- La “Scontopoli” dell’Enpaia, l’ente previdenziale dei periti agrari che ha svenduto a politici, potenti e amici degli amici parte del suo patrimonio immobiliare si è arricchita ieri di un dettaglio non banale.
- L’acquisto da parte dello stesso direttore generale della fondazione, Roberto Diacetti, di un attico ai Parioli a prezzo stracciato, compravendita scoperta da Domani.
- II dirigente ha spiegato che è tutto regolarissimo, e l’Enpaia ha aggiunto che «per evitare conflitti di interesse il dg ha persino evitato di partecipare alle riunioni in cui si è parlato di dismissioni immobiliari».
La “Scontopoli” dell’Enpaia, l’ente previdenziale dei periti agrari che ha svenduto a politici, potenti e amici degli amici parte del suo patrimonio immobiliare si è arricchita ieri di un dettaglio non banale. L’acquisto da parte dello stesso direttore generale della fondazione, Roberto Diacetti, di un attico ai Parioli a prezzo stracciato, compravendita scoperta da Domani.
Se sembra evidente la presenza di un conflitto di interessi, visto che Diacetti compra quello che l’ente guidato da Diacetti vende, il dirigente ha spiegato che è tutto regolarissimo, e l’Enpaia ha aggiunto che «per evitare conflitti di interesse il dg ha persino evitato di partecipare alle riunioni in cui si è parlato di dismissioni immobiliari».
Pur di comprare un appartamento a quasi metà del prezzo di mercato (e usufruendo di uno conto certo del 20 per cento) Diacetti avrebbe dunque rinunciato a parte del mandato che lo statuto Enpaia assegna al suo dirigente lautamente stipendiato, come la cura dell’«attività diretta al conseguimento dei risultati e degli obiettivi» (a cui contribuisce anche la gestione dell’enorme patrimonio immobiliare) e alle «funzioni consultive del cda e dei comitati amministratori delle gestioni separate».
La spiegazione di Diacetti convince poco, anche perché il numero uno di Enpaia risulta citato in una delibera del cda del gennaio 2020 che fa riferimento diretto «alla relazione del direttore generale», e che ha definito «i criteri e limiti di investimento» del patrimonio Enpaia, comprese case e appartamenti.
Da Casali a Centofanti
A Via Gramsci, nel cuore del quartiere Parioli, nello stesso condominio di Diacetti, altri personaggi noti hanno affittato e comprato da Enpaia. C’è per esempio Alessandro Casali, noto lobbista e buon amico di Massimo D’Alema, finito in alcune registrazioni del caso Amara oggi oggetto d’indagine alla procura di Milano. «Io sono ancora inquilino qui, in una grande casa di 250 metri quadrati, ma non ho un terrazzo come quello dell’attico Diacetti. Ubi maior minor cessat. Roberto lo conosco da 25 anni, ma prima di affittare non sapevo che era lui il direttore Enpaia, giuro. Pago oltre tremila euro al mese comunque. Perché non ho usato il diritto di prelazione? Ne avevo la possibilità, più uno sconto di circa il 20 per cento. Mi facevano un prezzo intorno al milione, ma molto probabilmente farò un’altra operazione ancora più interessante».
Al piano di sotto abita anche Fabrizio Centofanti. Amico di Luca Palamara, è finito al centro della vicenda giudiziaria che ha travolto l’ex magistrato romano. L’imprenditore ha comprato dall’ente previdenziale a giugno del 2022, portandosi a casa un grande appartamento simile a quello di Casali a 950mila euro, godendo di una riduzione di prezzo del 30 per cento. «Ma io ero in affitto sin dal 2015 con la mia società Energie Nuove, di cui ero anche presidente. Successivamente, nel 2017, ho volturato il contratto alla mia persona» scrive Centofanti in una mail, allegando la registrazione del contratto di affitto.
«Ho potuto comprare a seguito di una delibera dell’ente. Il rogito è stato effettuato a giugno 2022 ed ho pagato con 350mila euro di fondi personali e 600mila con normale mutuo ipotecario. Sia chiaro che io non sono entrato all’ultimo minuto, ma ho pagato l’affitto per sette anni. Oltre 3.500 euro mensili. Non ho violato alcuna norma. Semplicemente è nata un’opportunità a seguito di una comunicazione dell’ente, e ho cercato di non perderla. Non mi sono rivolto ad alcun politico o parte terza ma sempre ed esclusivamente con l’ente».
