Il sabotaggio di Nord stream 2, l’assassinio di Daria Dugina, misteriose morti di negoziatori: si moltiplicano i casi di ambigue operazioni compiute apparentemente senza l’assenso del governo di Kiev. E gli alleati dell’Ucraina iniziano a dare segni di impazienza
Secondo la comunità dell’intelligence degli Stati Uniti ci sarebbero gruppi pro Ucraina non necessariamente legati al governo di Kiev dietro il sabotaggio del gasdotto Nord stream. Alla stessa conclusione sarebbe arrivata la procura tedesca che si occupa dell’indagine. Quello di Nord stream è solo l’ennesimo caso di un’operazione ucraina compiuta sotto copertura e fuori dal confini del paese.
Secondo quanto riferito dall’intelligence Usa ai giornali americani, sarebbe anche l’ennesima operazione di cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non era a conoscenza. È possibile che si tratti di tentativi di proteggere il governo ucraino da un coinvolgimento diretto in azioni controverse (la Germania proprietaria di Nord stream 2 difficilmente potrebbe restare indifferente se emergesse che l’attacco è stato deciso dal governo ucraino). Ma sempre più analisti iniziano a sospettare che in realtà Zelensky non sia in grado di controllare i suoi stessi servizi di intelligence.
Alle spalle di Zelensky
Il sabotaggio di Nord stream 2, un’infrastruttura di proprietà della Germania, alleata dell’Ucraina, è il caso più recente e più grave. Oggi, mercoledì 8 marzo, il procuratore generale tedesco ha confermato che a gennaio le autorità hanno ispezionato un’imbarcazione che si sospetta possa aver trasportato i sabotatori. Martedì il New York Times e i media tedeschi Die Zeit e Ard avevano riferito di possibile collegamenti tra i sabotatori e l’Ucraina.
Ma il New York Times, che dice di aver parlato con diversi funzionari americani informati sugli ultimi dossier dell’intelligence, ha precisato che per il momento non ci sono prove di collegamento tra i potenziali sabotatori e il governo ucraino. E specifica che non è chiaro nemmeno se Zelensky fosse stato informato.
Si tratta di un leak, una fuga di notizie, molto simile a quella avvenuta lo scorso ottobre, quando fonti anonime dell’intelligence Usa avevano fatto sapere, sempre al New York Times, che dietro un attacco ucraino compiuto in Russia c’erano “fazioni” del governo ucraino, non necessariamente sotto controllo del presidente Zelensky.
Il caso in questione era l’assassinio di Daria Dugina, figlia del propagandista e filosofo russo Alexander Dugin, uccisa con un autobomba alla periferia di Mosca. Il leak era stato considerato dagli osservatori un avvertimento al governo ucraino: sappiamo cosa state facendo e non siamo contenti.
Nord stream 2 e l’assassinio di Dugina sono i due casi più evidenti, ma da tempo gli Stati Uniti lamentano la mancanza di trasparenza dei loro alleati. «Funzionari americani dicono che il governo ucraino ha dato pochi briefing segreti o dettagli dei loro piani operativi, mentre gli ucraini ammettono di non dire tutto ai loro alleati», scriveva il New York Times lo scorso giugno.
Il problema non sarebbe tanto una mancanza di comunicazione sugli obiettivi strategici generali, su cui ucraini e alleati si consultando di frequente, quanto piuttosto un’assenza di informazioni su come in concreto gli ucraini stanno combattendo la loro guerra e sullo status delle loro forze armate.
Divisioni a Kiev
Dietro questa mancanza di trasparenza ci sarebbero anche le rivalità che a Kiev dividono governo, agenzie di intelligence e forze armate. Divisioni che nei primi giorni sono costate la vita a Denis Kireev, un finanziare ucraino che lavorava per l’intelligence militare ed è stato ucciso con l’accusa di spionaggio dal Sbu, il controspionaggio civile ucraino.
Altrettanto bizzarra è stata l’incursione lanciata la scorsa settimana dal “Corpo dei volontari russi”. Si tratta di un gruppo di neonazisti russi avversari di Putin e che combatte per Kiev. Giovedì il gruppo, composto da meno di una cinquantina di combattenti, è entrato in territorio russo per alcune ore e poi si è ritirato. Anche se i volontari russi non fanno ufficialmente parte delle forze armate ucraine, si ritiene che abbiano importanti legami con i servizi di sicurezza ucraini.
«Il pericolo per Kiev è che ora gli alleati inizino a chiedersi chi è davvero al comando – ha scritto lo scienziato politico ed esperto di Russia Mark Galeotti – E questo potrebbe spiegare perché Washington ha deciso di far uscire l’articolo su Nord Stream. Forse la storia stava per uscire e gli americani volevano semplicemente arrivare per primi. O forse è un amichevole avvertimento a Zelensky: queste storie rendono difficile mantenere l’unità tra gli alleati, quindi metti ordine a casa tua».
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