Il segretario di stato di papa Francesco ha specificato che il Vaticano «non ha chiesto di bloccare la legge». Nella chiesa le reazioni sono state diverse, per monsignor Paglia la nota non andava nemmeno scritta: «Di fronte a quello che è successo mi sento di dire che probabilmente siamo a un livello inferiore di classi dirigenti o, con una battuta, le due sponde del Tevere si sono abbassate un po’ troppo»
Adesso il Vaticano cerca la conciliazione dopo la nota verbale contro il ddl Zan. È intervenuto rispondendo a Vatican News direttamente il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Il documento l’aveva approvato lui: «Vorrei precisare – ha detto – che non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale, come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo».
Quella del Vaticano, ha tenuto a sottolineare, «non è stata un’ingerenza. Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale, come ha ribadito il presidente del Consiglio».
L’intervento del segretario di stato è arrivato due giorni dopo che il Corriere ha reso noto che il segretario per i Rapporti con gli stati, monsignor Paul Richard Gallagher, ha scritto al ministero degli Esteri per chiedere modifiche al disegno di legge Zan contro l’omobitransfobia. Mario Draghi intervenendo al Senato ha ribadito che la scelta spetta al Parlamento.
Parolin non ha notato solo quello: «Concordo pienamente con il presidente Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano». La nota verbale «è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali». Ma ha aggiunto: «Al tempo stesso ho apprezzato il richiamo fatto dal presidente del Consiglio al rispetto dei principi costituzionali e agli impegni internazionali. In questo ambito vige un principio fondamentale, quello per cui pacta sunt servanda».
Per il Vaticano infatti il disegno di legge avrebbe «l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario».
Risposte diverse
All’interno della chiesa le reazioni sono state diverse. Alcune di difesa. Monsignor Nunzio Galantino ha risposto alle accuse di Fedez in un’intervista al Corriere della Sera. Il rapper e influencer dopo la notizia della nota aveva attaccato dai suoi account social la chiesa per le imposte non versate: «Come diceva Kierkegaard – ha replicato Galantino - i numeri non decidono la verità. Nemmeno i followers».
Ma non tutti sono rimasti sulla difensiva, anzi. Prima della presa di posizione di Parolin, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita – che si occupa tra le altre cose di famiglia e natalità – ha preso le distanze: «Quella nota non andava scritta» ha affermato mercoledì sera intervenendo a “Bepop! Senza perdere l’amore”, una serie di incontri in cui «si chiacchiera di diritti, migrazioni, questioni di genere, lavoro, libertà» si legge sul sito.
Rispondendo alla domanda del conduttore di Radio 3 Rai Pietro Del Soldà il monsignore ha ammesso: «Che il problema (dell’odio contro omosessuaali e transessuali ndr) esista è ovvio, che vada combattuto ancora più», ma «io credo che già nell’ordinamento giuridico italiano ci sia tutto per fronteggiare con decisione ogni discriminazione».
Le due sponde del Tevere
L’opinione rimane negativa, anzi per lui il disegno di legge non è efficace: «Può esserci un’emergenza, vogliamo proporre alcune iniziative legislative? Ecco qui c’è un punto, a proposito di oggi: l’errore sta da tutte e due le parti. La legge sul Ddl Zan come io l’ho studiata, è fatta male, individua un problema ma non aiuta a risolverlo».
Questo, però, ha concluso, «è un problema che riguarda solamente la Repubblica italiana, il Concordato non c’entra nulla, quindi secondo me quella nota non andava scritta». Paglia non risparmia nessuno: «Ecco perché di fronte a quello che è successo oggi mi sento di dire che probabilmente siamo a un livello inferiore di classi dirigenti o se vuole una battuta, le due sponde del Tevere si sono abbassate un po’ troppo».
© Riproduzione riservata