Ousmane Sonko, a capo del partito Pastef, all’opposizione è stato arrestato e ha iniziato uno sciopero della fame
Non si placano le tensioni in Senegal. Il leader dell'opposizione senegalese Ousmane Sonko, a capo del partito Pastef, arrestato qualche settimana fa, ha iniziato uno sciopero della fame il 30 luglio scorso. Giunto all’ottavo giorno di astinenza dal cibo, è stato ricoverato in un ospedale di Dakar a causa di un serio aggravamento delle sue condizioni generali.
Il suo partito, dopo aver annunciato il ricovero, ha puntato il dito contro le autorità governative colpevoli, secondo il Pastef, di una vera e propria persecuzione nei confronti di Sonko che mira a sconfiggerlo con campagne di diffamazione e a suon di condanne per reati che non avrebbe commesso, data la crescita smisurata del suo consenso nel paese da un paio di anni a questa parte.
Le rivolte
Candidato alle elezioni presidenziali del febbraio 2024, Sonko è stato ripetutamente messo sotto inchiesta. Le proteste dei suoi sostenitori e di tutte le componenti dell’opposizione, iniziate ormai due anni fa, si sono inasprite a partire dal primo giugno scorso a seguito dell’ennesima condanna in contumacia a due anni di carcere.
Le rivolte hanno provocato una trentina di morti per la reazione violenta della polizia e per l’alto livello dello scontro cui ha fatto seguito la messa al bando del Pastef e l’arresto di Sonko, a fine luglio, per quello che appare come un banale episodio: le sue guardie del corpo avrebbero tolto di mano a un agente in borghese il cellulare con il quale stava riprendendo i movimenti del leader politico nei pressi della sua abitazione.
Ad aumentare le tensioni ha contribuito anche l’arresto del legale di Sonko, l’avvocato franco-spagnolo Juan Branco. L’uomo era stato fermato in Mauritania dopo diversi giorni di ricerche e consegnato alle autorità senegalesi, che lo accusano di ingresso illegale nel paese, cospirazione, diffusione di notizie false e atti e manovre in grado di compromettere la sicurezza pubblica.
L’ira del presidente Macky Sall si è abbattuta su di lui anche a causa di una sua denuncia in Francia e la susseguente richiesta alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aia di aprire un'indagine contro il capo di stato senegalese per «crimini contro l'umanità». Le numerosissime proteste di suoi connazionali e di attivisti senegalesi hanno portato al rilascio di Branco lunedì scorso ma anche all’immediata espulsione dal paese (è rientrato in Francia nella giornata di martedì).
La mobilitazione
Nel frattempo i membri del coordinamento italiano del Pastef hanno convocato una manifestazione a Milano per il 12 agosto, in sostegno a Sonko, ai detenuti politici (circa 800 al momento) e, più in generale, per sensibilizzare l’opinione pubblica del nostro paese sull’urgenza democratica che attraversano il Senegal e il continente africano in questo momento.
«Denunciamo – recita il comunicato del coordinamento – le ingiustizie e le aggressioni che tutti i senegalesi subiscono al giorno d’oggi, in tutto il mondo ci stiamo mobilitando affinché questa non sia più una questione nazionale. Stiamo assistendo a un chiaro desiderio del presidente Sall di rimuovere i suoi potenziali rivali politici. L’annuncio della sua non candidatura alle prossime elezioni (dopo numerose pressioni ha rinunciato a innescare un iter legislativo di modifica della Costituzione per una candidatura a un terzo mandato, ndr) non garantisce la pace nello spazio pubblico. Invece di trovare soluzioni adeguate alla difficile quotidianità dei senegalesi Sall e i suoi alleati (Francia) vogliono a tutti i costi ostacolare la libertà d'espressione».
A parziale stemperamento delle tensioni, sabato scorso è giunta la notizia dell’approvazione da parte del parlamento senegalese di una legge che di fatto ripristina il diritto di due membri chiave dell'opposizione a candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo febbraio. Si tratta di Khalifa Sall e Karim Wade.
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