- L’istituto di ricerca russo indipendente, Levada Center, ha diffuso ieri i risultati di un’inchiesta sociologica. Solamente il 4 per cento del campione ritiene che il responsabile dell’escalation sia la Russia.
- Questi primi dati sembrano in sintonia con la propaganda del Cremlino che da anni diffonde dichiarazioni e informazioni relative ai problemi di sicurezza e destabilizzazione interna della Russia.
- Nel frattempo prosegue il confronto diplomatico. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che «la questione del Donbass può essere sottoposta a referendum».
L’istituto di ricerca russo indipendente, Levada Center, ha diffuso i risultati di un’inchiesta sociologica riguardo l’escalation del conflitto fra la Russia e l’Ucraina nel Donbass. La metà del campione ritiene che i responsabili di questa situazione siano gli Stati Uniti e la Nato, il 16 per cento attribuisce la colpa all’Ucraina, solamente il 3 per cento alle repubbliche non riconosciute di Donetsk e Lugansk e il 4 per cento alla Russia di Putin.
Entrando nel dettaglio della composizione sociologica del campione si rileva che il 61 per cento degli over 55 e il 53 per cento degli over 40 attribuiscono l’iniziativa alle forze atlantiste. Nella fascia d’età compresa tra i 18-24 anni questa opinione si attesta al 24 per cento e tra i 25-39 al 41 per cento, mentre il 36 per cento (18-39 anni) e il 33 per cento (40-over 55) degli intervistati ritengono che l’Ucraina abbia un ruolo determinante.
Il 46 per cento dei rispondenti (18-39 anni) e il 16 per cento tra gli over 40 affermano che nessuno concretamente ha iniziato la disputa politico-militare.
Questi primi dati sembrano in sintonia con la propaganda del Cremlino che da anni diffonde dichiarazioni e informazioni relative ai problemi di sicurezza e destabilizzazione interna della Russia generati dall’ingerenza degli Stati Uniti (ad esempio le rivoluzioni colorate) e all’espansione della Nato e dell’Unione europea.
Tuttavia, se consideriamo la risposta alla domanda su un eventuale conflitto tra Ucraina e Russia, si nota che non vi è una differenziazione nella valutazione degli intervistati in base alla classe di età. Oltre il 75 per cento degli intervistati non esclude che questa tensione possa sfociare in una guerra fra i due paesi; il 3 per cento ritiene che accadrà inevitabilmente, il 36 per cento pensa che sia abbastanza probabile, il 38 per cento afferma che è improbabile. Solo il 15 per cento esclude completamente la possibilità di un reale conflitto tra i due stati.
Le diplomazie
Nel frattempo, il confronto diplomatico prosegue freneticamente. Vladimir Putin ha già conversato telefonicamente con il premier britannico, Boris Johnson, ribadendo la necessità di avviare negoziati per elaborare accordi giuridici internazionali che dovrebbero escludere qualsiasi ulteriore avanzata della Nato verso est e il dispiegamento di armi in Ucraina.
Ha parlato anche con il presidente francese Emmanuel Macron, mentre tra gli ultimi atti come capo di governo di Angela Merkel vi è stato il blocco della fornitura di armi all’Ucraina tramite la Nato.
Nell’ultimo incontro ad agosto con il presidente Volodymyr Zelensky, riporta il quotidiano tedesco Bild, la Merkel aveva «escluso con una voce gelida» la richiesta avanzata dal governo ucraino per evitare l’aumento della tensione nell’area. Ieri il vice capo dell’amministrazione presidenziale russa, Dimitrij Kozak, ha incontrato l’assistente segretario di Stato degli Usa per l’ufficio degli affari europei ed eurasiatici, Karen Donfried, per sbrogliare «la matassa Ucraina».
Donfriend ha già incontrato le autorità ucraine e nei prossimi giorni andrà a Bruxelles per continuare gli sforzi diplomatici proposti nel vertice virtuale tra il presidente americano e quello russo per la risoluzione della questione ucraino-russa.
In Ucraina vi sono dichiarazioni contrapposte delle autorità governative che oscillano tra la preoccupazione delle conseguenze di un conflitto, che si traduce nella incessante richiesta di entrare nella Nato, e segnali di apertura per favorire le azioni diplomatiche di questi giorni.
Da un lato, il segretario del consiglio di Sicurezza ucraino, Sergey Krivonos, afferma che l’esercito russo, in caso di guerra o per intimidire le autorità di Kiev, potrebbe raggiungere rapidamente la capitale «secondo l’esempio della Jugoslavia alla fine degli anni Novanta». Dall’altro lato, il presidente Zelensky ha affermato che «la questione del Donbass può essere sottoposta a referendum» e non ha escluso la possibilità di creare un formato separato per negoziati diretti con il presidente russo.
L’appello di sforzi diplomatici a tutte le parti in gioco e l’idea di organizzare un summit con i quattro principali alleati Nato e la Russia, lanciata dal presidente americano Joe Biden, sono un segnale, al momento, sufficientemente concreto di distensione e di dialogo nella direzione proposta dal Cremlino.
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