-Karabakh è fuggita in Armenia, attraverso il corridoio di Lachin, che era stato chiuso per nove mesi: su quasi 120mila abitanti almeno 98mila persone sono già sfollate, secondo l’Unicef. Di questi, 29mila sarebbero bambini.
All’inizio di ottobre, una missione Onu per valutare l’entità dei bisogni umanitari è arrivata nel Nagorno-Karabakh, per la prima volta nella storia dell’enclave, che si era formata in seguito al crollo dell’Urss ed era stata rivendicata dall’Azerbaigian per più di trent’anni.
Dopo la resa delle forze separatiste meno di 24 ore dopo dall’operazione militare di Baku del 19 settembre, il governo azero si è mosso nell’ottica della «reintegrazione» della regione. Il presidente dell’enclave ha poi annunciato la dissoluzione dell’autoproclamata Repubblica di Artsakh a partire dal 1° gennaio 2024.
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