Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal accusato di spionaggio in Russia, è stato condannato a 16 anni di carcere duro in una colonia penale. Lo ha deciso il giudice Andreï Mineyev dopo tre giorni di udienze segrete svolte a porte chiuse. Gershkovich, cittadino statunitense di 32 anni, è prigioniero in Russia dal marzo del 2023.

La pubblica accusa aveva chiesto per lui una condanna a 18 anni, in quanto ritenuto colpevole di aver ricevuto un incarico dalla Cia per raccogliere informazioni segrete su un appaltatore della Difesa dedito alla produzione e alla riparazione di carri armati. Gershkovich, il giornale per cui lavora e il governo degli Stati Uniti hanno sempre catalogato le accuse come false e politiche.

Molto raramente in Russia i processi per spionaggio si concludono con assoluzioni. Un portavoce del tribunale russo ha detto che durante l’udienza di ieri il 32enne «non ha ammesso colpevolezza», ciò nonostante c'erano elementi a sufficienza per emanare la condanna. Le autorità russe hanno più volte affermato di avere prove schiaccianti e di aver arrestato Gershkovich all’interno di un caffè di Ekaterinburg «in flagrante» di reato. Prove che però non sono mai state presentate o rese pubbliche.

«Questa condanna vergognosa e farsa arriva dopo che Evan ha trascorso 478 giorni in prigione, detenuto ingiustamente, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, impossibilitato a fare giornalismo, tutto per aver svolto il suo lavoro di giornalista», hanno affermato in una dichiarazione Almar Latour , amministratore delegato di Dow Jones ed editore del Wall Street Journal, e la direttrice capo del Wall Street Journal Emma Tucker. «Il giornalismo non è un crimine e non ci fermeremo finché non sarà rilasciato. Tutto questo deve finire ora», hanno aggiunto.

Immediata la condanna anche dalla presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, e dall’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell.

Scambio di prigionieri

I media statunitensi fanno notare che il processo è stato anticipato di circa tre settimane e si è concluso con solo tre udienze. Una rapidità insolita per la giustizia della Federazione russa. Per questo motivo la condanna formale del giornalista potrebbe servire a concludere uno scambio di prigionieri tra Mosca e Washington. Non è un caso, infatti, se a pochi minuti dalla diffusione della notizia della sentenza la domanda è stata formulata al portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che però ha preferito non dare risposte limitandosi a dire: «C’è un’accusa di spionaggio, quindi questa è un’area molto, molto sensibile».

Un’apertura era stata palesata anche dal presidente russo Vladimir Putin durante l’intervista dell’ex anchor di Fox news, Nome Carlson. «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà in passato, che non hanno avuto un riscontro ugualmente significativo: ora li abbiamo esauriti, ma siamo disposti a risolvere la questione», aveva detto il leader del Cremlino. Già a fine giugno quando è iniziato il processo per Gershkovich l’ambasciata statunitense aveva annunciato quali fossero le intenzioni di Mosca: «Il suo caso non riguarda prove, norme procedurali o lo stato di diritto. Riguarda l’utilizzo da parte del Cremlino di cittadini americani per raggiungere i suoi obiettivi politici».

Ma il giornalista non è l’unico cittadino americano usato come arma politica dal presidente Vladimir Putin. Il marines in pensione Paul Whelan si trova dal 2020 in una colonia penale anche lui con accuse di spionaggio e una condanna di 16 anni. Per la Casa Bianca e i suoi legali le imputazioni a suo carico sono false. Secondo i media statunitensi Putin vorrebbe riportare in Russia Vadim Krasikov, un agente dell’Fsb che sta scontando l’ergastolo in Germania per aver ucciso un ex combattente separatista della Cecenia a Berlino nel 2019. Le basi delle trattive per il suo rilascio sono già state poste, si tratta solo di capire se ora subiranno un’accelerazione.

L’ultimo scambio di prigionieri avvenuto tra Russia e Stati Uniti risale allo scorso dicembre. Le autorità russe avevano liberato la stella del basket Brittney Griner, arrestata all’aeroporto di Mosca nel febbraio del 2022 per traffico di sostanze stupefacenti. Griner si è dichiarata colpevole in tribunale dove ha ricevuto una condanna a nove anni di carcere. In cambio, Vladimir Putin ha ottenuto il rilascio del noto trafficante di armi Viktor Bout. Arrestato a Bangkok nel 2008, Bout ha ricevuto una condanna a 25 anni di carcere nel 2012 per quattro capi di imputazione. Tra le accuse più gravi mosse nei suoi confronti c’è quella di aver rifornito di armi le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).

Campagna americana

La vicenda giudiziaria di Gershkovich è diventata anche terreno di campagna elettorale tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump che a fine giugno aveva annunciato sui suoi canali social che se sarà eletto il giornalista verrà rilasciato.

Dopo la condanna Biden ha detto: «Pur non avendo commesso alcun crimine è finito nel mirino del governo russo perché è un giornalista e un americano. Stiamo spingendo per il rilascio di Evan e continueremo a farlo».

E ha aggiunto: «Fin dal primo giorno della mia amministrazione, la priorità è stata cercare il rilascio di Evan, Paul Whelan e di tutti gli americani ingiustamente detenuti all’estero. Evan ha sopportato il suo calvario con notevole forza. Non cesseremo nei nostri sforzi per riportarlo a casa. Io e Jill stiamo pregando per Evan e la sua famiglia». Resta da capire se il suo eventuale rilascio avverrà prima di martedì 5 novembre.

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