Per la prima volta i carabinieri del Ros possono interrogare gli arrestati in Congo. Così puntano a verificarne l’attendibilità, per riuscire a ricostruire le dinamiche della morte dell’ambasciatore italiano
I carabinieri del Ros – il raggruppamento operativo speciale – sono in Congo per interrogare le cinque persone arrestate dalle autorità locali per l’omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci il 22 febbraio dell’anno scorso. La missione è coordinata dalla procura di Roma e dalla Farnesina. L’obiettivo è di verificare l’attendibilità delle dichiarazioni dei cinque arrestati.
Fin dal giorno dell’omicidio, l’inchiesta italiana ha incrociato quelle dei magistrati del Department of Safety and Security dell’Onu – per il coinvolgimento di dirigenti e dipendenti Pam (Programma alimentare mondiale) – e degli inquirenti congolesi. Proprio in Congo ci sono stati vari arresti negli ultimi mesi, ma al Ros era stato sinora impedito di verificarne l’attendibilità. Questa missione segna quindi un possibile passo avanti importante nelle indagini.
La missione
In questo caso i carabinieri potranno infatti interrogare direttamente gli arrestati. Attraverso le prove raccolte dall’Italia, si punta così a verificare l’attendibilità delle dichiarazioni che hanno reso sinora negli interrogatori.
Gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, scambieranno informazioni con i colleghi di Goma e acquisiranno dati relativi al traffico telefonico dei cellulari delle persone coinvolte. La missione durerà una settimana e viene svolta dalla sezione antiterrorismo del Ros con il reparto investigazione scientifiche e il Gis.
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