Da quasi quattro mesi gli studenti delle università serbe sono il motore delle proteste pacifiche che dilagano per tutto il paese contro la corruzione e la svolta autoritaria del governo del presidente Vucic. Oggi una nuova protesta a Belgrado, dove sono attese centinaia di migliaia di persone
Ancora prima di iniziare la “nuova marcia anticorruzione” prevista per oggi pomeriggio per protestare contro il governo serbo e il presidente Alexander Vucic, organizzata dagli studenti di Blokada preoccupa le autorità pubbliche. Nella notte di ieri sono state arrestate 13 persone in vista del grande raduno di oggi, mentre altri sei attivisti sono stati fermati con l’accusa di voler fomentare disordini.
Questa mattina, invece, un’auto è scagliata sulla folla di manifestanti, che si stavano dirigendo verso il parlamento, investendo alcune persone. Il conducente è stato arrestato e secondo la polizia si tratterebbe di un serbo nato nel 1975 ma non è ancora noto il movente dell’aggressione.
La testimonianza
«Ci aspettiamo di avere in piazza, per le proteste pacifiche, almeno 100.000 persone e molte altre connesse sul nostro live stream» racconta a Domani Marjia Sekulic, una studentessa dell’università Novi Sad.
Sono partiti da tutto il paese per arrivare a Belgrado e coinvolgere più cittadini possibili: «Camminare, arrivare anche ai piccoli paesi è un modo per coinvolgere e far passare le informazioni anche a chi non può usare internet e i social, perché sia una protesta di tutti. Abbiamo un problema con i canali di informazione, non c’è una narrazione imparziale di quello che sta succedendo», spiega Sekulic.
Vucic e i funzionari governativi, che hanno un ampio controllo sugli apparati di informazione, continuano ad etichettare le proteste come “marce colorate” e a non accettare le richieste degli studenti e della popolazione scesa in piazza.
Contro i media nazionali
Il 10 marzo, per contestare l'assenza di spazio televisivo che i canali televisivi serbi hanno dato alle proteste, gli studenti hanno picchettato l'edificio principale di Radio-Television Serbia (Rts) a Belgrado e la seconda emittente pubblica del paese, Radio Television of Vojvodina (Rtv) a Novi Sad, chiedendo loro di riferire in modo più obiettivo sulle loro proteste anticorruzione.
Il picchetto è iniziato alle 23:00 e i manifestanti hanno detto che i blocchi sarebbero continuati per 22 ore, «è stata la liberazione di Rts» affermano. Durante la manifestazione la polizia antisommossa della gendarmeria serba è intervenuta e i video circolati sui social media hanno mostrato agenti colpire violentemente con i manganelli gli studenti.
Alle radici della protesta
Le proteste nel paese sono cominciate dopo il crollo di una tettoia nella stazione ferroviaria di Novi Sad, una città nel nord della Serbia, il 1° novembre del 2024. Nell’incidente sono morte 15 persone, tra cui anche un bambino di sei anni.
In risposta all'incidente sono stati organizzati raduni e marce pacifiche guidate dagli studenti hanno avuto luogo in più di 276 città e villaggi per esprimere il dissenso contro «un sistema in cui la corruzione è la regola e la responsabilità è l'eccezione», dice Sekulic.
Il presidente Vucic è accusato non solo di corruzione, ma anche di imprimere al paese una svolta autoritaria. Non solo, gli studenti hanno anche occupato le università: «Siamo in occupazione da più di 150 giorni, ci alterniamo tra noi ma lo facciamo perché è il posto dove ci sentiamo sicuri e dove abbiamo più supporto: i professori aderiscono nella maggior parte dei casi, ci aiutano con la comunicazione e partecipano alle manifestazioni», aggiunge la studentessa.
L’Editto studentesco
Il 1° marzo 2025, migliaia di persone provenienti da tutto il paese si sono riunite a Niš, la più grande città della Serbia meridionale, per celebrare quattro mesi dal crollo della tettoia. La protesta è stata chiamata "Editto studentesco" a richiamare lo storico Editto di Milano.
Il contenuto dell’editto si sostanzia in quattro richieste, come spiega Maria: «Vogliamo la pubblicazione dei documenti riguardanti la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad, la denuncia e il processo per tutti coloro che hanno attaccato gli studenti e i professori durante le manifestazioni e il loro licenziamento se si dovesse trattare di funzionari pubblici, la fine dei procedimenti a carico degli studenti arrestati durante le marce e un aumento del 20 per cento del bilancio per l’istruzione superiore».
Il 4 marzo anche la seduta del Parlamento è stata interrotta dai parlamentari di opposizione al partito di Vucic, che hanno chiesto di calendarizzare all’ordine del giorno l’approvazione delle richieste degli studenti. Durante la seduta hanno lanciato fumogeni e dentro l’aula sono scoppiate risse tra i parlamentari, due sono stati i feriti.
«Con la manifestazione di oggi, vogliamo giustizia: speriamo in un paese giusto, dove cose del genere non debbano essere oggetto di lotta. Lo facciamo per noi, per i nostri professori e per tutti i cittadini senza cui tutto questo non sarebbe possibile», conclude Maria.
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