Kamala Harris ha scelto come candidato vicepresidente il governatore del Minnesota, Tim Walz, che ha scalzato nella competizione quello che nelle ultime settimane è sembrato il favorito, il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro.

Walz è stato per sei anni governatore di uno stato di solida fede democratica e si è trovato a gestire diverse vicende complicate, fra cui l’omicidio di George Floyd che ha innescato il movimento Black Lives Matter. Prima di diventare governatore è stato per dodici anni deputato in un distretto rurale lungo il confine con l’Iowa storicamente repubblicano, che ha conquistato per la prima volta con una vittoria storica nel 2006, anno decisivo nel determinare la traiettoria discendente di George W. Bush.

I successi politici in territorio avverso lo hanno incoronato come eroe riconosciuto anche da quell’America popolare che ha sempre coltivato tendenze conservatrici e si è esaltato per il populismo nazionalista di Donald Trump, costruito sul risentimento verso le élite liberal.

È stato per oltre vent’anni nella Guardia nazionale, e dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 è stato anche in Iraq e Afghanistan come educatore e istruttore, un altro pezzo della sua vicenda personale che è piaciuto agli elettori del suo distretto. 

Il sollievo dei trumpiani

I sostenitori di Trump si sono asciugati la fronte alla notizia della scelta di Walz. Temevano di più Shapiro, almeno sulla carta, perché è il popolare governatore di uno stato decisivo per arrivare alla Casa Bianca, e avere un trascinatore locale di quel genere avrebbe reso molto più complicata per i conservatori la contesa da quelle parti. Da oggi la Pennsylvania, uno dei centri di gravità della campagna, ritorna a essere uno stato pienamente contendibile.

Perché allora Harris non ha scelto un vice dal bacino degli swing states? La decisione indica che i democratici stanno seguendo la strategia del consolidamento del “blue wall” del Midwest per arrivare a novembre alla magica quota di 270 grandi elettori.

Il muro blu è quel gruppo di stati che il partito democratico ha vinto con continuità dall’inizio degli anni Novanta fino al fatidico 2016 in cui Trump ha spaccato il fronte vincendo (di poco) in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Joe Biden ha riconquistato il terreno perduto quattro anni prima da Hillary Clinton, e la teoria degli strateghi democratici è che quel patrimonio elettorale vada consolidato, coltivato e rafforzato. E questo basterà a vincere di nuovo contro Trump.

Il Minnesota è politicamente periferico rispetto agli stati del Midwest in cui si dà davvero battaglia, ma Walz – questo è il ragionamento – ha le caratteristiche giuste per motivare l’elettorato della regione.

Parla una lingua comprensibile ai ceti popolari di Michigan e Wisconsin, mentre Shapiro è un azzimato avvocato e già procuratore generale che è cresciuto in una delle contee più ricche della Pennsylvania, a ridosso di Philadelphia, un curriculum che non appare costruito per fare breccia nei cuori dell’America rurale e per persuadere i diseredati della working class che Trump non è il loro eroe.

L’ascesa

In poco tempo, Walz si è imposto a livello nazionale, diventando il presidente dell’Associazione nazionale dei governatori democratici, un corpo che tende a valorizzare gli amministratori pragmatici capaci di dare battaglia ai repubblicani sul loro stesso terreno. 

Ha avuto anche la forza di portare avanti alcune battaglie non molto popolari presso il suo elettorato di riferimento, come quella per la fecondazione in vitro, grazie alla quale la moglie Gwen ha avuto due figli, dopo dolorosi anni di tentativi.

E allo stesso tempo si è affermato come efficace oratore che funziona nei comizi posati e nelle sagre popolari, e infine come produttore di meme e nomignoli per irridere gli avversari. Quelli che piacciono tanto a Trump. 

Chiama l’ex presidente e il suo vice gli “weird dudes”, i tipi strambi, e ha un ampio e militaresco repertorio di espressioni colorite. «Quante volte vi capiterà di vedere quel bastardo che si sveglia il giorno dopo le elezioni sapendo che una donna nera lo ha preso a calci nel culo», ha detto di recente a un raduno di piccoli finanziatori democratici.

Walz avrà anche compito di compensare i limiti della colta e californiana Harris, accusata spesso di peccare di elitistico distacco, e in questo è aiutato anche dalle sue radici, che sono nel Nebraska, cuore popolare dell’America disegnata con il righello. È così che i democratici sperano di cementare il muro blu, invece di passare dalla strada solo in apparenza più semplice della Pennsylvania. 

Su quella via ci sarebbe stato anche un altro problema, quello delle posizioni fortemente filoisraeliane di Shapiro, che in modo goffo ha recentemente cercato di nascondere dietro una patina di equilibrio (percorso che del resto ha fatto anche Harris). Sarebbe stato complicato dover giustificare giudizi per certi versi più vicini a quelli di Netanyahu che a quelli di Biden, soprattutto nelle decisive contee del Michigan dove vivono nutrite comunità di arabi-americani.

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