Partita a Scacchi
Enpaia ribadisce, nonostante le polemiche sulla vicenda, di aver «rispettato i principi di trasparenza e di imparzialità». Sia nei casi suddetti, sia in quelli di Claudio Durigon (che ha potuto comprato insieme alla compagna Alessia Botti, anche grazie a nuove linee guida emanate dall’ente nel gennaio del 2021) e di Francesco Rocca, candidato per il centrodestra alla presidenza della regione Lazio, che ha comprato con uno sconto del 30 per cento nel dicembre 2022.
I maligni ipotizzano l’esistenza di un sistema per favorire i soliti noti, di cui avrebbe beneficiato anche Francesco Scacchi, importante avvocato penalista della capitale che l’anno scorso ha comprato un appartamento sullo stesso pianerottolo di quello di Rocca: quasi 190 metri quadrati più box auto a 560mila euro nella zona della Camilluccia. Scacchi è finito sui giornali perché è da anni anche avvocato del sindacato Ugl e di Durigon.
E perché assiste civilmente Rocca, che ha dichiarato di aver affittato grazie alla consultazione del sito internet della fondazione e non «grazie a raccomandazioni o informazioni privilegiate». Scacchi è consulente pure di Enpaia, che lo indica in un comunicato di qualche giorno fa come l’uomo che «ha fornito un supporto» alla scrittura delle «linee guida predisposte dalla direzione immobiliare dell’ente».
Quelle stesse linee guida che hanno permesso all’Ugl, ufficialmente conduttore del contratto d’affitto della casa di Durigon, di indicare il sottosegretario al ministero del Lavoro (con delega sugli enti previdenziali Enpaia compresa) come «soggetto utilizzatore dell’immobile». E che determinano che, oltre ai familiari dell’affittuario, possono comprare case con lo sconto anche «i conviventi di fatto». Un nuovo elemento normativo che ha permesso alla compagna di Durigon di comprare i nove decimi dell’appartamento di lusso a via Cortina d’Ampezzo.
Sentito da Domani, Scacchi – che ha anche difeso Raffaele Marra, arrestato per corruzione per una vicenda immobiliare scoperta da chi scrive, finita con una condanna in appello ora prescritta – spiega però che l’apparenza inganna. «Innanzitutto io sono stato inquilino di Enpaia dal lontano 2007, quindi molti anni prima della decisione della fondazione di vendere il plesso di via Calalzo» dice il legale. «È vero che ho avuto un incarico per le linee guida dall’Enpaia nel marzo 2020, ma faccio la conoscenza di Rocca solo quando diventa per puro caso mio vicino di casa nel 2019. Prima lo avrò incontrato al massimo in qualche evento. Ammetto che è nato un buon rapporto, e che oggi lo assisto in una causa su fatti riguardanti la Croce rossa».
«Tutto regolare»
Scacchi però è da anni anche avvocato di Durigon e dell’Ugl. Per la precisione dal lontano 2011, quando è stato chiamato dall’allora segretaria del sindacato Renata Polverini. Non solo. Dell’Ugl Durigon è stato (lo è ancora?) vicesegretario e uomo forte: il sottosegretario leghista avrebbe beneficiato di linee guida a cui ha lavorato anche Scacchi.
Non c’è dunque il rischio di un conflitto d’interesse gigantesco? «No. Io di Durigon mi reputo buon amico, e se capita lo assisto personalmente. Ma le linee guida dell’Enpaia non le ho proposte io, ma il consiglio di amministrazione. Non ho scritto io né dell’entità degli sconti né quali parenti potevano comprare. Capisco che dentro Enpaia forse vogliono scaricare la situazione su altri: io sono anche avvocato del direttore generale Diacetti (quest’ultimo era all’Atac nel 2012, Scacchi era legale della partecipata ndr), uno che ha deciso di dismettere immobili che permettevano a qualcuno di fare guadagni sui lavori di manutenzione delle case».
Scacchi aggiunge poi che il suo cliente Diacetti non ha fatto nulla di male a comprare l’attico «visto che si è astenuto», e che lui da consulente Enpaia ha solo «aiutato a revisionare» le linee guida, approvate poi dal cda guidato da Giorgio Piazza. «Le norme non sono ad personam, comunque. Sono clausole “pro tutti” i conviventi degli inquilini, non solo per Durigon. Nel gennaio del 2021 io non sapevo che Claudio, due anni dopo, avrebbe comprato, glielo assicuro. Anche Rocca ha saputo che l’ente vendeva la sua casa solo un anno prima» chiude Scacchi. «So che c’è un’inchiesta della procura di Roma, e sono contento: se mi chiamano spiegherò tutto e porterò le carte. Dimostreranno che è tutto in regola». Possibilità affatto remota, che però non cancella uno scandalo immobiliare che è innanzitutto politico.
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