Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il popolare Valery Zaluzhny, ha i giorni contati secondo numerose indiscrezioni pubblicate dalla stampa ucraina e internazionale. Dopo mesi di tensioni e scontri, Zelensky è pronto a firmare il decreto che lo sostituirà
Lunedì, il presidente ucraino ha annunciato al comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, che presto sarà licenziato. La firma del decreto, avrebbe detto Zelensky al suo generale, è solo questione di tempo. Dopo giorni di fughe di notizie, la resa dei conti finale tra il presidente ucraino e il comandante militare sarebbe arrivata al suo epilogo, secondo quanto riferimento da numerosi fonti a media ucraini e internazionali.
Lo scontro tra i due andava avanti da parecchio tempo, secondo alcuni fin dal ritiro delle truppe russe da Kiev, nell’aprile 2022, ma ha raggiunto un punto critico lo scorso inverno, dopo i deludenti risultati controffensiva ucraina estiva. Il punto più basso nelle relazioni tra i due sarebbe stato toccato a dicembre, quando in un articolo sull’Economist Zaluzhny ha ammesso il fallimento della controffensiva, facendo infuriare Zelensky e il suo staff.
Secondo le principali ricostruzioni, lunedì Zelensky avrebbe offerto a Zaluzhny un nuovo incarico in cambio delle sue dimissioni, il ruolo di ambasciatore in un paese europeo, ma il generale avrebbe rifiutato. Zaluzhny avrebbe detto a Zelensky che sta sottovalutando la difficoltà delle forze armate sul campo e le conseguenze della sua decisione. L’incontro sarebbe dovuto rimanere segreto, ma la notizia è filtrata alla stampa da ambienti politici e militari.
Inizialmente, lo staff di Zelensky e il ministero della Difesa hanno negato che il licenziamento di Zaluzhny fosse già effettivo, ma nei giorni successivi non hanno smentito le ricostruzioni di giornali come il Financial Times, l’Economist e il New York Times, che hanno riportato i dettagli dell’incontro e l’intenzione di Zelensky di firmare prossimamente il decreto.
Secondo alcuni, la dura reazione alla notizia di parte dell’opinione pubblica ucraina e lo scetticismo degli alleati nei confronti della decisioni potrebbero portare Zelensky e il suo staff a rinviare o riconsiderare la decisione di licenziare il popolare generale, ma per la maggior parte degli osservatori la situazione si è ormai spinta troppo oltre per poter tornare indietro.
Una questione politica
Zaluzhny gode di un’enorme popolarità presso il pubblico ucraino e nelle forze armate ed è considerato il salvatore della capitale Kiev dall’attacco russo. Molti ritengono che la sua volontà di preparare all’invasione le forze armate del paese nonostante lo scetticismo della leadership politica nei confronti della possibilità di un attacco russo sia stata uno degli elementi principali che hanno consentito all’Ucraina di resistere all’invasione.
Secondo i principali sondaggi, Zaluzhny è la figura pubblica di cui gli ucraini si fidano maggiormente, con un gradimento pari all’88 per cento, secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto di sociologia di Kiev. Lo stesso sondaggio, indica che la popolarità del presidente Zelensky è calata al 62 per cento, dall’84 per cento che aveva raggiunto nel dicembre 2022.
A Kiev, la supposta gelosia dello staff di Zelensky nei confronti della popolarità del generale e i timori che Zaluzhny possa diventare l’avversario di Zelensky alle prossime elezioni presidenziali sono da tempo un argomento comune nei salotti e nei corridoi della politica. Zaluzhny non hai mai dato apertamente segno di essere interessato a una carriera politica.
La controffensiva
Le tensioni tra leadership civile e militare sono moneta corrente di qualsiasi conflitto e l’Ucraina non fa eccezione. I primi segnali sono emersi apertamente all’inizio del 2023, durante l’accanita difesa della città di Bakhmut, assediata dai mercenari russi del gruppo Wagner. Secondo diverse ricostruzioni, Zaluzhny era favorevole a una ritirata dalla città, che considerava ormai indifendibile. Zelensky, invece, avrebbe insistito per una difesa fino all’ultimo, così da evitare il contraccolpo morale di cedere una luogo divenuto simbolico.
Altre tensioni si sarebbero verificate nell’organizzazione della controffensiva, nella sua gestione e nell’organizzazione delle operazioni militari seguite al fallimento dell’attacco. Non tutta la leadership militare è dalla parte di Zaluzhny. Il comandante delle forze di terra, Oleksandr Syrskyi, e il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, sono considerati fedeli alleati ed entrambi sono stati indicati come possibili successori di Zaluzhny. Il generale, inoltre, si è spesso scontrato con i militari alleati sulla migliore strategia con cui condurre la controffensiva. I rapporti con i militari americani e dei paesi Nato, però, sarebbero sempre rimasti positivi, concorda la maggior parte degli osservatori.
Gli ultimi mesi hanno visto tra Zelensky e Zaluzhny una vera e propria guerra strisciante, fatta di sgambetti e indiscrezioni fatte filtrare alla stampa per danneggiare l’avversario. Il presidente ha licenziato una serie di alti ufficiali considerati fedeli a Zaluzhny, come il capo delle forze speciale, mentre il suo staff ha fatto arrivare ai giornali la notizia secondo cui il controverso attacco al gasdotto Nord Stream sarebbe stato organizzato da Zaluzhny senza il consenso del presidente. Lo staff di Zalzuhny ha risposto con la stessa moneta, facendo filtrare alla stampa i numerosi casi di intromissioni della leadership civile nelle faccende militari.
Le conseguenze
Se sarà effettivamente portato avanti, il licenziamento di Zaluzhny rischia di avere serie conseguenze per il paese. Sostituire un comandante in capo durante un conflitto è sempre una scelta problematica, soprattutto se il comandante in questione è molto popolare. Numerosi opinionisti ucraini e semplici cittadini hanno già espresso la loro contrarietà alla decisione.
Il licenziamento rischia anche di avere conseguenze a livello internazionale, contribuendo ad alimentare l’immagine di un’Ucraina sempre più in difficoltà sul fronte militare. Un risultato che rischia di essere particolarmente controproducente in un momento in cui il paese è in difficoltà nel persuadere i suoi alleati a fornirgli aiuti economici e militari.
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