Sfilata per la vittoria contro Hitler ai minimi storici. L’arsenale nucleare russo è «sempre pronto». Il presidente isolato prova a compattare il suo fronte interno, mentre Kiev cerca nuovi soldati
Un solitario carro armato, residuato della Seconda guerra mondiale, ha aperto la parata del 9 maggio a Mosca per l’anniversario della vittoria in quella che i russi chiamano la Grande guerra patriottica. La celebrazione è arrivata in un momento simbolico per il presidente russo Vladimir Putin, a due giorni dall’inaugurazione ufficiale del suo quinto mandato presidenziale. Ma, con le necessità della guerra in Ucraina di mezzo, è stata anche la più piccola sfilata da quando la parata commemorativa è stata istituita, nel 1995. I carri armati servono al fronte, e così gli aerei e le truppe. Soltanto novemila soldati e appena 61 veicoli hanno marciato nella Piazza Rossa, sotto una fitta nevicata; nel 2020, per il 75esimo anniversario della vittoria, erano in oltre 20mila, con più di 250 veicoli.
Il discorso
Putin ha assistito dagli spalti. Il conflitto in Ucraina sembra procedere come desidera, con l’esercito di Kiev che perde terreno dallo scorso ottobre. Ma il presidente russo sa che molto dipende ancora dagli aiuti di Europa e Stati Uniti, e così, nel suo breve discorso, non ha fatto mancare l’inevitabile avvertimento diretto alle capitali occidentali sulle forze nucleari russe, che sono «sempre pronte all’azione».
La guerra di oggi, per Putin, si incrocia con la memoria di quella vinta quasi 80 anni fa. «L’occidente sta cercando di distorcere la verità della Seconda guerra mondiale. Distruggono i monumenti a chi ha combattuto davvero il nazismo e mettono sul piedistallo i complici di Hitler». La Russia, invece «non ha mai dimenticato l’importanza degli altri membri della coalizione», ha proseguito Putin, citando esplicitamente «il coraggio del popolo cinese». Una menzione d’onore al paese senza il quale difficilmente la Russia potrebbe proseguire la sua invasione dell’Ucraina con i successi visti negli ultimi mesi. Ma la platea degli alleati venuti a celebrare quella che nel corso degli anni è diventata la principale cerimonia del “putinismo” era particolarmente poco affollata.
Erano presenti i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan, Laos, Guinea-Bissau e Cuba, oltre al fido autocrate della Bielorussia, Alexander Lukashenko. Ma nessuna significativa delegazione cinese o degli altri Brics. E si sono registrate defezioni anche tra quelli che un tempo erano i più solidi alleati di Mosca, come il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, che ai giornalisti che gli chiedevano della sua presenza ha risposto piccato: «Sono stato alla parata l’anno scorso, non credo di doverci andare tutti gli anni».
Da quando l’invasione del 2022 ha accentuato l’isolamento della Russia, la parata, un tempo simbolo del soft power del Cremlino, si è trasformata essenzialmente in un evento rivolto al fronte interno. Un modo per ricordare ai cittadini della Federazione che l’attuale conflitto che coinvolge la nazione non è che una replica della guerra combattuta dai loro nonni, e che richiede la stessa unità e gli stessi sforzi. «È un momento difficile per la Russia», ha detto Putin. «Il fato della nazione dipende da ognuno di noi».
A caccia di soldati
Mentre Putin celebra le vittorie del passato pregustando quelle che si aspetta nel prossimo futuro, il parlamento ucraino è in piena attività per cercare di fornire nuove reclute all’esercito, sempre più a corto di truppe di prima linea. Giovedì è stata approvata un’altra legge per favorire la mobilitazione, dopo che ad aprile Zelensky ha abbassato l’età di reclutamento da 27 a 25 anni. Questa volta si è deciso di aumentare del 50 per cento le multe per chi cerca di evitare la mobilitazione: non aggiornare le proprie informazioni personali presso i centri di reclutamento ora è punito con ammende fino ai 650 euro, cifra simile per chi non si presenta ai centri di reclutamento dopo essere stato convocato (lo stipendio medio in ucraina è di circa 450 euro al mese).
Mercoledì, invece, il parlamento aveva approvato una legge che consente a chi ha commesso reati di minore gravità di convertire parte della pena in servizio militare. La corruzione è uno dei reati esclusi dalla lista. A partire dal 2022, il Cremlino ha adottato una politica simile, consentendo la remissione della pena a criminali di ogni tipo e reclutandone decine di migliaia, prima nelle unità mercenarie come il famigerato gruppo Wagner e poi nell’esercito regolare.
I bombardamenti
Il giorno di celebrazioni non ha interrotto né i combattimenti via terra, concentrati in Donbass, né i bombardamenti che russi e ucraini scambiano quasi quotidianamente sulle rispettive città. Nella notte la Russia ha lanciato 20 droni suicidi, di cui 17 sarebbero stati abbattuti, dicono le forze armate di Kiev, mentre un bombardamento di artiglieria nella cittadina di Nikopol ha causato almeno due morti. Nel frattempo, l’autorità per l’energia ucraina ha annunciato che due centrali elettriche colpite nel massiccio attacco avvenuto mercoledì sono completamente fuori uso e non potranno essere riparate.
Gli ucraini hanno risposto nella notte, colpendo due depositi di petrolio nella regione di Krasnodar. L’Sbu, la principale agenzia di intelligence di Kiev, dice che i serbatoi incendiati nella notte servivano a rifornire di carburante le truppe russe che occupano la Crimea. Altri missili sono stati lanciati contro la città russa di Belgorod, poco oltre il confine, dove secondo il governatore locale almeno otto civili sono rimasti feriti.
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