Un’inchiesta giornalistica svela le storture di Lavender, l’intelligenza artificiale che con il riconoscimento facciale ha schedato 37mila palestinesi come bersagli da colpire. I suoi calcoli sono considerati accurati al 90%. «Ma dopo il 7 ottobre il controllo umano è quasi nullo»
L’intelligenza artificiale sta svolgendo un ruolo cruciale nella guerra tra Israele e Hamas.
Una nuova inchiesta della rivista israelo-palestinese +972 Magazine e Local Call rivela che l’Unità 8200 delle Forze di Difesa israeliane ha sviluppato un sistema di AI chiamato “Lavender” per generare obiettivi da colpire.
A differenza di Habsora – il software utilizzato per individuare gli edifici in cui si trovano i militanti di Hamas e della jihad Islamica palestinese – Lavender identifica le persone e durante la prima fase della guerra avrebbe elencato 37mila bersagli umani da colpire.
+972 Magazine ha raccolto le testimonianze anonime di sei ufficiali dell’intelligence israeliana, coinvolti nell’uso di sistemi di intelligenza artificiale per identificare i target da bombardare.
Lavender analizza le informazioni raccolte sulla maggior parte dei 2,3 milioni di residenti della Striscia di Gaza attraverso un sistema di sorveglianza di massa basato su due diversi strumenti integrati: Autonomous AI – realizzato dall’appaltatore israeliano Corsight – e Google Photos, tool gratuito e disponibile a chiunque, che secondo un funzionario israeliano, intervistato in anonimato dal Times, «funziona meglio di qualsiasi altra tecnologia di riconoscimento facciale». «Sappiamo che Gaza è uno dei luoghi più sorvegliati al mondo e lo è da tempo. Da anni viene utilizzato ai valichi di frontiera», dice Alex Krasodomski, ricercatore senior presso la Digital Society Initiative del think thank britannico Chatham House.
A maggio 2021 – nella prima settimana dell’operazione “Guardian Of The Walls” a Gaza – Google, in partnership con Amazon, ha chiuso con il governo israeliano un contratto da 1,2 miliardi di dollari, conosciuto con il nome di “Project Nimbus”.
Il progetto offre a Israele una suite di strumenti avanzati di cloud computing e di apprendimento automatico che includono capacità di riconoscimento facciale, categorizzazione automatica delle immagini, tracciamento degli oggetti e un’analisi del sentiment in grado di valutare il contenuto emotivo di video, discorsi e messaggi vocali.
«Potrebbe esserci una correlazione tra questi strumenti di intelligenza artificiale e il sistema Lavender – spiega Krasodomski – e nonostante l’unicità della situazione di Gaza e la capacità da parte di Israele di raccogliere questa grande mole di dati sui suoi cittadini, è probabile che questo modus operandi venga replicato in futuro in altri contesti».
Lavender viene alimentato con le informazioni sui militanti di Hamas, impara a notare le loro caratteristiche, poi valuta altri palestinesi e identifica potenziali legami con i combattenti. I dati che prende in considerazione includono fotografie, video, contatti telefonici, connessioni sui social media, dati raccolti sul campo di battaglia. Il sistema interagisce con un altro software di intelligenza artificiale “Where’s Daddy?”, che elabora dati relativi alla posizione e ai cellulari dei presunti militanti di Hamas.
Un obiettivo sbagliato ogni dieci
Secondo le fonti, l’AI assegna a ogni abitante di Gaza un punteggio da 1 a 100 per esprimere la probabilità che sia o meno un combattente.
Quando un individuo presenta diverse caratteristiche incriminanti raggiunge un punteggio elevato e diventa automaticamente un potenziale obiettivo militare.
Tra i target individuati ci potrebbero essere per esempio persone che hanno scambiato messaggi Whatsapp con membri di Hamas, che hanno cambiato spesso località o che si trovavano in territorio israeliano il 7 ottobre.
I calcoli del sistema sono considerati accurati al 90 per cento, questo significa che il 10 per cento degli obiettivi umani sono vittime sacrificabili.
«Un’accuratezza del 90% significa che una vittima su dieci verrebbe segnalata in modo errato, e senza un umano che controlli il lavoro della macchina c'è poco da fare per impedire che una persona innocente venga aggiunta a una lista di uccisioni», dice Krasodomski. «Inoltre – spiega – il rapporto di +972 Magazine mette in evidenza i controlli e le salvaguardie che erano stati precedentemente implementati da coloro che utilizzano questi sistemi in Israele, e indica che tali controlli potrebbero essere stati indeboliti o rimossi dopo il 7 ottobre».
Uno dei sei ufficiali dell’Idf intervistato da +972 Magazine, ha detto che durante le prime fasi della guerra, l’esercito israeliano ha utilizzato le liste di bersagli da colpire elaborate da Lavender senza verificare a fondo il motivo per cui il sistema avrebbe segnalato determinati obiettivi. «Il personale umano serviva solo come timbro di gomma per approvare le decisioni del software e dedicava solo 20 secondi a ciascun obiettivo prima di autorizzare un bombardamento».
Nell'esercito israeliano, il termine "bersaglio umano" si riferiva in passato a un agente militare di alto livello, che secondo il diritto internazionale può essere ucciso nella sua casa privata anche se ci sono civili nei dintorni. Tuttavia dopo il 7 ottobre l’esercito israeliano avrebbe adottato un approccio radicalmente diverso, designando tutte le persone collegate ai militanti di Hamas come “obiettivi umani”.
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