Dopo l’invasione russa in Ucraina i presidenti iraniano e russo sono sempre rimasti in contatto telefonicamente e si sono incontrati per chiudere alcuni dossier di cooperazione in vari settori. Putin ha già telefonato a Mokhber per ribadire che «entrambe le parti sottolineeranno il loro impegno reciproco per un ulteriore rafforzamento dell’interazione globale russo-iraniana».
La notizia dello schianto dell’elicottero che trasportava il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdullah ha raggiunto anche il Cremlino, che non si è solamente offerto di partecipare alle ricerche dei superstiti, ma ha prontamente espresso cordoglio e vicinanza al popolo iraniano.
È stato il ministro degli Affari esteri russo, Sergej Lavrov, che, per primo, ha ricordato il ruolo che il suo omologo iraniano ha svolto nel «rafforzare la cooperazione russo-iraniana, fondata su un rapporto di fiducia inestimabile».
Lavrov ha sottolineato quanto il ministro e il presidente iraniano siano sempre stati considerati «veri e affidabili amici» della Russia e siano morti tragicamente nell’esercizio del proprio servizio alla patria.
Il messaggio di Putin
Alla notizia ufficiale del ritrovamento dei corpi delle due autorità iraniane, è giunto anche il messaggio di cordoglio del presidente Vladimir Putin per l’enorme «tragedia che ha colpito il popolo della Repubblica islamica dell’Iran».
«Seyed Ebrahim Raisi era un politico eccezionale – ha affermato Putin – (che) godeva giustamente di grande rispetto da parte dei suoi compatrioti e di una significativa autorevolezza all’estero. Come vero amico della Russia, ha dato un inestimabile contributo personale allo sviluppo delle relazioni di buon vicinato tra i nostri paesi e ha compiuto grandi sforzi per portarli al livello di partenariato strategico».
E ha aggiunto: «Ho avuto l’opportunità di incontrare Seyed Ebrahim Raisi diverse volte e conserverò per sempre il ricordo più bello di quest’uomo meraviglioso. Vi chiedo di esprimere parole di sincero cordoglio e sostegno alla famiglia e agli amici del defunto Presidente e a tutte le persone uccise in questo terribile disastro. Auguro a loro e all’intero popolo iraniano forza mentale di fronte a una perdita così difficile e irreparabile».
Alleato prezioso
Dopo l’invasione russa in Ucraina i presidenti iraniano e russo sono sempre rimasti in contatto telefonicamente e si sono incontrati per chiudere alcuni dossier di cooperazione in vari settori.
Nell’ultimo incontro a Mosca, nel dicembre 2023, Raisi aveva portato con sé una «delegazione economica e di polizia di alto livello» e aveva invitato Putin a recarsi a Teheran, senza indicare una data precisa.
Come ben sappiamo, Putin ha trovato nell’Iran una solida sponda per proseguire la guerra in Ucraina attraverso l’acquisto dell’ultima generazione di droni per supplire alle carenze nella catena di produzione russa.
E nell’incontro dello scorso dicembre il presidente russo aveva affermato che era prevista la firma di un accordo sulla creazione di una zona di libero scambio tra l’Iran e l’Unione economica euroasiatica oltre all’implementazione di «grandi progetti infrastrutturali» comuni e la cooperazione nel settore energetico.
Precedentemente, nel luglio 2022, Putin aveva incontrato Raisi in Turchia a un vertice programmato nell’ambito del formato nato ad Astana nel 2017, per contrastare il terrorismo e cercare una soluzione politica in Siria. Un’occasione nella quale era stato siglato anche un accordo che prevedeva l’investimento di 40 miliardi di dollari nel settore petrolifero iraniano da parte del gigante russo Gazprom.
La notizia ha comunque determinato la reazione immediata di Putin che ha convocato in serata il Consiglio di sicurezza e ha avuto un incontro d’emergenza con l’ambasciatore iraniano in Russia per relazionarsi sulle cause dell’incidente alla presenza del capo di stato maggiore delle forze armate, Valerij Gerasimov, il neo segretario del Consiglio di sicurezza, Sergej Shoigu, il neo ministro della Difesa, Andrej Besoulov, e il ministro delle Situazioni d’emergenza Aleksandr Kurenkov.
In attesa delle nuove elezioni presidenziali il vicepresidente Mohammad Mokhber ha assunto il ruolo ad interim in un contesto difficile che potrebbe tramutarsi anche, per alcuni analisti, in un colpo di stato o favorire l’inasprimento di una forte crisi sociale e politica.
Al netto delle dinamiche interne che influenzeranno la transizione ai vertici dell’Iran, per la Russia di Putin non si prospettano significativi cambiamenti nei rapporti tra i due paesi nel breve periodo.
Ne è una prova il fatto che lo stesso Mokhber, uomo di fiducia della Guida suprema, Seyyed Alī Ḥoseynī Khāmeneī, è stato in Russia per discutere le condizioni della fornitura degli armamenti iraniani nel 2022 ed è ben inserito negli ambienti finanziari e moscoviti.
Non è un caso che il presidente Putin abbia già telefonato a Mokhber per ribadire che «entrambe le parti sottolineeranno il loro impegno reciproco per un ulteriore rafforzamento dell’interazione globale russo-iraniana a beneficio dei popoli dei due paesi».
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