Per la prima volta dalla caduta del regime di Bashar al Assad, avvenuta lo scorso 8 dicembre, una delegazione di Washington fa visita nel paese e incontra il nuovo gruppo al potere
Il leader dei jihadisti filo turchi di Hayat Tahrir al Sham, Abu Mohammed al Jolani, incontrerà una delegazione di funzionari americani. Si tratta del primo contatto tra le parti. I colloqui verteranno sull’attuale fase di transizione politica in corso in Siria dopo la caduta del regime di Assad. Nel frattempo gli sforzi per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi non hanno segnato progressi nelle ultime ore.
PUNTI CHIAVE
15:32
Al Jolani: "Elezioni dopo il censimento"
09:44
Siria, arrivata delegazione Usa per incontrare al Jolani
09:38
Stallo sull'accordo per la tregua e gli ostaggi a Gaza
Al Jolani: "Elezioni dopo il censimento"
"Ogni popolo è libero di decidere sul suo Stato. Siamo in una fase di passaggio dei poteri, poi nella seconda fase faremo un Congresso nazionale con commissioni ed esperti. Il Congresso deciderà la forma dello Stato, che sarà sottoposta a giudizio popolare. Dopodiché la Siria garantirà le condizioni per le elezioni politiche. Poiché metà della popolazione siriana vive all'estero, non ha legami giuridici con il nostro paese. C'è bisogno di un nuovo censimento e ci sarà bisogno di tempo. Quando il censimento sara' completo, potremo procedere ad elezioni"
Al Jolani: "Uno stato islamico in Siria? Sarà il popolo a decidere"
Il capo dei ribelli che hanno deposto Assad, al Jolani, afferma in un'intervista al Tg1 che "sarà il popolo siriano a decidere del suo futuro", rispondendo ad una domanda sulla possibilità di creare "uno Stato islamico" in Siria. "Innanzitutto è una scelta del popolo come deve essere lo Stato. Una scelta del popolo e assolutamente non di Paesi stranieri. Ogni popolo è libero di decidere del suo Stato", ha detto Jolani.
L'Oim invita a cautela per ritorno dei profughi siriani
L'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) invita alla "cautela" mentre centinaia di siriani continuano a fare ritorno nel proprio Paese dopo la caduta del regime dell'ex presidente Bashar al Assad per mano di gruppi armati guidati dal movimento d'ispirazione jihadista Hayat Tahrir al Sham (Hts). La direttrice dell'Oim Amy Pope ha messo in guardia dai "ritorni su larga scala" parlando a un briefing con i media a Ginevra. "Il ritorno di un gran numero di sfollati siriani alle loro case metterà sotto pressione il Paese e potrebbe influire sul fragile processo di pace", ha affermato Pope, esprimendo i propri timori che le città non siano "pronte ad accogliere gli sfollati". La funzionaria ha inoltre esortato i governi europei "a rallentare i loro piani di ritorno dei siriani nel paese" e ha chiesto "una rivalutazione delle sanzioni internazionali imposte alla Siria per consentire la ricostruzione". Per quanto riguarda la questione femminile, Pope ha sottolineato che le donne siriane svolgeranno un ruolo "essenziale" nella ricostruzione del Paese e ha esortato il governo ad interim a continuare a sostenerle e includerle nel processo di transizione.
L'esercito israeliano stima il ritorno dei residenti nel nord del paese tra tre mesi
Le Forze di difesa di Israele (Idf) stimano che i residenti del nord dello Stato ebraico evacuati a causa degli scontri con il movimento libanese filo-iraniano Hezbollah non faranno ritorno alle loro case prima di tre mesi. A riportarlo e' il quotidiano "Times of Israel", spiegando che circa 60 mila israeliani sono stati evacuati dalle citta' del nord dell'Alta Galilea, al confine con il Libano meridionale, dopo l'attacco del movimento islamista palestinese Hamas del 7 ottobre 2023, e a seguito del crescente lancio di razzi di Hezbollah. Da quando e' entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano, alla fine di novembre, le comunita' settentrionali hanno iniziato a ricostruire e riparare i danni causati dagli attacchi
Erdogan: "È tempo di sradicare gruppi terroristici curdi dalla Siria"
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che è tempo di "sradicare" sia l'Isis che i "gruppi terroristici curdi" dalla Siria.
Uccisi due giornalisti turchi in Siria
Due giornalisti turchi sono stati uccisi nel nord della Siria, dove stavano seguendo gli scontri tra combattenti filoturchi e curdi, sostenuti rispettivamente da dalla Turchia e dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato da l'associazione di giornalisti turchi Dicle Firat. Nazim Dastan, 32 anni, e Cihan Bilgin, 29 anni, che lavoravano per i media curdi, sono stati uccisi giovedì vicino alla diga di Tishrin, a circa 100 chilometri a est di Aleppo, la seconda città della Siria, quando la loro auto è stata colpita da un'esplosione
Siria, arrivata delegazione Usa per incontrare al Jolani
La delegazione statunitense in Siria, la prima dopo il rovesciamento del regime di Bashar Al Assad, è arrivata presso la sede del capo della coalizione di governo di Damasco, in un grande albergo della capitale, per il primo contatto non ufficiale tra Washington e le nuove autorità di Hayat Tahrir al Sham. "Vogliamo che sia chiaro al Hts e a tutte le autorità emergenti che il riconoscimento e il supporto che cercano dalla comunita' internazionale e' legato ad alcune aspettative", ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken. "Siamo concentrati su quello che accade sul campo, su cosa stanno facendo".
Svezia, stop ai finanziamenti all'Unrwa
Il governo della Svezia ha annunciato che smetterà di finanziare l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per l'assistenza ai rifugiati palestinesi, accusata da Israele e da altri Paesi di collusione con Hamas. "Le decisioni di Israele alla Knesset, che la Svezia ha criticato, renderanno difficile o impossibile gran parte del lavoro dell'Unrwa", ha scritto il ministro svedese Dousa su X. "Dopo la mia visita in Palestina all'inizio di questa settimana, ho sentito storie che sono tra le peggiori che abbia mai sentito. Le donne possono cercare per giorni servizi igienici e prodotti sanitari, i bambini raccolgono plastica per avere qualcosa da bruciare per riscaldarsi la notte. Il sostegno svedese deve arrivare e non rimanere bloccato lungo la strada. A causa della decisione di Israele alla Knesset, siamo quindi costretti a passare il sostegno ad altre organizzazioni come il Wfp, l'Unicef e altre", aggiunge. "L'Unrwa sta inoltre attraversando una crisi di fiducia: l'organizzazione è criticata da decenni per la sua mancanza di neutralità, ad esempio per dipendenti che hanno partecipato al terrorismo e per libri scolastici antisemiti", prosegue. "Israele occupa Gaza e quindi ha una responsabilità molto ampia nei confronti della popolazione civile. È necessario che venga consentito l'ingresso di un maggior numero di camion, che devono anche poter muoversi in sicurezza", conclude.
Stallo sull'accordo per la tregua e gli ostaggi a Gaza
Gli sforzi per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi non hanno segnato progressi nelle ultime ore. Lo scrive il Washington Post aggiungendo che, secondo una fonte statunitense, il direttore della Cia, William Burns, ha lasciato Doha dopo solo un giorno in Medio Oriente, sebbene una delegazione statunitense rimanga nella regione. Al centro dell'impasse ci sono le controversie sul numero e sull'identità degli ostaggi che Hamas rilascerebbe durante le prime sei settimane, così come sulla selezione e sul numero di prigionieri palestinesi detenuti da Israele che verrebbero scambiati. Nelle ultime settimane le parti hanno fatto enormi progressi con Hamas che ha sciolto parecchie delle sue riserve.
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